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venerdì, luglio 03, 2020

La paura e il tempo

Avere paura può essere una reazione istintiva quando qualcosa o qualcuno ci minaccia, cioè quando, seppur lontanamente, possa metterci in pericolo. Eppure capita molto spesso che si provi paura in situazioni che in nessun modo possono mettere in pericolo la nostra vita. Provate a pensare di trovarvi improvvisamente di fronte a una folla di persone e dover fare un discorso su un argomento di cui non sapere alcunché! (incubo che mi è già capitato di sognare). E' un esempio estremo, perché in realtà proviamo paure che poi definiamo insensate per cose molto più blande. Quando impariamo, quindi in una miriade di attività, a iniziare dalla scuola, ma anche al lavoro o negli hobby, ogni piccola cosa che affrontiamo ci fa generare una paura, finché quel determinato ostacolo non è superato, quindi pienamente appreso, incamerato, o almeno finché non lo crediamo. Le persone in genere ci stimolano a non farci problemi, a tranquillizzarci e non farci prendere dall'ansia in merito a questioni che non ci minacciano veramente. Ho un esame scolastico, e le persone ci dicono: "beh, se anche va male che potrà succedere? mica muori" Quando ero all'università, un amico, molto più anziano di me, a ogni esame diceva: "guarda, l'importante è che non ci picchino, il resto pazienza". E' una frase di buon senso, e vale anche per questioni molto più tranquille; un esame potrebbe compromettere un futuro lavorativo, un anno di scuola, ecc.; ma quando si impara a fare una cosa, scrivere, dipingere, suonare, cantare... noi proviamo una gradazione di paura ogni volta che ci accingiamo a fare qualcosa di nuovo o di non assimilato. La paura cosa causa? diversi problemi, perché l'istinto non ragiona, agisce e basta; la paura esistenziale prende le mosse dalle cause ataviche: paura di attacchi animali, di altri uomini, di fenomeni ambientali, quindi l'istinto agisce in modo da consentirci di non rivelare la nostra presenza, di fuggire, di difenderci, di chiedere aiuto, quindi inizialmente ci frena la respirazione (per non rilevare la nostra presenza) quindi ci fa affluire sangue agli arti, per difenderci e scappare; per quest'ultimo motivo c'è anche secrezione di sostanze chimiche che ci danno forza, coraggio, ecc. Ma tutte queste cose se sono o possono essere fondamentali di fronte a pericoli reali, sono o possono essere deleterie quando un pericolo non c'è. Quello che sappiamo fare benissimo "a casa", non ci riesce più altrettanto bene quando siamo a lezione o di fronte a un pubblico. La chiamiamo emozione, ma questa emozione è la paura. Trovo sia molto interessante cercare di capire da cosa dipenda. Più difficile cercare di eliminarla. La "vera" paura è legata al momento presente; se c'è un leone che potrebbe saltarmi addosso, un criminale che mi minaccia con la pistola o un terremoto, la paura è legata al presente; qualcosa o qualcuno potrebbe decretare la mia fine. Ma se sbaglio una nota o dico una cosa sbagliata, non mi succede, o non dovrebbe succedermi, niente di fisico, ma qui subentrano altre emozioni. La mia integrità può venir messa in discussione. Mi sento una persona con una dignità e un valore, se dico o faccio la cosa sbagliata, qualcuno può mettermi in discussione. La cosa è tanto più accentuata quanto maggiore è il mio ruolo nel contesto in cui opero. Se rischio di sbagliare come allievo, ci sta, proverò la paura del rimprovero e alla lunga del fallimento, ma se rischio di sbagliare come insegnante o come persona addetta ai lavori, il problema potrebbe essere molto più accentuato, ma non è sempre così, perché chi sta "sopra" gode già di una posizione solida, se non sta facendo un errore capitale e non ha ruoli sociali enormi (chi guida un aereo o un treno, per es. o chi governa o chi conduce una centrale nucleare...), non teme fortemente ripercussioni, al massimo una brutta figura, mentre chi impara può avere timori più forti se in particolare ci tiene a quanto sta facendo, perché rischia sul futuro. Ecco qui, il tempo. Perché ci sono persone che vanno a fare escursioni o arrampicate in zone ad altissimo rischio? Lì altro che paura; le possibilità di rischiare la vita sono altissime, anche se chi compie queste imprese ha una preparazione elevatissima. La risposta è semplice: queste persone vivono e devono vivere il presente! Tu che sei su un precipizio e se sbagli qualcosa non hai alcuna possibilità di salvarti, non può vivere nell'astrazione, nella distrazione, perché il minimo errore sarebbe fatale. Quindi queste persone trovano una motivazione del vivere il presente in una attività pericolosissima, cioè nel provare una paura vera, immediata. Chi studia prova una paura legata a un fatto contestuale, cioè sbagliare una nota, un concetto, una risposta,..., ma che ha minime conseguenze immediate, una sgridata, un biasimo, un dileggio, ma che potrebbe avere conseguenze nel tempo: "domani cosa scriveranno i giornali"; "cosa diranno ai miei genitori", "i miei amici mi prenderanno in giro", ecc. Ma a volte non ci sono nemmeno questo genere di timori, ma temiamo comunque di non riuscire a raggiungere le mete prefissate o in tempi molto, troppo, lunghi. La cosa realmente difficile e importante, per venire al sodo, è vivere il presente, l'istante, l' "adesso". La nostra mente ci inganna e ci tradisce su molte cose, perché il suo funzionamento fondamentale non è in linea con la nostra vita di uomini creativi, ma sempre come animali con un programma di vita più semplice e meccanico di quello che svolgiamo noi oggi. Suonare, cantare, scrivere, e quindi imparare in genere cose non fondamentali alla nostra vita esistenziale, non è compreso, e quando lo facciamo la nostra mente teme in quanto non comprende ciò che stiamo facendo, che non è legato al presente. E' la stessa cosa della respirazione, che la mente non comprende perché vogliamo modificarla per dedicarla al canto. Purtroppo questo ci mette nella condizione di non sapere in modo cosciente cosa stiamo facendo, viviamo in una condizione di distrazione, ovvero non riusciamo a CONCENTRARCI. Cos'è la concentrazione se non la capacità di vivere in modo pieno l'adesso? Anche qui abbiamo le numerose situazioni umane; ci sono persone che per indole hanno una capacità innata di vivere il presente, quindi di essere concentrati e di apprendere istantaneamente, e quindi di non provare paure immotivate; al contrario ci sono persone iper distratte, che non riescono facilmente ad apprendere perché soggiogate da continui e forti timori, e purtroppo proprio nella condizione più probabile di non riuscire per questo motivo. Ho già affrontato qualche tempo fa il problema del presente, e di cercare di vivere le lezioni sul momento, senza lasciarsi fuorviare da sentimenti che non c'entrano. E' un percorso impegnativo, che da un lato può essere superato grazie alla fiducia nell'insegnante, che ci aiuta a svelare la coscienza e ci sostiene, ma la vera forza può venire solo da noi stessi, riflettendo e ponendoci in una situazione di calma interiore e, ancora una volta, di eliminazione di tutti quegli inutili tormenti, che sono illusioni e inganni della mente. La fiducia in noi stessi e nelle nostre potenzialità; la fiducia che noi siamo gli artefici del nostro futuro, può darci la forza di diventare più efficienti, "laser", nel nostro quotidiano lavoro artistico.

1 commento:

  1. La paura è una emozione primaria da cui nascono tante altre emozioni. È legata al l'istinto e certe paure sono virtuali, immaginarie.

    Come affronto la paura?
    Imparando a conoscerla, sviluppando la condizione del testimone, sviluppando la consapevolezza che tutto è in cambiamento.
    Cambiare la prospettiva ha portato ad evolvere l'umanità, dunque vedere le cose da un punto di vista più omnicomprensivo.
    Vivere di più nel presente, mentre noi siamo spesso proiettati in un futuro immaginario neagtivo e continuiamo per mesi, anni creando una situazione terribile.
    Se tutto è in cambiamento non possiamo trattenere gli eventi.

    La paura affonda le sue radici e trae la sua energia dall' istinto di sopravvivenza.
    Penso che bisogna ridimensionare il concetto di Io e Io, guardando il mondo da una nuova prospettiva.
    La paura non viene fuori dal proprio Sé ma dal nostro Io cioè
    quando ci identifichiamo con la nostra striminzita e temporanea personalità che chiamiamo Io.
    Importante a mio avviso recuperare il corpo emozionale.

    Grazie caro Maestro per i tuoi stimoli alla riflessione.

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