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giovedì, settembre 19, 2013

La bilancia

Visto che ho preso la strada delle analogie con vignetta, riprendo questo argomento già trattato in passato. Il punto d'arrivo di un grande canto sul fiato è paragonabile a una bilancia in perfetto equilibrio. La minima pressione contenuta nel fiato (NON ESERCITATA VOLONTARIAMENTE, ma impressa dalla struttura respiratoria istintiva spontanea) si deve bilanciare con il peso di ciò che il fiato stesso crea nel momento in cui
aziona e supera le corde vocali, cioè il suono vocale. Quest'ultimo poi nel tempo dell'educazione acquisisce ulteriore peso nel momento in cui lo sviluppo accresce la sua qualità, ovvero quando da "suono" diventa "canto", cioè parola perfettamente pronunciata, intonata e libera in tutta la gamma propria di quel cantante. Nel momento in cui le due masse contrapposte, fiato e suono, si equilibrano perfettamente, l' "ago" della bilancia, che è rappresentato dalla laringe, trova la sua mirabile condizione di equilibrio, e il cantante non ha più alcuna sensazione di "gola", di laringe, di corde vocali, di pesi, di pressioni, ecc., ma avverte unicamente un tubo vuoto (che gli antichi definivano "beante"). Questa sensazione per un certo tempo è sicuramente difficile da accettare e mantenere, perché ci dà l'idea di una facilità, seppur impegnata, che può far pensare di avere poca voce, poco suono, e occorre un certo periodo, durante il quale è indispensabile acuire l'ascolto esterno per rassicurarsi sulla validità del canto emesso, che oltre ad essere sonoro e perfettamente intonato, godrà di quelle caratteristiche di malleabilità, pieghevolezza, facilità al legato e a tutte le caratteristiche necessarie all'esecutore musicalmente educato che prendono, a ragione, il nome di "belcanto", indipendentemente dal repertorio affrontato.

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