Translate

venerdì, luglio 19, 2013

Un "tom-tom" per la coscienza

Se vi accingeste a imparare uno strumento a fiato, come flauto, clarinetto, ecc., nel "metodo" che acquistereste per imparare troverete di sicuro una immagine dello strumento stesso con una serie di didascalie che vi guidano a imparare la corretta postura e le posizioni per ottenere le diverse note, nonché vari suggerimenti per ottenere suoni più o meno belli, potenti, ecc. Una sorta di mappa, dunque. Per la maggior parte degli strumenti queste immagini sono immutate ormai da qualche decennio, da quando cioè si può considerare concluso il loro "perfezionamento" costruttivo. Per alcuni altri strumenti tale processo è addirittura concluso da secoli. Lo strumento vocale è lo stesso da millenni, eppure questa mappa non si può fare; nonostante ciò abbiamo stuoli di indefessi scienziati della voce che vorrebbe farlo, seguito da codazzo di insegnanti e cantanti che sbavano dietro le presunte scoperte della foniatria artistica e ulteriore codazzo di innovatori che fondano il proprio metodo esclusivamente su informazioni fisio-anatomiche. Perché non è possibile tale mappa? Perché non abbiamo i vari fori corrispondenti alle note? Beh, ci fu chi provò a scrivere un trattato procedendo analogamente, cioè indicando alcune parti (palato anteriore, posteriore, naso, ecc.) come elementi relativi alle varie vocali. Nei trattati sulla voce non ci si fa mancare niente. Il motivo fondamentale è che non esiste una "statica" dello strumento. Il clarinetto non subisce alcuna deformazione o modifica durante l'emissione dei suoni, e così nessun altro. Essi sono fondamentalmente rigidi e gli eventuali movimenti di parti sono necessari all'articolazione dei singoli suoni. Le casse di risonanza, in particolare, sono rigide e immutabili, ciò che non è, al contrario, per l'uomo e il suo strumento, dove tutto ciò che attiene l'emissione è in perenne movimento; dai polmoni e muscolatura attinente, alla laringe, al faringe e tutta la cavità orale compreso il foro di uscita. Ma non è solo e tanto una questione di movimenti fini a sé stessi, ma di RELAZIONI. Tutto, o buona parte di ciò che è mobile, compie spostamenti in relazione all'altezza, all'intensità, al volume, al colore del suono che si intende emettere. Questo groviglio assai complesso di relazioni sono inimmaginabili e incomunicabili, se non molto sommariamente, e indescrivibili. A questa già caotica situazione, si somma poi la natura ribelle dei nostri organi, poco inclini ad accettare pesi e volontà fuori dall'esistenzialità comune. Ho ascoltato diverse volte, in questi giorni, "Quando le sere al placido" cantata da Tito Schipa, una delle sue grandi performaces, e mi chiedevo alla fine, anche un po' arrabbiato: "ma possibile che non sentano come si canta??"... a parte che no, non lo sentono, perché le orecchie seguono la stessa strada della voce, cioè sono limitate dall'esistenzialità, ma anche ammesso che sentano com'è l'emissione di una certa frase, di una parola, di una vocale, ... come si fa? Sarebbe lo stesso chiedere come si fa a volare o a camminare sull'acqua! Dunque non si cerchino mappe o metodi tecnici o meccanici, perché sarebbero puramente velleitari e forieri solo di guai vari. Da un lato si può ritenere troppo complesso, lungo e indecifrabile il percorso per raggiungere un risultato artisticamente rilevante, dall'altro si può ritenere che, appartenendo all'uomo, esso debba per forza di cose essere naturale, spontaneo, alla portata di tutti. La verità sta proprio in questo rapporto, cioè una naturalezza, una spontaneità che però non ci appaiono, non possiamo cogliere e perseguire facilmente perché oscurate dal fatto di essere arte, cioè verità, cioè natura che si mantiene occulta e  difficilmente si lascia studiare e scoprire. Che ci sia lo dice la manifestazione di quei fortunati che cantano senza sapere come. Come sempre il tragitto sempre lì porta: alla coscienza. Ci vuole un "tom-tom" che ci guidi lì, e questo percorso è di natura artistica, disciplinare, intuitiva; ogni meccanicità e ogni semplicisticità "naturale" vi faranno uscir di strada.

Aggiungo dopo qualche giorno che, per chi non l'avesse colto, ritengo che il M° Antonietti ci abbia fornito questo NAVIGATORE per la coscienza (chissà come gli sarebbe piaciuto questo termine, essendo ligure e avendo navigato a lungo in tempo di guerra). Non dovete crederci per via delle parole, ma provando, mettendoci/vi alla prova. Siamo in un'epoca di enorme disorientamento artistico, morale, etico, ontologico; giudicare, e giudicare negativamente, questa scuola solo sulla base di idee preconcette, di terminologie, di impressioni, è da autentici ignoranti. Prima si prova, si valuta, si approfondisce, si verifica, poi si gudica e decide.

2 commenti:

  1. Salvo9:20 AM

    Viviamo in un epoca dove TUTTO deve essere ridotto in algoritmi, tutto deve subire un processo di semplificazione tale per cui deve essere subito pronto per la "massa" così da potere essere venduto come prodotto "miracoloso", dove non c'è bisogno di nessun sacrificio e soprattutto può essere "vissuto" come esperienza senza approfondimenti di alcuna natura... l'"usa e getta" dell'effimero, e quindi anche i pseudo insegnanti, i maghi delle voci, che hanno per così dire formulato il libretto di istruzioni, rapido, indolore, da distribuire alla popolazione tutta (ultimamente dalle mie parti un ciarlatano "insegnante di canto" ha sparso la provincia di manifesti con l'assicurazione-sigh- di risultati degni di "Amici" e di Teatri lirici... per la serie mettiamo tutto nel calderone ed illudiamo sti quattro fessi che ci credono... con tanto di provino finale alla presenza di "noti" personaggi dello spettacolo e la garanzia di "visibilità" ed in ultimo- doppio sigh-anche la prospettiva di poter curare la depressione e stati d'ansia...). Cosa aggiungere se non il noto proverbio napoletano, "se non ce fussero i fessi come campassero i dritte!"...
    Ecco la coscienza a 360 gradi, il prendere visione, la consapevolezza che un'Arte non può percorerre strade miracolose ne tantomeno essere assorbita senza una "volontà" ed una "umanità" VERE.

    RispondiElimina
  2. I ciarlatani, i Dulcamara, sono sempre esistiti; cosa sconforta è che in un mondo apparentemente più "sveglio", più colto, meno ingenuo, dovrebbero sparire; invece sembrano aumentare, e i mezzi di mistificazione e autoincensamento non sembrano cambiare poi tanto, quindi il mondo non si è poi svegliato così tanto...

    RispondiElimina