Il fiato sta nei polmoni e noi pensiamo che il suo funzionamento sia unicamente legato a "entrare" e "uscire". Non è proprio così, perché c'è un legame stretto anche con la cassa torica. Questo è uno dei motivi per cui sconsiglio di utilizzare la respirazione costale nei primi mesi di studio, e a volte anche anni e comunque ogniqualvolta si riscontrano tensioni, ansie, nervoso. Il problema di fondo è che in mancanza di un rilassamento soddisfacente, c'è il rischio che la cassa toracica crei una sorta di blocco (o freno) del respiro, ovvero l'aria non esce con totale libertà; potrei anche definirla "apnea toracica".. Quindi il consiglio è di iniziare ogni seduta di studio utilizzando, senza enfatizzare, la respirazione diaframmatica. Solo quando si ha la percezione di una buona fluidità si può integrare con la costale (quando lo studio è già avanzato), sempre senza creare tensioni evidenti.
Ciò che aiuta a sbloccare l'espirazione, però, non è nel torace, ma in bocca. E' lì che il fiato trova una sorta di freno che si puntella nel torace, quindi dobbiamo lasciar andare il fiato dalla bocca e sentire che scorre e che non c'è un "cuneo" nel centro del petto.che preme nella cosiddetta fontanella, cioè al centro. La rilassatezza è molto importante, non è sufficientemente presa in considerazione. Dedicateci del tempo.
Lasciar andare è diverso da espirare: anche con il flauto, il suono comincia a funzionare e fluttuare nello spazio quando il fiato scorre libero "da solo", cioè ti sembra di non soffiare (evidentemente bisogna soffiare, ma senza MAI forzare). Con il canto è un po' diverso perchè più che soffiare, bisogna alitare, ma la sensazione è liberante e terapeutica, anche se noi ancora poco avvezzi dobbiamo lottare con l'istinto che avverte questa libertà come un pericolo
RispondiEliminaConsidera che il flauto ha un'ancia propria, mentre nel corpo l'ancia ce la mettiamo noi, e offre un po' di resistenza se non ci mettiamo nella condizione "parlato", che è già fluida naturalmente.
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