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venerdì, maggio 15, 2020

La sequenza degli eventi

Riprendo un vecchio post, perché lo ritengo particolarmente importante, con qualche variazione lessicale.
Si è portati a pensare al canto come a una sequenza temporale di avvenimenti: si prende fiato, il fiato si immagazzina, si atteggia una postura, inizia un'emissione d'aria che incontra le c.v., si attacca il suono che risale, si pronuncia, eventualmente, e alla fine il risultato si diffonde nell'ambiente. Questo modo di pensare sequenziale ci porta quasi fatalmente a un attacco interno e a un trascorrere del tempo prima che le cose accadano. Infatti noto che molti allievi provenienti da altre scuole spesso impiegano qualche secondo prima di attaccare. Facciamo caso al fatto che noi parliamo in modo istantaneo; anche senza prendere fiato noi possiamo attaccare un suono direttamente sulle labbra o fuori. Voler emettere un suono e farlo può essere istantaneo. Questo è un dato fondamentale! La sequenza delle azioni che noi facciamo per cantare, è spesso frutto di una errata coscienza, di tipo meccanico, e non corrisponde a una verità artistica, ma che è anche nella Natura umana più evoluta, cioè la parola. Si potrebbe dire che il procedere degli atti è quasi opposto a quello che immaginiamo, cioè l'aria che permea tutto l'ambiente si mette a suonare nel momento stesso in cui lo vogliamo, prelevando (come una pompa!) l'aria dai polmoni. Se noi, quindi, immaginiamo il funzionamento come istantaneo e "al contrario", cioè che nasca da fuori e si alimenti automaticamente (come il motore nei confronti del carburante), avremo un approccio più morbido, molto più spontaneo e quindi molto meno meccanizzato e sequenziale. Del resto il cantante nel pieno impegno di un'opera, di un'aria, non pensa certo a cosa sta succedendo, canta e basta (anche se non sempre è così, ho potuto vedere e sentire cantanti talmente "costruiti" da essere imbarazzanti per quanto mostrino di pensare continuamente a ciò che ritengono di dover fare, eliminando ogni spontaneità e ogni senso espressivo e artistico dalla loro attività). Quindi, non si pensi che sia l'aria che risale dai polmoni a far vibrare le c.v.; esse sono attorniate da aria, che nel momento stesso in cui lo desideriamo, possono vibrare, e a quel punto non c'è più la modesta velocità di un fluido in movimento, ma la velocità del suono! (circa 340 m/sec nelle condizioni normali), quindi, per la nostra percezione, le cose avvengono pressoché istantaneamente, non c'è alcun tempo.

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