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martedì, gennaio 30, 2024

Futilità delle classi vocali

 Questa scuola ha sempre raccomandato la pronta e sicura classificazione delle voci. Classificare è un'operazione delicata e spesso difficile. Non si deve esibire troppa sicurezza in questo compito perché si può andare incontro a sbagli che possono compromettere il futuro di un cantante. Sto leggendo un bel libro su Boris Christoff, che fu classificato baritono non da uno qualunque ma nientemeno che da Riccardo Stracciari, suo insegnante. Fu la sua cocciutaggine a prevalere; disse risolutamente al maestro che lui non se la sentiva di cantare da baritono, che si era sempre sentito basso e che se avesse insistito, lui avrebbe smesso esarebbe tornato in Bulgaria. Per non creare un "incidente", Stracciari consigliò di sentire il parere di Titta Ruffo, il quale ritenne opportuno provare a farlo cantare da basso. Dopo qualche mese Stracciari chiese scusa a Cristoff, essendosi evidenziato che lui era realmente un basso. Anche Rossi Lemeni credo abbia avuto problemi analoghi. In ogni modo non è questo il tema di questo post.

Mi capita molto sovente di sentire commenti durante l'esecuzione di opere, dove si afferma: "ah, ma questo non è un tenore, questo non è un mezzosoprano, non è un basso, non è un baritono, ecc.". Su cosa si basano queste affermazioni? in primo luogo sul colore, e in particolare il colore chiaro. Se un baritono, un basso, un mezzosoprano o anche un soprano o un tenore drammatici non esibiscono un colore almno un po' scuro, vengono subito etichettati come inappropriati o appartenenti alla classe superiore. 

Nei bei tempi andati, cioè quando le grandi opere di Mozart o anche di Rossini e dei loro contemporanei nascevano, nel libretto non c'era scritta la classe vocale dei cantanti, ma solo il loro nome. Anche negli spartiti non c'era scritto, la classe si evinceva dalla chiave in cui era scritta la parte, ma non sempre con assoluta sicurezza. Sappiamo della grande confusione che avvenne all'inizio dell'Ottocento, quando i ruoli che venivano assegnati a cantanti definite "contralti" piano piano andarono sparendo e nacquero i soprani drammatici d'agilità, ruoli occupati dalle stesse che si definivano contralti. Del resto anche una cantante celeberrina come Marilyn Horne ha svolto la prima parte della carriera come soprano, passando poi a quello di mezzo, da molti ritenuto di contralto. Paolo Silveri ha svolto una prima parte della carriera come basso, poi la maggior parte come baritono e terminando come tenore. 

Se ascoltiamo le incisioni di moltissimi cantanti del primo Novecento, troveremo sovente baritoni e persino bassi di una chiarezza estrema, che però svolsero la professione con successi strepitosi, senza censure. Allora arriviamo al punto. Tolto che ogni cantante deve avere una classificazione certa, con le caratteristiche e i limiti cui deve sottostare, ciò che conta è se ha le carte in regole per affrontare determinati ruoli. Se è credibile ed efficace. Io di un baritono o un basso che scurisce artificialmente la voce per non sembrare un baritono o un basso, non so che farmene! Voglio sentire come canta quel ruolo con al SUA voce. E' logico che una voce da soubrette non può fare Norma e un tenorino di grazia non sarà credibile in Otello di Verdi, però senza esagerare. Lauri Volpi aveva voce chiara, come Loforese, eppure hanno vestito i panni dei personaggi più drammatici, Turiddu, Canio, Andrea Chenier... Smettiamola di correre dietro ai colori, e ascoltiamo davvero come un cantante sa entrare nei personaggi e renderli nella loro realtà drammaturgica. 

sabato, gennaio 20, 2024

Falsetto, falsettino, Stop closure

 Il tema trova parecchia confusione nel linguaggio popolare ma anche in quello più ricercato degli addetti ai lavori. L'ho trattato diffusamente nel blog, ma forse è meglio se faccio una sintesi.

Comincerò col dire che il falsetto NON E' quella voce simil femminile che utilizzano i sopranisti maschi.

Il falsetto ce l'hanno uomini e donne. Nelle donne, in ogni classe vocale, il falsetto occupa oltre un'ottava di estensione, ma trova la sua migliore sonorità tra il Fa3 e il Do#4. Dopodiché prosegue SENZA PASSAGGI fino in zona sovracuta, prendendo il nome di "testa", ma la differenza con la parte precedente consiste solo in un maggior impegno, in quanto la corda si parzializza e la maggior tensione richiede più energia per manifestarsi correttamente. Nei tenori è frequente che quella stessa gamma si presenti in due modalità, cioè leggera e rinforzata. La differenza è in un maggior "peso", maggior impegno respiratorio, ma può dare anche problemi di appoggio. Alcuni tenori utilizzano la componente leggera per fare mezzevoci e piani e pianissimi, il che può essere corretto se la voce mantiene l'appoggio, il che non sempre riesce.

Secondo alcuni insegnanti e trattatisti del passato, baritoni e bassi non avevano il falsetto, quindi niente passaggio, secondo loro cantavano tutto di petto. La qual cosa è decisamente errata. Però la motivazione di questa impressione sta nel fatto che baritoni e bassi hanno un falsetto molto più intenso e sonoro di quello dei tenori, per cui non prende l'inflessione femminea che fa dire essere falsetto. Infatti oggi viene definito, erroneamente, testa. Nella componente "testa" ci entrano correttamente solo i contraltini, che possono proseguire il falsetto anche fino al Fa4 e forse oltre (ma sconsigliabile).

Il falsettino non è un registro, è il primo armonico, e credo abbia qualche rilievo solo nelle voci maschili. Assomiglia alla voce femminile, ma è alquanto esiguo, di scarsa estensione e non può essere rinforzato, pena il cadere all'ottava bassa, cioè sul fondamentale. Può essere utile il suo utilizzo in fase didattica, non lo è quasi mai professionalmente, se non a qualche caratterista per fare suonacci a scopo ironico.

Veniamo invece a sopranisti e contraltisti. La loro voce femminile è dovuta a una caratteristica personale, che si attiva per imitazione, ma, per quanto io sappia, non è trasmissibile, non è insegnabile ed è stato etichettato come Stop Closure (figuriamoci se non si usava l'inglese). In pratica avviene una sorta di piccola paralisi di una porzione delle corde vocali che le rendono un po' più corte, rapportandole appunto a quelle femminili. In questo senso c'è una somiglianza non indifferente con quelle degli antichi castrati, ma senza alcuna operazione. In quelli, come in questi, c'è però un grosso problema: le corde vocali, in questa condizione, non sono più rapportate alla capacità respiratoria, che è di gran lunga più sviluppata, il che determina una incongruenza, per cui capita spesso che questa voci non riescono a esprimere correttamente un canto piacevole, e non di rado vanno incontro a difficoltà di intonazione, perché il flusso d'aria è esagerato rispetto alle dimensioni delle corde. Però sentiamo che oggigiorno non sono pochi i sopranisti che cantano con successo. La valutazione, poi, la lasciamo a chi ascolta.

Spero di aver chiarito il quadro, ma potete fare domande e osservazioni se qualcosa non vi torna.