Translate

venerdì, dicembre 03, 2021

"Tutto petto"

 Alcuni anni fa c'era una simpatica pubblicità, anche se con una punta di cinismo, in cui un (presunto) Babbo Natale veniva scoperto da un bimbo in cucina ad abbuffarsi; però a quel punto il bambino voleva partecipare al banchetto e quindi il Babbo in atto di mettergli qualcosa nel piatto, gli chiedeva: "petto o coscia?", il bambino, come sempre, sorridente gli rispondeva: "Coscia", al ché il dispettoso intruso, con malefico ghigno gli mostrava la padella: "tutto petto", mortificando il povero bambino, che rimaneva all'asciutto. Ovviamente questo non c'entra niente con quanto vado ad esporre riguardante il canto, era solo per introdurre l'argomento con un sorriso e con un riferimento verbale, il petto.

Come è stranoto, il settore centro-grave della voce umana viene storicamente definito "registro di petto", da una antica sensazione di vibrazione delle cavità toraciche attraverso i legamenti della laringe all'osso sternale. La studio anatomico della laringe ha in seguito osservato che i cosiddetti registri sono dovuti ai diversi atteggiamenti delle corde vocali, al coinvolgimento di muscoli intrinseci o estrinseci alla laringe stessa e ai movimenti complessivi delle cartilagini. 

Altra cosa nota è che il parlato comune si esplica nel registro di petto, almeno per la quasi totalità del genere maschile, e poco meno nel genere femminile. Qualche maschio, perlopiù per problemi nel periodo della muta, talvolta resta in quella modalità nota come "falsetto" (inteso della donna). Un tempo molto più donne di oggi parlavano in falsetto, ma questo toglieva autorità, e per volersi adeguare alla figura maschile, anche le donne hanno preso a parlare più diffusamente in registro di petto.

Per contro è successo che in campo femminile, più facilmente in campo sopranile, in tempi recenti si è andata consolidando, per motivi assurdi, la tendenza a evitare il più possibile il ricorso al registro di petto, preferendo anche nelle note centrali, sempre quello di falsetto-testa, adducendo come ridicola spiegazione che quella è la voce "impostata". Conseguenza di simili idiozie è che le voci femminili che vengono indirizzate in tal modo, perdono gran parte della loro pienezza nella zona centrale e si privano di un fondamento per tutta l'educazione vocale. 

Per la verità, due sono le motivazioni sostanziali per questa scelta: la mancanza del "passaggio" e le risonanze "in maschera". Per tutte le voci, da sempre, si è sempre posto il problema del cosiddetto passaggio dal registro di petto a quello di falsetto-testa. Per le donne dotate di un robusto registro centrale, resta spesso il problema di un difficile amalgama con un falsetto che nelle note centrali è alquanto fievole. Renderli continuativi senza scalini e "singhiozzi" è molto difficile (e di questo parlerò tra poco), per cui fare tutto in falsetto è la strada più facile, ma anche la più sbagliata. L'altra questione, nata con tutta la teoria della "maschera", è che il petto sarebbe "basso", cioè non in maschera, mentre lo sarebbe il falsetto-testa. Anche questa è una teoria ridicola. Intanto tutta la questione della maschera è una teoria piuttosto artificiosa e soggettiva, che crea più carenze e difetti che vantaggi, ma che il petto non possa avere le stesse virtù amplificative del falsetto, non sta né in cielo né in terra. E lo stesso dicasi per l'idea della voce "impostata", che crea solo artifici e ingolamenti.

Tutta la materia dei registri è, tanto per cambiare, legata alle carenze respiratorie, non intese in senso quantitativo, ma qualitativo, ovvero energetico. Il nostro sistema corporeo individua gli aspetti e i tratti ove è necessaria energia, e naturalmente la sottrae laddove non è necessaria. Necessario inteso in senso vitale. La voce parlata comune, essendo compresa nel nostro DNA, è considerata se non primaria, comunque rilevante, Viceversa, per tutto il resto della gamma, l'energia respiratoria non è più considerata necessaria, e quindi è carente per le nostre necessità vocali canore. I più ritengono che la respirazione sia carente sotto l'aspetto quantitativo e quindi fanno molti esercizi per aumentarla, ma questo, pur non essendo negativo, a meno di compiere errori di irrigidimento, non contribuisce al miglioramento vocale. Quello che poco è compreso è che la respirazione deve essere ABBINATA alla voce se si vuole che si sviluppi e cresce in senso qualitativo energetico. 

Il settore cruciale per le donne è soprattutto quello centrale, per gli uomini l'acuto (poi anche per le donne, ma in misura minore). 

Esercitando il parlato femminile in zona di falsetto (fa3-do#4), i problemi si presentano in modo evidente. La maggior parte delle donne ha nette difficoltà a pronunciare in modo convincente, ma molte lo fanno proseguendo in registro di petto, il che è possibile, ma con diversità soggettive in base al tipo di voce. Le voci molto leggere sono in grado di salire anche fino e oltre il do4 con un petto brillante, non particolarmente urlato, e talvolta anche gradevole. Sono le voci che perlopiù si dedicano a generi come il pop, il jazz, il blues, il rock... difficilmente sono voci che possono dedicarsi alla lirica, ma ci sono diverse eccezioni. Altre voci hanno nette difficoltà a salire di petto oltre il sol-la, e se ci provano vanno incontro a rotture improvvise. Inoltre anche quando ci provano, gridano in modo esacerbato e inopportuno. 

Come ho scritto e divulgato in tutti i modi possibili, mediante i giusti esercizi, si può provocare una EVOLUZIONE respiratoria in senso vocale, per cui piano piano si genera una condizione del fiato tale per cui accanto alla attività fisiologica esso svolge una funzione di ALIMENTAZIONE perfetta della strumento vocale. Quando ciò viene raggiunto, noi subiamo anche una modificazione fisio-anatomica per cui durante il canto non incontriamo più le due condizioni dette registri, ma restiamo su tutta la gamma in un unico atteggiamento che possiamo definire "corda unica", dove le corde vocali graduano gli atteggiamenti che definiamo registri, che restano quasi sempre entrambi presenti, tranne proprio nelle sezioni estreme. 

Ma torniamo alla base. La cosa più interessante, evidente e meravigliosa, è che salendo dalle note più basse a quelle centrali, dove prima c'era lo scalino e la persona si sentiva quasi rassicurata nel sentire che era entrata nel registro di falsetto, ora si prosegue sentendo che si può parlare in modo franco, sincero, recitante, diretto. Questo all'inizio spaventa, perché si ha il dubbio di essere ancora nel petto (la qual cosa dovrà essere rilevata, eventualmente, dall'esperto maestro). Ma se così non è, ecco la meraviglia: si parla davvero intonando, senza alcuna diversità, senza scalini e cambi di colore. Un obiettivo tanto straordinario quanto di lungo e paziente raggiungimento. Purtroppo anche la psicologia qui ha un ruolo. La cosa ancor più meravigliosa è che la conquista di questo livello di perfezionamento non solo permette la recitazione infallibile del testo, rendendo artisticamente molto più avanzata l'esecuzione sul piano espressivo e musicale, ma permette alla voce una espansione acustica, sonora, nell'ambiente incredibilmente maggiore. E' il raggiungimento del Nuovo Senso Fonico, cioè del superamento di ogni ostacolo istintivo. Non si tratta di crederci o di convincersi, si tratta di avere la fiducia nel proprio fiato, nella pazienza, nella volontà di dedicarcisi con abnegazione e nel concentrarsi sul tutto. Quando si pronuncia una frase, non c'è sillaba, congiunzione, o parola che possa essere sottostimata. Tutto ciò che concorre a esplicitare una frase deve essere perfetto, niente escluso. Ogni vocale o consonante ignorata si "vendicherà" togliendo significato e facendo venir meno l'unità complessiva. Ascoltate più che pensare, che serve a poco. Lasciate che la musica che è in voi possa esprimersi attraverso voi. Gustate le parole di ciò che cantate, senza spingere, senza premere, senza appoggiare, senza girare, senza alzare, senza tirare, senza schiacciare. Parlare e basta, con la semplicità e la scioltezza con cui parlate regolarmente. Questo, ovviamente, quando il vostro fiato ve lo permetterà. 

2 commenti:

  1. Io ho sempre avuto problemi con gli acuti e credo che per gli uomini in generale, soprattutto per baritoni e bassi che hanno più difficoltà psicologiche a cantare in falsetto (credo che per i tenori risulti più naturale perché altrimenti l'estensione sarebbe troppo limitata) il problema sia che comunque spingendo di petto gli acuti possono essere raggiunti. Nelle mie disgraziate esperienze di studio di canto, mi facevano vocalizzare fino al si4, puntando sulla velocità e la spinta. Ovvio poi che quando cercavo di cantare con un minimo di artisticità, grattavo, urlavo e arrancavo già in zona di passaggio, incapace di fare un pianissimo o di dare la minima espressione. Gli insegnanti ad insistere sullo spingere, sul cantare forte, soddisfatti solo della potenza perché in effetti solo gli acuti potenti strappano gli applausi...ma io ho sempre sentito che non andava bene, sentivo la mascella inchiodata, la gola serrata, la fatica innaturale, eppure dalle registrazioni non si notava più di tanto, ma alla fine sapevo che mi sarei spaccato la voce e poi a me non interessava cantare così

    RispondiElimina
  2. Grazie per il commento. Certo, da ormai decenni l'unica metodologia per affrontare gli acuti è il forte-fortissimo, spinto, schiacciato e quant'altro. Affrontare il piano e il falsetto, il sospirato, ecc. è considerata una debolezza, scarsa virilità, quindi una vergogna! E invece sta proprio nel poco peso la strada per assurgere agli acuti, non provocando la reazione dell'istinto. Il falsetto lentamente si rafforza, si riempie. Ma a volte anche il salire facilmente lascia perplessi, perché ormai il canto lirico è considerato più uno sport violento che un'arte sublime.

    RispondiElimina