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sabato, gennaio 20, 2024

Falsetto, falsettino, Stop closure

 Il tema trova parecchia confusione nel linguaggio popolare ma anche in quello più ricercato degli addetti ai lavori. L'ho trattato diffusamente nel blog, ma forse è meglio se faccio una sintesi.

Comincerò col dire che il falsetto NON E' quella voce simil femminile che utilizzano i sopranisti maschi.

Il falsetto ce l'hanno uomini e donne. Nelle donne, in ogni classe vocale, il falsetto occupa oltre un'ottava di estensione, ma trova la sua migliore sonorità tra il Fa3 e il Do#4. Dopodiché prosegue SENZA PASSAGGI fino in zona sovracuta, prendendo il nome di "testa", ma la differenza con la parte precedente consiste solo in un maggior impegno, in quanto la corda si parzializza e la maggior tensione richiede più energia per manifestarsi correttamente. Nei tenori è frequente che quella stessa gamma si presenti in due modalità, cioè leggera e rinforzata. La differenza è in un maggior "peso", maggior impegno respiratorio, ma può dare anche problemi di appoggio. Alcuni tenori utilizzano la componente leggera per fare mezzevoci e piani e pianissimi, il che può essere corretto se la voce mantiene l'appoggio, il che non sempre riesce.

Secondo alcuni insegnanti e trattatisti del passato, baritoni e bassi non avevano il falsetto, quindi niente passaggio, secondo loro cantavano tutto di petto. La qual cosa è decisamente errata. Però la motivazione di questa impressione sta nel fatto che baritoni e bassi hanno un falsetto molto più intenso e sonoro di quello dei tenori, per cui non prende l'inflessione femminea che fa dire essere falsetto. Infatti oggi viene definito, erroneamente, testa. Nella componente "testa" ci entrano correttamente solo i contraltini, che possono proseguire il falsetto anche fino al Fa4 e forse oltre (ma sconsigliabile).

Il falsettino non è un registro, è il primo armonico, e credo abbia qualche rilievo solo nelle voci maschili. Assomiglia alla voce femminile, ma è alquanto esiguo, di scarsa estensione e non può essere rinforzato, pena il cadere all'ottava bassa, cioè sul fondamentale. Può essere utile il suo utilizzo in fase didattica, non lo è quasi mai professionalmente, se non a qualche caratterista per fare suonacci a scopo ironico.

Veniamo invece a sopranisti e contraltisti. La loro voce femminile è dovuta a una caratteristica personale, che si attiva per imitazione, ma, per quanto io sappia, non è trasmissibile, non è insegnabile ed è stato etichettato come Stop Closure (figuriamoci se non si usava l'inglese). In pratica avviene una sorta di piccola paralisi di una porzione delle corde vocali che le rendono un po' più corte, rapportandole appunto a quelle femminili. In questo senso c'è una somiglianza non indifferente con quelle degli antichi castrati, ma senza alcuna operazione. In quelli, come in questi, c'è però un grosso problema: le corde vocali, in questa condizione, non sono più rapportate alla capacità respiratoria, che è di gran lunga più sviluppata, il che determina una incongruenza, per cui capita spesso che questa voci non riescono a esprimere correttamente un canto piacevole, e non di rado vanno incontro a difficoltà di intonazione, perché il flusso d'aria è esagerato rispetto alle dimensioni delle corde. Però sentiamo che oggigiorno non sono pochi i sopranisti che cantano con successo. La valutazione, poi, la lasciamo a chi ascolta.

Spero di aver chiarito il quadro, ma potete fare domande e osservazioni se qualcosa non vi torna. 

4 commenti:

  1. Anonimo8:52 PM

    I castrati cantavano di petto, gli attuali sopranisti non possono cantare in registro naturale di petto perché è impossibile collegare la voce naturale parlata con un registro artificiale come la cosiddetta stop closure (null'altro che un blocco dellle corde in registro di testa puro anche sotto al do4).

    F

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  2. Mi sono a volte divertito a cantare in uno strano falsetto, che faceva stupire molti, per l'inconsueta purezza e per la facilità a cantare tutta la gamma del soprano fino al DO5. Questo registro non l'ho mai usato per cantare in pubblico tranne una volta nella "Barca" del Banchieri, perchè avevo difficoltà a cantare con una minima sonorità sotto il LA4. Incontrando Fabio avevo capito che quello doveva essere lo stop closure, che io pensavo equivalesse al primo armonico. Adesso, leggendo questo articolo, capisco che sono due cose diverse e credo che sia lo stop closure, poichè posso comunque leggermente rinforzarlo e non mi è mai capitato che cadesse sull'ottava bassa, come invece mi ha fatto sentire Fabio. Non so se questo suono abbia un'utilità artistica, quello che so è che l'abitudine a cantare questo falsetto, mi ha disabituato ad usare il mio vero falsetto, che solo incontrando Fabio ho scoperto, che mi sta aprendo le porte al registro acuto, che prima potevo raggiungere solo di petto, urlando e facendo una fatica del diavolo, anche se tutti i miei precedenti insegnanti mi dicevano che erano suoni giusti e che non potevo cantare in falsetto (quello vero), registro esclusivo delle voci femminili. Volevo però chiederti: in un tuo articolo hai scritto che si ritiene che il baritono non debba cantare oltre il Fa# e di fatto si incontrano raramente partiture che prevedano note più acute. Usando il falsetto in modo appropriato mi rendo conto che cantare sopra il fa# rimane piuttosto facile, ed anzi, sembra che la voce possa trovare sfumature e timbri interessanti in quelle zone, tu stesso poi mi hai confermato che ancora adesso raggiungi il DO4 senza troppi problemi.... per quale motivo i compositori non hanno mai abusato degli acuti baritonali?

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  3. Ciao; non è propriamente vero, Verdi ha utilizzato tantissimo il Fa#3 e qualche volta pure il Sol e occasionalmente il Lab, che però viene utilizzato abbastanza sovente interpolando acuti non scritti nel Rigoletto, nell'Ernani, ecc. Fino a metà Ottocento, in genere non si parlava di baritoni, ma di bassi "cantanti", per questa ragione la scrittura era più centrale, solo con Bellini e Donizetti, poi con Verdi, è iniziata la vera stagione del baritono, separato dal basso cantante (e ovviamente da quello "profondo"), con acuti che in genere non superavano comunque il Fa. Le note più acute si sono cominciate a usare con Verdi, che teneva orchestre piuttosto nutrite. Per non parlare di Wagner. Questo ha un po' snaturato la vocalità baritonale, perché oltre il Fa# si entra nel range tenorile. Se pensiamo che Milnes e anche Cappuccili hanno eseguito, anche dal vivo, non solo il La (che ha fatto anche Dieskau) ma pure il Sib, rendiamoci conto di dove siamo finiti!

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  4. Anonimo8:48 PM

    Come baritono acuto in epoca pre ottocentesca viene in mente il ruolo di Oreste nell'Iphigénie di Gluck. È acutissimo, insiste di continuo sui Sol acuti.

    F

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