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martedì, dicembre 03, 2013

"... ero sottile, sottile, sottile..."

Una breve meravigliosa pagina del Falstaff di G. Verdi, nota, credo, anche a chi non frequenta molto questo repertorio, è il celebre "quand'ero paggio", dove l'abbondante protagonista rammenta i bei tempi andati quando il suo fisico era "smilzo, flessibile e snello" che sarebbe "guizzato attraverso un anello!". Ora riprendo un tema accennato nell'ultimo post: l'emissione della vocale I. La "vera" I parte dalla volontà di emissione della pura vocale, che è peraltro un problema per molti. Suggerisco di iniziare lo studio dicendo "sì", dove questo monosillabo deve avere incontrovertibilmente il significato di una perentoria affermazione. All'inizio è sconsigliabile prolungare il suono. Quando si vuole passare a un lungo, e magari acuto, suono sulla I, spesso si incontra un pesante ostacolo. A cosa è dovuto, e come può essere superato?
 Nell'immagine a lato, vediamo grossomodo la postura anatomica durante l'emissione della I. Non mi trova del tutto d'accordo, secondo me la massa linguale è eccessiva. Comunque è evidente che la lingua durante la pronuncia di questa vocale chiara si alza e si porta molto vicina al palato. Il problema fondamentale si genera quando le note si fanno acute e quando il cantante vuol dare intensità. In questo caso inizia a premere con crescente forza DIETRO la lingua e SOPRA di essa. In questo caso inizia una guerra tra la spinta del cantante e la resistenza opposta da parte della lingua. Essa si comporta come una VALVOLA, come la cintura di sicurezza dell'auto, che crescendo la forza oppone sempre più resistenza. La forza sopra la lingua viene esercitata con l'incoscia volontà di creare più spazio per cercare maggiore risonanza. La forza posteriore non raramente si abbassa anche alla base della lingua stessa, praticamente a livello dell'osso ioide. Una forzatura che può anche produrre qualche dolore e sicuramente pessimi suoni. L'idea di rinforzare il suono spingendo, schiacciando e premendo con i muscoli è del tutto fuorviante e sterile.


Non produce che pessimi risultati. Il suono deve FLUIRE. Quando lo spazio è esiguo, come nel caso della I e della E (ma sempre, in realtà), si impara che la spinta e la muscolarizzazione è la strada sbagliata, e occorre alleggerire, ASSOTTIGLIARE, e CONSUMARE aria, come espirando, sospirando, alitando.Lo spazio tra la lingua e il palato è quasi nullo; non deve essere questo un rammarico e un "problema" da risolvere meccanicamente, ma proprio con l'azione opposta, cioè alleggerire, PRONUNCIARE e assottigliare, non opponendosi alla riduzione dello spazio, ma, incredibilmente, favorendolo. MA! quando si chiede di pronunciare, ecco che si torna a cercare timbro, voce e dizione non all'esterno, sul fluire del fiato, ma NEI MUSCOLI. Questo è il punto debole, l'istinto che non demorde. Si può consigliare, oltre al sospirare, all'espirare, all'alitare, l'avvicinarsi all'emissione in falsettino, che di norma non agisce sulla muscolatura.
PS: nell'immagine il velopendolo appare abbassato: se fosse così il suono risulterebbe nasale. Siccome la I corretta NON E' e NON DEVE essere nasale, è chiaro che il velopendolo non è vero che resta basso. Con questo non è che si debba alzarlo volontariamente, ma contesto questa immagine e anche certe descrizioni su libri di canto che fanno affermazioni in tal senso (sia il velopendolo è basso sia che lo si deve alzare o abbassare volontariamente).

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