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venerdì, febbraio 21, 2014

Dell'UNO

Ho accennato spesso all'unità, all'unificazione, all'olismo, e mi è capitato di accennare alla concezione unica e unificante che provo nel parlare di canto. Giustamente qualcuno mi chiede di spiegare meglio questo concetto. Quando si parla di canto, nella logica degli insegnanti o dei cultori c'è un percorso a tappe: respirazione, vocalizzazione, appoggio, emissione, risonanze, ecc. Queste tappe sono poste in sequenza, sì che tale sequenza viene anche utilizzata durante lo studio e persino in esecuzione, cioè è chiaramente avvertibile un momento di inspirazione pressoché distaccato dal momento dell'attacco (non di rado con un periodo di apnea, che ho anche trovato scritto), e seguito dall'attività canora vera e propria (cioè attacco e canto non sempre appartengono a una identica azione). Queste attività pratiche sono spessissimo in relazione anche a una massiccia dose di figurazioni mentali, cioè il pensare a come svolgere tali azioni e a quali organi investire e come. Per chi apprende il canto ciò è piuttosto naturale e inevitabile, anche se il consiglio è quello di mantenere sempre il massimo della semplicità e il minor numero di cose da fare e da pensare. L'obiettivo però... è l'uno! Cioè realizzare ciò che si vuole in un unico atto che tutto comprende. Mi spiego meglio. Pensiamo alla superficie di una sfera: non ha nessun punto notevole, ogni luogo della superficie è identico a tutti gli altri. Se si penetra all'interno della sfera si è in un punto qualsiasi. Se noi denominiamo le aree della sfera con gli argomenti del canto: respirazione, appoggio, articolazione, emissione, amplificazione, ecc., noi non diamo a nessuno di essi un'importanza sovrana, ma tutte le aree sono egualmente importanti e, soprattutto, sono in relazione tra loro! Ecco il concetto di unità: tutto è in relazione. Nel momento in cui parlo di canto, o allorquando mi si chiede qualcosa sul canto, ciò che mi si presenta non è UN argomento, ma la rete di relazioni tra l'oggetto della domanda o l'argomento che intendo affrontare e TUTTO il resto, che dovrò necessariamente, per quanto di sfuggita, investire nell'argomentazione, perché tutto è importante e ha un ruolo. Questa è anche la condizione che sarebbe non solo necessaria ma indispensabile nel ruolo di insegnante. Avendo sintetizzato l'unità canto, nel momento in cui propongo un esercizio a un allievo, durante l'esecuzione io avrò la possibilità di controllare non "un" elemento ma l'insieme degli elementi messi in campo e intervenire affinché si crei la maggior intesa possibile tra di essi. E' logico che il fattore respiratorio è e sarà sempre il più difettoso fino al termine del percorso educativo, ma io non posso far agire più di tanto direttamente su di esso, mentre avrò buon gioco a far agire su altri fattori, pronuncia, dinamica, articolazione, forme, postura, che, se correttamente eseguite potranno portare sensibili sviluppi sulla respirazione. Però i vari tempi educativi richiedono pazienza, per cui in un certo momento un certo esercizio potrebbe compromettere un esito sufficientemente positivo in quanto il fiato può non essere pronto a sostenere quel genere di esercizio. E' un po' come la tridimensionalità: se io ho i tre piani cartesiani da visualizzare isometricamente, che possono rappresentare respirazione, pronuncia, articolazione-forme, se esalto una di esse perderò la vista almeno di una delle altre due e il risultato sarà palesemente difettoso.

3 commenti:

  1. Salvo3:20 PM

    E' un pò come il bimbo che deve imparare a camminare.... spazio, dimensioni, movimenti, prese, passi, ecc. tutto all'inizio sarà nuovo e inesplorato. All'inizio le cadute serviranno, eccome, poi grazie ai genitori e ad una certa predisposizione, intelligenza, del bambino stesso (ho veduto casi di fratellini gemelli avere tempi diversi e non poco di apprendimento e riuscita) si riuscirà in tempi spesso non velocissimi ad iniziare a stare ritti sulle gambine e mantenersi. E' solo il primo passo, ne dovranno seguire tanti dopo per completare la consapevolezza del saper camminare e saper gestire i passi speditamente affrontrando anche le insidie e gli ostacoli. Alla fine non ci sarà più bisogno di ragionare ed attuare singolarmente le fasi dell'apprendimento perchè sara un tuttuno, un unico comando guiderà l'istinto ad affrontare il percorso, ogni singolo muscolo ed ogni singola cellula neuronale saprà cosa fare.
    Anche nel canto, penso, che la pazienza sia la chiave di volta, per la felice riuscita del progetto. Sì, riflettendoci, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, ho sempre creduto testardamente in un progetto, in una previsione ardua, coraggiosa, ma vera. Ho sempre avvertito l'esigenza di conoscere sempre più testardemente cosa e come fare per raggiungere il progetto di "canto" (artistico sarebbe un sogno) e dho compreso che con la fretta (all'inizio ti frega) non avrei approdato a nulla. Ho iniziato a capire qualcosa, quando al buio di una stanza ho ricercato la mia voce, la mia parola che poi è la pronunzia libera, giusta corretta, al di fuori di ogni schema e preconcetto. Da lì ho imparato e sto continuando ad imparare a "camminare" insieme al mio maestro che mi ha aperto la strada che insieme percorriamo e grazie anche a te, Fabio, che continui a percorrere questo sentiero così difficile ma raggiante, appagante.

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  2. Salvo3:18 PM

    Pronunciando bene, con la parola "al labbro" ed il fiato che scorre dietro gli incisivi, effettivamente si ha l'impressione che il tratto vocale si allunghi, o meglio si modelli. In effetti, il suono è "piccolo" e sembra inizialmente (l'attacco) quasi inudubile, cresce con il "modellamento" anatomico dell'apparato vocale. Il fiato è come se modellasse tutta la muscolatura, creandosi un suo condotto. Più il fiato è "caldo e rilassato ma tonico" più il condotto si perfeziona ed acquista in elasticità. Almeno queste sono le "mie" sensazioni. E' così?
    Ne puoi parlare (se non l'hai già fatto)?
    Grazie.

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    Risposte
    1. Sono sostanzialmente d'accordo. Sul suono "piccolo" concordo ma bisogna intendersi; piccolo come dimensione, come calibro, ma comunque sonoro perché "risonante" nell'ambiente, non frenato, non assorbito, non mascherato, ecc. Per tutto il resto direi di averne parlato a lungo; posso individuare e indicare qualche post di riferimento. Ciao e grazie.

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