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mercoledì, giugno 12, 2024

La sopresa... svelata!

 Cari amici, è giunto il momento in cui svelo la sopresa. E' stato pubblicato il mio libro "la voce svelata" a cura dell'ottima casa editrice Zecchini di Varese, specializzata in opere musicali e che ringrazio sentitamente per aver apprezzato il mio lavoro e degno di pubblicazione. E' una grande gioia, il coronamento di un lavoro durato molti anni, grazie anche all'attività di questo blog, per cui siete un po' tutti coinvolti. Il libro è disponibile subito sul sito della casa editrice e anche su alcune piattaforme librarie on line. E' già anche disponibile su Amazon.  Un caro saluto a tutti, chi avrà la voglia e il tempo di leggerlo (sono quasi 400 pagine!), mi farà piacere se vorrà commentarlo, anche negativamente. Grazie.

https://www.zecchini.com/la-voce-svelata-trattato-orientativo



domenica, giugno 09, 2024

Gala Trinchetto

Non resisto all'impulso di dire la mia sul Gala andato in scena all'Arena di Verona in mondovisione il 7 giugno. Non lo faccio sui social e nemmeno su gruppi in cui sono iscritto, per evitare una guerra. E' più che sufficiente quella in corso. 

Dunque, non perdo tempo e dico subito che per me è stato uno spettacolo di bassa qualità, al limite del penoso. Bassa qualità, supportato da spese alquanto ingenti, che potevano essere impiegate in modo molto ma molto più intelligente ed efficace.

Cominciamo dall'inizio. Prima parte, repertorio lirico-sinfonico diretto da Riccardo Muti con orchestra e cori giganteschi, presi da teatri di tutt'Italia. Scelta, diciamo così, politica, ma artisticamente molto discutibile, perché mettere insieme soprattutto in orchestra musicisti di diversa esperienza senza un adeguato periodo di affiatamento, significa fare un minestrone; i singoli cibi (diciamo le prime parti) possono essere di notevole caratura (ho apprezzato molto i legni, molto meno le altre parti) ma l'insieme orchestrale può venire piuttosto eterogeneo e non di rado impreciso. Cosa che è accaduta spesso, anche perché molti non avranno avuto esperienza di suonare su un palcoscenico anomalo come quello dell'Arena, oltretutto non soppiamo con quale amplificazione. Il coro, essendo una massa più uniforme, ha risentito meno dei problemi, anche se qua e là l'insieme con l'orchestra non c'è stato e qualche problemino di intonazione è parso affiorare. 

Veniamo all'attore principale, il direttore. Comincio col dire che l'ho trovato alquanto appesantito, imbolsito. Da poco tempo noto anche un cambiamento nella gestualità, più contenuta ma anche più vaga e imprecisa. Infatti ritengo siano da addebitarsi ai suoi "non" attacchi molte imprecisioni negli attacchi. Viceversa mi chiedo dove abbiano reperito gli ottoni per l'inizio del Prologo del Mefistofele che l'hanno piuttosto massacrato! Tra l'altro non ho capito la scelta stessa di questo brano senza il protagonista e senza il coro di bambini. In ogni modo, l'apice della modesta prestazione del Maesctro è stato il teatrino finale col microfono. Spero che sia stata una sua improvvisata che nessuno è stato in grado di fermare in tempo. Dopo poche parole già mi venivano alle labbra le parole di Scarpia nel II atto della Tosca "Ma fatelo tacere!", Lascio stare tutta la retorica, ma forse non si è ben reso conto di dove stava. Uno dei problemi che lui ha evidenziato, cioè il fatto che l'opera, specie all'estero, viene trattata con sufficienza ed eseguita con scarsa attenzione, proprio in questa sera ha trovato ampia conferma, come scriverò in seguito. Muti vuol anche fare il simpatico, fa le risatine, e finisce con una battuta che nessuno ha capito, cioè che il problema è il direttore d'orchestra. Avrei altro da dire, ma su questa parte la chiudo qui.

Seconda parte con i solisti. A concerto finito chiedo: perché alcuni cantanti hanno usufruito di qualche sparuta scenografia, costumi, comprimari di supporto, ballerini, e altri invece hanno cantato "da concerto" in frac? Non si sa. Ma veniamo a quesiti ben più pesanti, e che avrei voluto che commentasse il m° Muti. Perché Casta diva e Una furtiva lagrima sono iniziate dal canto, senza l'introduzione? Troppo lunghe, bene, non si fanno, ma tagliare è un'operazione da teatrino di provincia, non da gala con tanto di Presidente della Repubblica e alte personslità presenti per un'onoreficenza di livello mondiale. Ma l'interrogativo può essere più ampio. Questi gala vogliono mettersi in competizione con concerti tipo Capodanno a Vienna. Ma... stiamo scherzando? cioè vogliamo ridurre l'opera italiana al livello dei Valzer di Strauss e di altri (talvolta anonimi) valzeristi? Non è che voglio sminuirli, anzi, ne ho altissima stima, ma sono brani di pochi minuti, che vengono eseguiti da una delle più grandi orchestre del mondo. Ma vogliamo mettere cosa sia un melodramma di diverse ore di durata, basato su un libretto, che poi richiede un apparato musicale e scenico alquanto complesso. E noi riduciamo tutto a una decina di brani, sempre gli stessi, ormai stereotipati ed eseguiti con il tran tran routiniere anch'esso della più vieta conformazione. Anche su questo chiudo per non allungare troppo.

Veniamo al canto. Non conosco tutti i cantanti, ma quasi. Purtroppo non si poteva iniziare peggio. Credo sia nota la mia allergia per Kaufmann. Il suo livello di ingolamento mi è intollerabile, che si nota anche chiudendo l'audio. Che smorfie! Basta. Altrettanto intollerabile è parso Nicola Alaimo, che bercia Figaro in modo intollerabile, anche se, incredibilmente, qua e là, alleggerendo, lascia trasparire che una voce corretta potrebbe presentarla. In ogni modo anche l'esecuzione risente della peggiore tradizione, rozza e approssimativa. Purtroppo molti cantanti della serata hanno manifestato evidenti problemi di intonazione e solfeggio. Piuttosto bene la Feola in Liù, anche se l'avrei preferita in altro repertorio. Benino Florez nel Rodolfo, scelta forse legata all'anno pucciniano, ma che non è nelle sue corde. Salsi non mi piace perché non ha alcuno stile e presenta anche problemi sugli acuti. Non ho potuto apprezzare il mezzosoprano della Carmen, con la voce eternamente vibrante, il tenore del Vesti la giubba, rozzissimo e urlante, il soprano dei Capuleti e Montecchi (Sicilia, mi pare), con la voce indietrssimo e del Babbino caro. Ritengo valido il tenore della Pira (anche qui: ma che scelta è di fare una cabaletta senza l'aria e senza il soprano di supporto?) con una buona vocalità in zona acuta (il primo Do era splendido). Meli ha scelto l'aria di Nemorino per starsene tranquillo, visto che l'oscillazione in zona acuta è piuttosto manifesta. In ogni modo i problemi, anche notevoli, non sono mancati. La Pratt in casta diva l'ho trovata piuttosto esangue, poco carica, ma la ritengo un'aria non per lei. Più che pessimo il basso che si è esibito in Vecchia zimarra. Beh, Grigolo in Nessun dorma e nel brindisi della Traviata, ha manifestato ampiamente la sua accesa gestualità e l'impeto, ma certo non le qualità di un buon tenore. Alcuni ritengono Tezier un grande baritono. Sono rimasto molto male al suo "Nemico della potrio". Esecuzione esecrabile. Per fortuna c'è stato Bolle a salvare un po' la serata, peccato che c'entrasse poco con l'opera lirica. Mi sono sfogato!