Translate

domenica, dicembre 05, 2021

L'energia per il fiato alto

Tutte le scuole di canto, o quasi, indirizzano i loro allievi affinché mandino internamente la voce in alto. Questo ha creato grossi equivoci, come la questione della maschera, intendendo far sì che la voce venga inviata nelle cavità superiori del volto: naso, occhi, zigomi... come se la voce fosse un oggetto! Che le cavità e le ossa spugnose della parte superiore e anteriore del cranio abbiano una parte non marginale nell'amplificazione vocale, è indubbio, l'errore. grave,. sta nel ritenere che "la voce" debba essere inviata in quelle zone. Oltre a essere quasi impossibile, se non innescando vari difetti, è sciocco, velleitario, illusorio. Pensare di alzare la voce, ovvero le vocali, le parole, laddove non possono essere articolate, giacché gli organi articolatori sono nella meccanica oro-faringea, è una cosa assurda, così come lo è ritenere che la voce debba salire oltre la fossa nasale, senza contare che si chiede di alzare il velopendulo laddove questa operazione impedisce di fatto alla voce di passare a quello spazio. E senza contare poi che il cercare di salire oltre la bocca significa anche alzare la base del fiato dal diaframma, togliendo appoggio. Ma se voi provate a negare la maschera, vi salteranno addosso come foste eretici, perché ormai è "il verbo". Per la carità, se vogliamo intendere "canto in maschera" come un canto bello, sonoro, ricco, espansivo, ecc., mi sta bene, purché non gli si voglia attribuire una accezione fisica. L'errore sta in quanto dicevo prima, cioè volere alzare la voce oltre il palato, che è in realtà è una presenza fondamentale, è colui il quale, grazie alla sua piega, fornisce alla colonna di fiato-voce, il punto di appoggio superiore che consente il controllo diaframmatico, almeno per un certo periodo, impossibile con altri velleitari metodi. 

Cos'è dunque quella sensazione di canto alto, per l'appunto che ha preso il nome di "maschera", sbandierato ai quattro venti? E' la diffusione vibrazionale del suono che si va a infrangere sull'osso mandibolare e nel palato alveolare, giusto dietro ai denti anteriori superiori. Quello è il nostro "ponticello", proprio come negli strumenti a corde. E' tramite la concatenazione delle ossa del volto che gli spazi presenti posteriormente donano il loro contributo amplificatorio, collaborando alla pienezza timbrica e cromatica, nonché di volume e intensità. Ma questa qualità non potrebbe esistere se la voce fosse tenuta interiormente, come pure negli strumenti ad arco; la sintesi del processo vocale può solo esprimersi compiutamente oltre il percorso, all'esterno, non "coprendo" i suoni, che rischiano di andare sempre più verso l'interno, ma in quella condizione apparentemente aperta, che ho definito "tutto petto", dove la voce assume una omogeneità e una possibilità di articolazione perfetta, quindi di una dizione attoriale su tutta la gamma. Ma a cosa è dovuta, e come si raggiunge? 

Il fiato-voce, affinché tutto funzioni a meraviglia, deve scorrere perennemente sfiorando il palato. Questo credo che molti lo sappiano e lo cerchino, ma proprio in questa ricerca sta il difetto, cioè la volontà attiva di voler alzare la voce, che invece crea solo tensione. Non è possibile, ovvero è un errore che causa carenze e difetti. E' il fiato il motore di tutto, quindi deve essere la sua energia a far sì che resti e scorra sempre in quella posizione, e questo, capirete, è un impegno davvero rilevante, che il nostro istinto non accetta di buon grado. 

Due sono le azioni didattiche: gli esercizi per allenare il fiato, che non ha senso allenare da solo, ma sempre in combinazione con la voce, ma non solo con i vocalizzi, che sono una dimensione astratta, poco comprensibile dalla mente, ma con il parlato prioritariamente, il più semplice ma vero possibile, poi con sillabe e infine con vocali tratte dal parlato e contestualizzate nella dimensione emotiva, giacché le vocali sono, nascono, da una manifestazione di emozioni. La seconda cosa è il maggior rilassamento possibile di tutti gli organi superiori: bocca, collo, spalle, petto, nuca. Quindi diciamo testa e torace. Questo non sarà per niente semplice nei primi anni di studio, quando potrà essere invece necessario fare esercizi articolatori e impiegare le labbra nel controllo diaframmatico. Ma appena possibile, occorrerà lasciare ogni impegno e ogni rigidità muscolare e provare a rilassare, lasciare andare tutto e mettersi ad ascoltare la voce fuori di noi, non collaborando attivamente, non facendo pressoché nulla, lasciando che la voce manifesti sé stessa come fosse indipendente da noi, dotata di una capacità autopromozionale. La nostra mente non può comprendere questa possibilità, ci guiderà a contrastare, a voler fare per forza qualcosa, a spingere, premere, alzare o abbassare, tirare, schiacciare in qualche modo, usando i muscoli, le ossa, le articolazioni. Quando si innescherà quel fiato virtuoso in grado di promuovere la voce a gesto artistico compiuto, sarà come aver compiuto una magia. La voce diventerà forte, ricchissima, piena di colori, di volume; non esisterà più l'altezza tonale, tutta fuori e legata indissolubilmente alla parola, che non dovrà mai mancare. 

E' "gratis"? No, non ci costerà niente in termini fisici, si può cantare all'infinito, ma avrà un elevato costo nel fiato, perché quell'energia indispensabile per mantenere l'altezza la si pagherà, almeno per un certo tempo. Allora si potranno comprendere certe frasi di grandi cantanti, tipo "si canta con tutto il corpo", o "si canta tutto in falsettone". E sì, perché l'annullamento dei registri, rende la voce talmente priva di peso muscolare, fisico, da sembrare un falsetto gigantesco, che vive solo di fiato, senza altro sostegno. 

In ogni modo le regole sono: non pensare di alzare il suono, lasciarlo scorrere e sentire la pronuncia perfetta sulla punta di esso, esternamente. Piano piano si alzerà da sé mettendo in moto tutto un processo respiratorio in evoluzione energetica. Rilassare, lasciare andare senza intervenire. ... TOGLIETEVI DI MEZZO! Non disturbate il vostro corpo e il vostro spirito, che sanno cosa fare, voi mettete solo i bastoni fra le ruote. Non siate presuntuosi, credendo di saper fare cose che neanche vi potete immaginare. L'umiltà consiste proprio nel lasciare andare. Limitatevi ad ascoltarvi nell'ambiente, e non vi dovete MAI vergognare di sentire una voce semplice, vocali vere e pure, parole significative. Abbiate fede e fiducia in voi stessi, nel vostro fiato e nella vostra possibilità di fare arte. 

2 commenti:

  1. Si canta tutto in falsettone: sempre più mi accorgo che questa sensazione non è accettata proprio perché internamente suona come quella di un bambino innocente (e qui sta il sentimento di vergogna), che sta dicendo la verità e non ha bisogno di declamarla, enfatizzarla, colorarla, perché la tradirebbe. Anche la pronuncia riguarda la dizione ma ad un livello più alto riguarda il dire le parole come sono, lasciando che da sole significhino quello che significano, senza aggiungere chissà cosa.

    RispondiElimina
  2. bravissimo, tutto vero!

    RispondiElimina