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lunedì, gennaio 20, 2014

Il regolamento

Spesso, per gioco, dico ai miei allievi: "ricordati il primo articolo!" oppure: "no, questa cosa è vietata dagli accordi internazionali", e così via. Ora, sempre un po' tra il serio e il faceto, provo a mettere giù qualche vero articolo sulla vocalizzazione esemplare.

Art.1:
- c.1: la parola è la base dell'educazione vocale; parola vera, pura e sincera.
- c.2: nella parola il ruolo fondamentale è svolta dalla vocale. La vocale è l'espressione dei nostri sentimenti. L'educazione vocale è basata sulla perfetta pronuncia, su tutta la gamma vocale e in ogni registro, comunque lo si voglia intendere.

Art.2:
- In questa scuola sono vietate le azioni volontarie su tutte le parti interne l'organo respiratorio-vocale: palato molle, lingua, faringe, laringe; è da evitare ogni spinta dal basso e/o verso il basso. E' da escludere ogni immagine  di suono da inviare verso zone diverse dalla bocca o fuori di essa.
- E' invece necessario, per qualche tempo, agire con impegno sul ruolo delle labbra e della muscolatura facciale, considerabile la "tastiera" del cantante.

Art. 3:
- la respirazione nei primi tempi deve seguire la normale respirazione fisiologica, senza eccessi, senza affettamenti e particolari posture. Silenziosa e calma.

Art. 4:
- lo studio del canto è semplice e deve passare attraverso esercizi semplici, brevi, da curare con estrema attenzione. Sono assolutamente proibiti i vocalizzi a bocca chiusa (muti).

Art. 5:
- la disciplina artistica si basa fondamentalmente su tre elementi di studio: pronuncia/parola; peso/colore; assenza di peso/sospiro. Residualmente si esercita la velocità.

... se vi vengono idee...

6 commenti:

  1. Salvo5:08 PM

    Il cantante deve assumere una "postura" nobile, fiera.
    E' un compito arduo ma giusto donare agli altri il "nostro" dono.... semplice, sincero, umile, che se ben fatto regala ricchezza, spiritualità, momenti di pura energia. La condivisione è il fine ultimo, secondo me, di un canto artistico e dell'arte in genere.

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    1. Pienamente d'accordo. Consideriamolo l'art. 6. Grazie

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  2. Anonimo6:21 PM

    Vedo in effetti troppe immagini ambigue di proiezione del suono nelle varie scuole.
    Come stimoleresti l'ascesa e la discesa tonale senza queste immagini? Abituati a fare vocalizzi e cantare al livello del parlato, rischiamo un canto diviso in registri e come dici tu, mai si deve pensare al passaggio come una cucitura tra i due registri, ma come il vero modo in cui il cantante modula le tonalità. Tuttavia non è un risultato da raggiungere subito, in questa scuola, dove si suggerisce di esercitare prima separatamente i due registri.
    Avviene il tutto tramite il lavoro sul bilanciamento del fiato, la distensione dei muscoli superfui alla fonazione, e gli esercizi sulle vocali pure?
    Non c'è il rischio che rimandare troppo la meta dell'eliminazione dei registri, crei nella memoria muscolare l'idea del cantare le varie tonalità tramite antagonismo muscolare nel "petto" piuttosto che tramite il cambio di equilibrio muscolare, essendo questi due modi quasi antitetici di modulare le tonalità.

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    1. Il problema del canto esemplare consiste nel fatto che il falsetto non è "abilitato" istintivamente a sostenere il parlato, ed è appunto ciò che noi vogliamo, in quanto la parola deve essere sempre giusta, vera, sincera anche in zona acuta, dunque noi dobbiamo, progressivamente, portare il parlato perfetto anche laddove non è usuale, cioè in falsetto. In primis parlato, come recita l'art. 1! poi vocali pure (per quanto possibile); questo farà sviluppare la respirazione atta al canto. L'obiettivo dell'unificazione della meccanica si attua fin dall'inizio, e come? scendendo. Nella gamma del petto esercito il petto, in quello di falsetto il falsetto; nelle prime lezioni evito magari di ascendere nelle zone a cavallo, però posso scendere mantenendo il falsetto; es: piccolo arpeggio: re3, fa3, la3, fa3. re3: il primo re di petto, dopodiché tutto di falsetto compreso l'ultimo re. Questo stimolerà lo sviluppo di una diversa respirazione, perché il falsetto è avvertito come troppo leggero, ma il petto provoca uno scatto troppo netto e un indietreggiamento del suono; si inizia sopportando il falsetto leggero, ma piano piano questo si "riempirà". Le ultime tre righe, e in particolare l'ultima, mi sono del tutto incomprensibili, ma per quanto posso intravedere, rispondo no.

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    2. Anonimo5:53 PM

      Nelle ultime due righe parlo dell'equilibrio tra i noti muscoli, aritenoideo e cricotiroideo. Nel canto ad un solo registro, si passa lungo tutta la gamma dalla prevalenza dell'uno alla prevalenza dell'altro, passando per tutte le fasi intermedie. Rimanendo in petto aumenta solamente l'antagonismo tra i muscoli. Ma questi sono i soliti particolari anatomici, quasi inutili didatticamente, era per illustrare quello che succede quando un canto è diviso in registri e quanto siano movimenti del tutto diversi da quelli fatti con un solo registro.

      Quindi il petto sarebbe invece percepito come troppo pesante, prevedibilmente, passando al Fa3 e al La3, in effetti già col petto è uno sforzo il Fa3, il La3 non regge proprio e salta tutto. Facendo invece in falsetto il Fa3 effettivamente un falsetto leggero sarebbe troppo leggero per quello che una nota simile può sostenere, e forse pure il La3 ha ancora consonanze di petto, persino nei bassi, quindi la troppa leggerezza del falsetto leggero, stimola una respirazione più adatta al sostenere il passaggio e ad unificare i registri, stimolando i movimenti da pesante a leggero?

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    3. Ciò che può risultare "pesante" muscolarmente, viene sostituito progressivamente dall'azione sempre più energica del fiato, per cui c'è un periodo in cui il canto appare assai impegnativo, anche se non c'è sforzo o fase attiva, perché sostenere un canto a corda unica è quasi impensabile, e ben lo sa il nostro istinto che cerca di opporsi il più possibile!

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