Stavo ascoltando un vecchio filmato di Luciano Pavarotti che spiega ed esemplifica che facendo una A e portandola verso gli acuti, diventa sguaiata (cosiddetto suono aperto), sicché la rifà facendo un leggero oscuramento, per cui quella A non diventa più sguaiata. Però, aggiungo io, non è neanche più A, ovvero perde brillantezza, armonici, verità. Gli acuti di diversi cantanti del passato (ad es. Tamagno), erano veri, e piacevoli. Dunque?
La verità sta in quanto ho scritto più e più volte! Se la vocale nasce internamente nelle frequenze centrali, man mano che viene spostata verso l'acuto, tende a verticalizzarsi e a portarsi verso il grido, Oscurandola, si porta più verso la parte anteriore del palato, diventando più morbida. Ma se la A, come qualunque altra vocale, nasce esternamente, quindi alimentata dalla giusta respirazione, non ha alcuna necessità di oscuramento, resta omogenea su tutte le frequenze (canto aperto).
Detto così può sembrare piuttosto semplice e rapido, ma purtroppo così non è! Far nascere la vocale esternamente può essere abbastanza semplice, perché il nostro parlato si genera già in quella posizione, ma quando lo si intona, già i riferimenti vengono persi, anche perché psicologicamente si vuole "cantare", cioè creare un timbro e un volume considerevoli, e questo porta a modificarlo e gonfiarlo. Se anche si riesce a mantenerle corrette nel centro, diventa sempre più difficile farlo in zona acuta, anche perché richiede una
qualità respiratoria molto evoluta, che richiede molto tempo per essere raggiunta.
Pavarotti è stato il divulgatore più convinto della copertura del suono tenorile intorno al fa del passaggio, anche nelle "lezioni" di Pavarotti e Freni veniva predicato il suono chiuso nella zona di passaggio, lei preferiva definirlo raccolto, ma il concetto era quello: cambiare artificialmente la dizione in zona di passaggio per accedere agli acuti. Magiera nel suo libro-biografia di Pavarotti parla del povero Di Stefano, reo di avere dizione perfetta e di non coprire i suoni e proprio in questi giorni mi sono imbattuto in un video youtube di un baritono che insisteva con il suono coperto che preserva la voce dalla misera fine di Pippo ed affermava: basta con queste A, le vocali pure non esistono nel canto lirico, questa è la base del belcanto!!!! Io mi sono malauguratamente avventato a contestarlo (mi è venuto istintivo), solo citando alcuni dei cantanti del primo novecento con dizione perfetta: Gigli, Schipa, Pagliughi e Dal Monte... non avendo altri argomenti mi ha chiesto se fossi un cantante e avessi mai cantato un'opera intera. è stato comunque garbato e la polemica è finita lì, io ho pieno rispetto per la carriera che ha fatto o sta facendo, ma onestamente la sua voce è intubata e poco libera (non potrebbe essere diverso con le idee che divulga), a ciascuno il suo, per me l'opera è morta e pagare per sentire voci così costrette non mi alletta.
RispondiEliminaCondivido in toto.
RispondiEliminaTutti i trattati di canto storici prescrivono all'allievo di esercitare la A pura, la A di "Alma". Questo basti a far tacere tutti quegli asini che predicano di camuffare, coprire, oscurare le vocali.
RispondiEliminaQuanto a Pavarotti, va detto che per quanto lui insegnasse l'oscuramento, questo non bastasse a migliorare le sue A in zona centrale, dove spesso le emetteva in maniera estremamente rozza e volgare, veramente sguaiata (soprattutto dagli anni Ottanta).
F.N.