L'essere umano emette "suoni"? Non propriamente. Il nostro apparato vocale produce, genera suoni, ma questi, grazie alla Conoscenza, si possono trasformare in voce, o meglio, in vocali. Voce e vocali sono una straordinaria qualificazione del suono. Il suono è racchiuso nella caverna, il faringe, dove sta la voce primitiva. La voce e, ancor più, la vocale, esce dalla caverna, e gode della luce e dello spazio infinito. Parlare di suoni è erroneo, perché parliamo di una vibrazione muta, anonima, priva di anima. La vocale è vera, ha un carattere, una personalità e una capacità comunicativa molto superiore, perché contiene anche il suono, ma ha un'ulteriore potenza. Andate a leggere "la parola che espone", capirete meglio.
Al di là di questo, quando diciamo "gli acuti", così come diciamo "il centro" o "i gravi", a cosa facciamo riferimento? E' evidente che il soggetto sottinteso sono "i suoni", ma noi dobbiamo far riferimento alla nostra parte più elevata, quindi alle vocali. Se dico che un/una cantante "ha begli acuti", mi sto riferendo soltanto a dei suoni. E infatti è vero che ci sono tanti cantanti con dei begli acuti, il che significa che emette dei suoni piacevoli, magari ricchi di armonici. Ma sono propri di un essere umano evoluto? O appagano solo il gusto esteriore, superficiale del suono piacevole, che accarezza le orecchie? La voce, in quanto portato della musica, non dovrebbe suscitare qualcosa di più profondo e sensibile? Allora dobbiamo far sì che compia una rivoluzione, che si evolva, che venga elevato dalla Conoscenza che è in noi a vocale vera e sincera. E' ciò che sono riusciti a fare in sommo grado Tito Schipa e diversi altri cantanti del primo Novecento, che non dovremmo mai stancarci di ascoltare e seguire. Le vocali si possono fare su tutta l'estensione, così come le parole. Se non lo riusciamo a fare (e questa è la domanda fondamentale che dovremmo sempre porci e a cui ogni insegnante di canto, specie se vuole qualificarsi Maestro, dovrebbe saper rispondere oggettivamente) è perché non abbiamo una respirazione in grado di sostenerlo. Quindi, proprio grazie alla parola, vera e sincera, noi possiamo far sì che il fiato si evolva e gradualmente ci consenta di estendere la parola cantata su tutta la gamma. Il nostro istinto ci osteggia perché non conosce l'arte e l'astrazione, ma è la parola, che si pone come portale tra il mondo dell'immanente e quello del trascendente che può farci transitare a quella possibilità.