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domenica, luglio 05, 2015

L'arte di quale respiro?

Oggi ho visto la pubblicità di un'ennesimo libro relativo al canto, scritto da un sedicente insegnante di canto che da qualche anno imperversa in ogni loco con libri e masterclass relativi alla respirazione (nel canto). Ovviamente non può mancare la presentazione deL foniatra. Purtroppo la base è sempre che le parole significano tutto e niente, ognuno le può manipolare e intendere in qualunque modo e poi spacciarle come vuole. Basta un po' di dialettica. Anticamente, come è noto, si disse: "il canto è l'arte del respiro". Forse è sfuggito che coloro che coniarono quella frase non suggerirono alcun esercizio respiratorio particolare, nessuna "tecnica". Solo oltre un secolo dopo cominciarono a saltar fuori gli scienziati, gli accademici, che cominciarono a consigliare (litigando) posture respiratorie particolari ottimali, secondo loro, per un canto lirico potente, importante. Da allora, e sempre più, l'insegnamento del canto ha sempre più incentrato la fase propedeutica all'azione canora vera e propria con specifiche attività respiratorie. Qualcuno si limita a far respirare a fondo, gonfiando la pancia a più non posso (ma rigorosamente prendendo aria solo col naso), in altri casi si ricorre al tappettino per terra con gli immancabili tomi enciclopedici sulla pancia. Insegnanti più estrosi ricorrono anche a tecniche più sofisticate, quali far camminare a quattro zampe, piegarsi a 90°, e, dando retta aL foniatra, magari far indossare mascherine. Non starò a commentare, si sarà già capito cosa penso di tutto ciò. Resto ancor oggi piuttosto incredulo rispetto al fatto che tanti eminenti cantanti, poi insegnanti, non si siano resi conto di come un'attività respiratoria fine a sé stessa non possa conseguire alcun risultato qualitativo di rilievo nel canto. Molto esercizio può migliorare leggermente la quantità di fiato, e questo può avere una lieve ricaduta anche sulla vocalità, che comunque avverrebbe in ogni modo con i giusti esercizi. La grande confusione ha luogo perché si pensa che ci voglia un mare di fiato per vincere la ritrosia delle corde vocali a emettere suoni di grande potenza. Come abbiamo scritto e spiegato in diversi post, la questione è originata da noi stessi proprio con la volontà di dare potenza alla voce. Questo genera reazione e quindi sollevameno del diaframma, spoggio della voce, chiusura glottica ecc. Si pensa di rispondere a queste distorsioni (di cui ben pochi conoscono realmente le cause) pompando, spingendo, premendo, alzando, ecc. sempre più, mentre non si capisce che in questo modo si ottiene un momentaneo ammorbidimento, ma si stimola vieppiù la reazione. Del resto anche solo da poche righe di presentazione del libro, e leggendo anche qua e là sul web, si comprende come quasi tutti i cantanti e gli insegnanti, facciano riferimento alla respirazione fisiologica, ritenuta unica, immodificabile (se non nella quantità) e poco controllabile. Anche su questo si leggono le teorie e i consigli più ridicoli, e sempre di marca rigorosamente muscolare. Negli anni ho vissuto numerose esperienze che mi hanno completamente reso consapevole, se ne avessi ancora avuto bisogno, che la respirazione diventa "unica" quando le nostre attività meno spontanee e usuali vengono fatte rientrare nel novero dell'abitudinario; quando si iniziano nuove pratiche essa si modifica, e cambia considerevolmente quando l'attività preminente è il canto, cioè un tipo di attività che non utilizza il fiato in termini di ossigenazione del sangue ma direttamente in quanto motrice meccanica. Ma se si cominciasse a prendere coscienza del fatto che tale azione non è così "forzosa" come si pensa, ma richiede un'educazione (e educazione vuol dire più gentilezza che botte) complessiva del nostro corpo, oltre che del fiato, si potrebbe tornare a godere il canto come un tempo, con serenità e autentico piacere vuoi esecutivo che uditivo. Non c'è nessun libro, nessun "esperto" e nessun foniatra che può spiegare la respirazione idonea al grande canto; non lo può spiegare il più grande cantante e il miglior insegnante. La respirazione si evolve facendo esercizi corretti che seguano una rotta, un orientamento teso allo sviluppo vocale in senso qualitativo. Ogni frase pronunciata ed emessa con un indirizzo perfezionistico, cioè evitando determinati errori di cui il soggetto non è consapevole, e che quindi dovranno essere segnalati dal maestro, porterà immancabilmente a un mutamento positivo dell'azione respiratoria. Solo la RELAZIONE virtuosa tra il fiato e ciò che il fiato produce può portare a un'evoluzione. Potete fare i salti mortali, gli esercizi più strampalati e spettacolari (mi diceva un cornista che a una master class il cornista dei Berliner Philarmoniker arrivò a dire di tirarsi in fuori le costole per aumentare la capienza polmonare!!!), può darsi che aumentiate il volume d'aria, ma non pensiate di poter nemmeno lontanamente entrare nell'alveo dell' "arte respiratoria" di cui parlavano i saggi maestri di un tempo. La cosa migliore che potrebbero fare oggi gli insegnanti di canto è smettere di parlare di respirazione, e, intanto che ci sono anche smettere di consigliare di respirare solo col naso, che è inutile, dannoso e antiestetico.

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