Il titolo sarebbe un po' più lungo, dovendo considerare anche la passione, la forza interiore, ...
Il punto cruciale per cui scrivo questo post è chiarire bene la questione del talento, su cui si fonda un pesante equivoco, infatti si confonde questo con le doti, i privilegi. Avere una bella voce, una facilità nel canto, musicalità, prontezza nella memorizzazione e altri di questi privilegi, non è da considerare "talento", ma fortuna, una dote che scaturisce da una forza spirituale che ha trovato terreno fertile nell'istinto di un soggetto. E non sempre aiutato da questioni ereditarie o educative particolari. Allora, si dirà, in che cosa consiste il vero talento? Beh, in fondo l'ho spiegato in diversi precedenti post. Come ho già detto più volte, il maestro non può infondere totalmente la propria conoscenza nell'allievo; c'è una percentuale, un ultimo tratto che l'allievo deve percorrere da solo, indiscutibilmente, che prova la raggiunta presa di coscienza di quest'arte, risolvere ogni più piccolo dubbio e avvertire la totale sicurezza.
Come si riconosce il possesso di un talento? Ho avuto, in oltre 30 anni di insegnamento, molti allievi. Riferendomi solo agli allievi "lirici", devo dire che la maggior parte di essi, pur mostrando passione, a un buon approfondimento, evidenziavano di non aver mai visto un'opera in teatro (o una o due al massimo), di non conoscere più d'un'opera intera ma solo alcune arie della propria corda o della corda verso cui sono maggiormente attratti. Pur entusiasti delle prime lezioni, non rimanevano attaccati a quei primi insegnamenti, tale per cui alla lezione successiva mi avrebbero dovuto riempire di domande, fare riferimenti, osservazioni. Solo pochissimi hanno mostrato sin dall'inizio un enorme interesse non solo al canto, nel senso di poter e voler cantare, ma conoscendo una gran quantità di cantanti, di tutte le classi vocali, recenti e antiche, di aver letto libri, recensioni, di conoscere trattatisti e critici, di avere opinioni, ecc. e curiosità e forte interesse verso l'arte vocale e questa scuola, anche in riferimento ad altre. Questa non è solo passione, ma è quella forza interiore che sarà determinante al momento giusto per raggiungere la grande méta, accompagnati magari dal maestro, ma con le proprie gambe.
E chi non ha il talento? Beh, c'è una "graduatoria" da fare; chi ha doni, doti, privilegi, è probabile che faccia successo, anzi, diciamo che oltre il 90% sono gli unici che oggi cantano; gli altri difficilmente, molto difficilmente, perché non trovano gli insegnanti che li portino fino a quell'ultimo kilometro. Questi soggetti sono spesso dei disperati, perché hanno una tale necessità di trovare un grande insegnante che sono pronti a grandi sacrifici, ma spesso non hanno fortuna. All'inizio del 900, e probabilmente ancor più precedentemente, erano più i veri talentuosi, quelli veramente "affamati" di arte, e quindi pronti a ogni sacrificio, a fare successo più che non i privilegiati. E anche i dotati, persino "superdotati", come Gigli, pur potendo cantare anche senza una grande scuola, si sottoponevano a lunghi e seri studi. Comunque, chi non ha particolari doti (e talento), pur trovando buoni insegnanti potrà raggiungere solo modesti obiettivi.
Il talento può mostrarsi tardivamente? Questo è possibile, ma ci vuole una sveglia davvero potente, una motivazione fortissima che è molto difficile potersi dare da soli. Uno stimolo esterno è più probabile che faccia effetto, unito a una maturazione personale e magari a un cambio nello stile di vita.
Veniamo a un altro punto dolente. Le fissità nel cercare di cantare. Cosa intendo dire? Quando ci si mette nella disposizione di voler cantare, si comincia a provare e a imitare, in qualche modo, qualche modello che si è ascoltato. Poi si arriva da un insegnante, il quale comincerà a fissare dei punti, dei metodi, degli esercizi e a fare riferimenti anatomici. Questo porterà l'allievo a concentrarsi molto soprattutto su quest'ultima cosa, perché la nostra mente è prettamente, se non unicamente, fisica. Solo poche persone contestano e trovano inappropriati questi riferimenti e lasciano presto questi insegnanti. Facilmente sono destinati a un eterno pellegrinaggio. Coloro che sostano a lungo in queste scuole, fissano, memorizzano, posizioni e movimenti anatomici molto difficili da sradicare. Coloro che ingolano, nasalizzano, affondano, solo in una scuola eccellente riusciranno a uscire da queste abitudini. Ma non è detto, perché poi ci sono i problemi di "estetica personale". Come dicevo poco fa, ognuno si fa, spesso, una propria idea del canto e della voce, e molto difficilmente uscirà da quella condizione. Concepisce il canto come una attività fuori dalla normalità, per cui sarà sempre portato a "fare qualcosa", perché il non fare niente, che predichiamo in questa scuola, sarà sempre considerata una cosa impossibile. Anche obiettivi raggiunti potranno essere rimossi perché una sorta di istinto si opporrà a quella naturalezza che è l'obiettivo vero da raggiungere. Per loro rimarrà sempre una vocalità tecnica e quindi difettosa. Ma non c'è da preoccuparsi troppo, praticamente tutti cantano con i difetti e al pubblico, ai direttori, al pubblico, va benissimo così. Perché andarsi a cercare delle grane, rompersi la testa per raggiungere un traguardo che spesso non è riconosciuto e che appaga solo pochi e magari in tempi lunghi?
La domanda però è: senza doti naturali si può cantare professionalmente? Il 100% di chi arriva a fare ruoli solistici, già all'inizio del loro percorso, o al massimo dopo pochissime lezioni, regge appieno la propria tessitura, già sostiene le arie, già canta senza troppi problemi. Con difetti quasi certamente, ma di fatto regge l'intonazione e la tessitura. In pratica possono già cantare per loro spontanea attitudine senza bisogno di anni di studi, che serviranno sì ma a perfezionarsi, il materiale di base essendo in buona misura già pronto all'uso da subito, da sempre, dalla culla. Il 100% di tutti i cantanti solisti professionisti di tutta la storia a mio parere. Si manifesta subito, questo privilegio, in chi lo possiede. I melomani fanno un gran parlare di tecnica. In realtà sono ignoranti perché credono che la voce sia tecnica, quando invece è quasi esclusivamente natura.
RispondiEliminaMa resta la domanda: chi non manifesta queste doti, può arrivare? La scuola è più forte della natura? Sono questioni pesanti.
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La domanda però è: senza doti naturali si può cantare professionalmente?
Elimina-- Come ho scritto nel testo, oggi come oggi è quasi impossibile.
Il 100% di chi arriva a fare ruoli solistici, già all'inizio del loro percorso, o al massimo dopo pochissime lezioni, regge appieno la propria tessitura, già sostiene le arie, già canta senza troppi problemi.
-- facciamo un 95...
Con difetti quasi certamente, ma di fatto regge l'intonazione e la tessitura.
-- in questo caso parliamo di un fisico molto robusto. Sull'intonazione non sempre è vero, ma non tutti lo sentono.
In pratica possono già cantare per loro spontanea attitudine senza bisogno di anni di studi, che serviranno sì ma a perfezionarsi, il materiale di base essendo in buona misura già pronto all'uso da subito, da sempre, dalla culla.
--- però non possiamo parlare di canto artistico (se questo interessa, altrimenti...)
Il 100% di tutti i cantanti solisti professionisti di tutta la storia a mio parere.
-- se parliamo di una predisposizione sono d'accordo, ma non doti conclamate.
Si manifesta subito, questo privilegio, in chi lo possiede. I melomani fanno un gran parlare di tecnica. In realtà sono ignoranti perché credono che la voce sia tecnica, quando invece è quasi esclusivamente natura.
-- La Natura ti abbandona quasi sempre dopo poco tempo. C'è bisogno pressoché sempre di uno studio, che viene chiamato erroneamente tecnica, non perché sia Natura, perché non lo è in nessun caso, anche tu usi questo termine in modo inappropriato, ma una raggiungibile naturalezza.
Ma resta la domanda: chi non manifesta queste doti, può arrivare?
-- Le doti possono anche non essere manifeste, ma una forte predisposizione è necessaria; con una adeguata scuola, le doti possono apparire anche dopo qualche tempo, ma non troppo.
La scuola è più forte della natura? Sono questioni pesanti.
-- La Natura non c'entra con l'arte. Solo la scuola può avviarti all'arte. Però ci vuole una straordinaria forza interiore, unita anche a forza di volontà, che però nasce da quell'esigenza, non da un'energia volontaria.
Aggiungo che questo mio assunto è valido ancor più in riferimento ai secoli passati, quando non c'era benessere economico ed un ragazzo di famiglia modesta giammai avrebbe intrapreso studi musicali se già non manifestava un grandissimo talento. Era il talento, la dote naturale, in passato ancor più di oggi, a spingere una famiglia a far studiare musica ai ragazzi.
RispondiEliminaIn un certo senso è l'opposto; il fatto che ci fossero difficili condizioni economiche familiari, sollecitava l'esigenza interiore, infatti molti hanno studiato grazie a generosità altrui. Sicuramente non si può dire che fossero privi di doti, ma non necessariamente erano già "pronti".
EliminaQuello che Fabio definisce talento è la spinta interiore, quella motivazione che hai dentro, e ce l'hai non perché hai deciso di averla, non perché vuoi l'applauso, ma neanche, attenzione, perché sei innamorato della tua voce; è l'anelito ad un'elevazione che Fabio definisce "evolutiva", è la fame e sete di arte, come espressione sublime della natura umana, che si distingue dall'animale. Chi ha questa spinta interiore non si ferma, non si accontenta dell'acuto che spettina il pubblico, non cerca l'esibizione a tutti i costi; la voce continua nel suo percorso di evoluzione fino alla fine della vita. Reynaldo Hahn raccontava di un cantante ormai anziano che non cantava più in pubblico e un intervistatore gli aveva chiesto se cantasse ancora, lui rispose: canto sì, un canto senza voce, un canto interiore, silenzioso, canto come non avevo mai cantato prima
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