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lunedì, settembre 12, 2022
Le carenze respiratorie e la coscienza
sabato, settembre 03, 2022
Doti, talenti...
Il titolo sarebbe un po' più lungo, dovendo considerare anche la passione, la forza interiore, ...
Il punto cruciale per cui scrivo questo post è chiarire bene la questione del talento, su cui si fonda un pesante equivoco, infatti si confonde questo con le doti, i privilegi. Avere una bella voce, una facilità nel canto, musicalità, prontezza nella memorizzazione e altri di questi privilegi, non è da considerare "talento", ma fortuna, una dote che scaturisce da una forza spirituale che ha trovato terreno fertile nell'istinto di un soggetto. E non sempre aiutato da questioni ereditarie o educative particolari. Allora, si dirà, in che cosa consiste il vero talento? Beh, in fondo l'ho spiegato in diversi precedenti post. Come ho già detto più volte, il maestro non può infondere totalmente la propria conoscenza nell'allievo; c'è una percentuale, un ultimo tratto che l'allievo deve percorrere da solo, indiscutibilmente, che prova la raggiunta presa di coscienza di quest'arte, risolvere ogni più piccolo dubbio e avvertire la totale sicurezza.
Come si riconosce il possesso di un talento? Ho avuto, in oltre 30 anni di insegnamento, molti allievi. Riferendomi solo agli allievi "lirici", devo dire che la maggior parte di essi, pur mostrando passione, a un buon approfondimento, evidenziavano di non aver mai visto un'opera in teatro (o una o due al massimo), di non conoscere più d'un'opera intera ma solo alcune arie della propria corda o della corda verso cui sono maggiormente attratti. Pur entusiasti delle prime lezioni, non rimanevano attaccati a quei primi insegnamenti, tale per cui alla lezione successiva mi avrebbero dovuto riempire di domande, fare riferimenti, osservazioni. Solo pochissimi hanno mostrato sin dall'inizio un enorme interesse non solo al canto, nel senso di poter e voler cantare, ma conoscendo una gran quantità di cantanti, di tutte le classi vocali, recenti e antiche, di aver letto libri, recensioni, di conoscere trattatisti e critici, di avere opinioni, ecc. e curiosità e forte interesse verso l'arte vocale e questa scuola, anche in riferimento ad altre. Questa non è solo passione, ma è quella forza interiore che sarà determinante al momento giusto per raggiungere la grande méta, accompagnati magari dal maestro, ma con le proprie gambe.
E chi non ha il talento? Beh, c'è una "graduatoria" da fare; chi ha doni, doti, privilegi, è probabile che faccia successo, anzi, diciamo che oltre il 90% sono gli unici che oggi cantano; gli altri difficilmente, molto difficilmente, perché non trovano gli insegnanti che li portino fino a quell'ultimo kilometro. Questi soggetti sono spesso dei disperati, perché hanno una tale necessità di trovare un grande insegnante che sono pronti a grandi sacrifici, ma spesso non hanno fortuna. All'inizio del 900, e probabilmente ancor più precedentemente, erano più i veri talentuosi, quelli veramente "affamati" di arte, e quindi pronti a ogni sacrificio, a fare successo più che non i privilegiati. E anche i dotati, persino "superdotati", come Gigli, pur potendo cantare anche senza una grande scuola, si sottoponevano a lunghi e seri studi. Comunque, chi non ha particolari doti (e talento), pur trovando buoni insegnanti potrà raggiungere solo modesti obiettivi.
Il talento può mostrarsi tardivamente? Questo è possibile, ma ci vuole una sveglia davvero potente, una motivazione fortissima che è molto difficile potersi dare da soli. Uno stimolo esterno è più probabile che faccia effetto, unito a una maturazione personale e magari a un cambio nello stile di vita.
Veniamo a un altro punto dolente. Le fissità nel cercare di cantare. Cosa intendo dire? Quando ci si mette nella disposizione di voler cantare, si comincia a provare e a imitare, in qualche modo, qualche modello che si è ascoltato. Poi si arriva da un insegnante, il quale comincerà a fissare dei punti, dei metodi, degli esercizi e a fare riferimenti anatomici. Questo porterà l'allievo a concentrarsi molto soprattutto su quest'ultima cosa, perché la nostra mente è prettamente, se non unicamente, fisica. Solo poche persone contestano e trovano inappropriati questi riferimenti e lasciano presto questi insegnanti. Facilmente sono destinati a un eterno pellegrinaggio. Coloro che sostano a lungo in queste scuole, fissano, memorizzano, posizioni e movimenti anatomici molto difficili da sradicare. Coloro che ingolano, nasalizzano, affondano, solo in una scuola eccellente riusciranno a uscire da queste abitudini. Ma non è detto, perché poi ci sono i problemi di "estetica personale". Come dicevo poco fa, ognuno si fa, spesso, una propria idea del canto e della voce, e molto difficilmente uscirà da quella condizione. Concepisce il canto come una attività fuori dalla normalità, per cui sarà sempre portato a "fare qualcosa", perché il non fare niente, che predichiamo in questa scuola, sarà sempre considerata una cosa impossibile. Anche obiettivi raggiunti potranno essere rimossi perché una sorta di istinto si opporrà a quella naturalezza che è l'obiettivo vero da raggiungere. Per loro rimarrà sempre una vocalità tecnica e quindi difettosa. Ma non c'è da preoccuparsi troppo, praticamente tutti cantano con i difetti e al pubblico, ai direttori, al pubblico, va benissimo così. Perché andarsi a cercare delle grane, rompersi la testa per raggiungere un traguardo che spesso non è riconosciuto e che appaga solo pochi e magari in tempi lunghi?