Occorre innanzi tutti porsi il quesito: perché la voce si presenta, divisa in "fette". Anche chi ha una discreta omogeneità tra centro e acuti, avrà comunque "scalini" vari. Allora la risposta a questa domanda è fondamentale per comprendere cosa significa studiare canto. All'uomo in quanto soggetto vitale in questo tempo e questo spazio, non importa, non interessa l'unità vocale, è un requisito inutile, di molto superiore alle esigenze di vita contingente. Potremmo dire, ancor meglio, che rappresenta "un costo" in termini di energia, di impegno fisico, del tutto sproporzionato. Quindi la cosa migliore è "spezzare", dividere, differenziare. E' un procedimento naturale che avviene in tutti i campi; per restare in quello musicale, sappiamo cosa avvenga nel mondo dei suoni: percuotendo una corda tesa, si genera un suono, ma immediatamente dopo la corda si "spezza" e si generano gli armonici, cioè la corda nella sua interezza non può sopportare di continuare a vibrare, perché l'energia necessaria sarebbe eccessiva, per cui si divide prima a metà, poi nei quarti, ecc., generando, ovviamente in modo sempre meno avvertibile, suoni proporzionali alle varie parti in cui si è divisa la corda. La voce, in quanto unità, pertanto, non si pone naturalmente perché il suo "costo" energetico è elevato. Ma cosa significa praticamente questo? come, o meglio su cosa, agisce la natura per diminuire l'impegno? sul fiato, ovvero riduce, tiene basso, il potere energetico del fiato. In definitiva noi possiamo dire che la fonte respiratoria media degli uomini non ha il potere di generare una vocalità unificata. Da qui deduciamo semplicemente che il compito del maestro di canto è quello di sviluppare o far evolvere il potere respiratorio al fine di ricostituire l'unità vocale. Qui però si pone il problema più gigantesco di tutti. Sappiamo che in "quasi" tutte le scuole si fanno esercizi di respirazione, ma il problema è che i risultati sono quanto meno deludenti. Questo è perché, ancora una volta, si divide, cioè si considera il fiato come oggetto a sé stante e si pensa di provocare un miglioramento facendo esercizi di respirazione, ma non è così. L'unica possibilità evolutiva consiste nel considerare che il fiato non è un elemento "esterno" alla torta che arriva a unificare, ma è o deve essere parte integrante della torta, componente, che in determinate condizioni porta gradualmente al risultato atteso. Potrei definirlo, con cautela, il lievito. Per concludere e chiudere il cerchio: se noi non consideriamo le varie parti in cui si trova divisa la voce e non utilizziamo didatticamente esercizi che generino sviluppo del fiato (ovvero ESIGENZA di sviluppo) per ciascuna di queste parti, saremo condannati ad avere perennemente una voce divisa. Ogni parte ha un ruolo, anche se noi inizialmente potremmo non riconoscerla e non considerarla. Molti maschi si meravigliano se faccio fare esercizi con falsettino, si mettono a ridere oppure si vergognano, e chiedono: "a cosa serve?". Donne che hanno già studiato e a cui faccio fare esercizi di petto, idem. Ma lo stesso problema si trova in musica: si va ad eseguire un brano e si sentono note una dopo l'altra, senza alcun criterio unificante... Ma qui apriamo un altro file, e ora non è il caso.
Aggiungo, a mo di banale esemplificazione, tre grafici. Nel primo, a sinistra, vediamo la voce suddivisa in tanti spicchi separati (le percentuali e le denominazioni sono casuali); considerate il caso che uno o più di questi spicchi non venga per nulla preso in considerazione, ovvero escluso! non è che gli altri si allargano a prenderne il posto; resta un buco e basta!

Il terzo diagramma mostra una soluzione più vicina a quanto intendo, cioè gli spicchi con differenziazioni appena sfumate. Occorrerebbe una grafica ancora più raffinata, dove i colori non sono così nettamente differenziati, ma ognuno sfuma negli altri. Credo comunque che l'idea sia stata resa.