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lunedì, luglio 04, 2016

"Spillare"

A un precedente post (gli zampognari) è seguito un video di Simone Angippi con alcune sensate aggiunte. In effetti mentre scrivevo avevo in mente altri aspetti del problema, ma, come mi capita spesso, soprattutto nei periodi in cui ho poco tempo, mi sono sfuggiti prima del completamento del post. Ho comunque riflettuto, successivamente, e oggi posso inserire questo post di completamento con qualche ulteriore aggiunta.
Per mettere ordine, occorre individuare, prima di tutto due diversi aspetti della funzione respiratoria: quella qualitativa, legata alla produzione, e quella quantitativa, legata alle necessità di fraseggio. Per alcuni si tratta sempre e solo di quantità, cioè ritengono che per avere buona voce necessita molto fiato. Ciò è errato, e, come ho più volte scritto, è soprattutto sbagliato esercitare nei primi mesi di studio una respirazione particolarmente abbondante. E' probabilmente difficile far comprendere a chi non ha raggiunto un elevato livello educativo che il fiato deve "imparare" a svolgere una funzione musicale, ovvero sgravarsi da quella fisiologico-meccanica, spontanea e istintiva per assumere questo ruolo evoluto, conoscitivo. Il "come si fa" passa attraverso delle fasi; all'inizio, e per molto tempo, è assolutamente necessario mettersi nella condizione di "sprecare fiato", cioè di consumare senza risparmio. Quando si canta si corre fortemente il rischio di staticizzare il suono e frenarlo, quindi bloccare il suo processo espiratorio. In altre parole chi canta difficilmente si rende conto che dovrebbe avvenire quella stessa dinamica che si ha nella normale espirazione fisiologica; l'istinto è quello di fermare o perlomeno rallentare il processo. Questo porta fatalmente a gonfiare internamente, indietreggiare e ingolare. La volontà di consumare abbondantemente aria per alimentare, porterà in tempi più o meno brevi a farsi un'idea più corretta, realistica, del processo vocale nella sua interezza.
La cosa, però, può essere vissuta e gestita anche da tutt'altro punto di vista, capovolgendo completamente la prospettiva. Come ho scritto nel titolo, noi possiamo idealmente "spillare" la voce, cioè, come da una botticella, lasciar uscire tranquillamente il fiato-suono, senza pensare di "produrre", di innescare una meccanica produttiva, di azionare organi e ingranaggi. Così come un soffio, un alito, si genera nell'aria stessa la vocale (VERA) che vogliamo, apriamo la spina delle nostre labbra e lasciamo fluire. Meno cose facciamo e meglio sarà. Non pensiamo subito alla lunghezza, alla durata, perché questo ci porterà fatalmente all'erroneo concetto di risparmio, di trattenimento. Al contrario dobbiamo pensare di fare pochi suoni in un'arcata d'aria espirata. Nel tempo il procedimento porterà a una resa sempre più alta, finché, con pochissimo fiato avremo una durata enorme, si sarà compiuta una elevata efficienza tra i tre apparati, che è l'obiettivo del canto artistico. La sensazione sarà quella di un tubo aperto e vuoto, senza freni, rallentamenti, restringimenti, frizioni, resistenze, attriti. E' una condizione meravigliosa ma anche paurosa, all'inizio, perché si presenta come una portata d'aria enorme che ci fa immaginare uno spreco, un'esagerazione che non ci permette di cantare lunghe strofe. E' un'illusione che il nostro istinto ci presenta come reazione a una condizione respiratoria (con un coinvolgimento meccanico) a lui ignota, quindi potenzialmente pericolosa. Di buono ha che il fiato, non essendo trattenuto, non pone reazioni fisiche, e quindi ci permette di sfuggire alle "spinte" che la stragrande maggioranza dei cantanti mette in atto per tentare di aprire quegli spazi che si presentano chiusi o resistenti (resistenza che per lo più creiamo noi). Solo in quella condizione di fiato-suono in corretta, ampia portata, condizione di "tubo vuoto", si realizzerà compiutamente la sintesi cordale per cui sparirà ogni residuo delle due meccaniche istintive (petto/falsetto-testa), e avremo il "registro unico", l'assoluta, totale uniformità, omogeneità e mancanza di ogni e qualsivoglia passaggio, come possono dimostrare tutti i miei allievi dopo pochi mesi di studio. A questo proposito, dedicherò un post alla questione musica moderna Vs lirica, che angoscia tanti studenti di canto.

1 commento:

  1. Eh eh eh, attendo con fiducia e curiosità che venga trattata la questione "lirica vs moderna"... basterebbe interrogare la maggior parte dei maestri di canto su questa banale questione, per appurare quanto siano ignoranti ed incompetenti! Ancora purtroppo si sentono soprani e mezzosoprani asserire che si debba scendere alle note gravi mantenendo la "voce girata", oppure vergognarsi della propria voce "naturale" (così chiamano il registro di petto)... Troppo spesso si sente ancora parlare di "voce impostata" contrapposta, per l'appunto, alla "voce naturale". Facciamo chiarezza una volta per tutte. E diciamolo che il canto, alla fine della fiera, è UNO!!!

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