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sabato, novembre 26, 2022

La doppia meccanica

 In tutti gli strumenti musicali inventati e suonati dall'uomo, possiamo dire esista una doppia meccanica; una interna, intrinseca, e una esterna, estrinseca. Prendiamo un pianoforte: esiste evidentemente una complessa meccanica interna, formata dal complesso che va dal tasto al martelletto e alle corde. Questa meccanica è l'oggetto fondamentale del funzionamento ed è stato al centro dell'invenzione, e coinvolge poi anche altri aspetti, dalla forma, all'uso di pedali, ai materiali, ecc. Ragionamenti analoghi valgono, pur se con molte differenze, per tutti gli altri strumenti. La meccanica esterna o estrinseca in cosa consiste? nel rapporto tra lo strumento e l'esecutore. Il pianista o il violinista o chitarrista, ecc., devono escogitare o apprendere una tecnica, quindi una meccanica, per potersi relazionare con lo strumento e poterlo far suonare ad alti livelli. Il rapporto tra queste due meccaniche, nella coscienza dell'esecutore, non è sempre la stessa. Un pianista può conoscere anche molto poco della meccanica interna, perché il suo lavoro sarà più che altro esterno, delegando ad accordatori e tecnici quello di messa a punto o riparazione dello strumento. Conoscere il funzionamento è sempre una buona base culturale e può incidere anche su un'esecuzione di alto livello, ma non è essenziale per tutti. Per certi strumenti può essere più importante, però esiste quasi sempre un rapporto differenziato tra esecutori e meccanici-riparatori. 

Veniamo alla voce. Si ritiene, per analogia, che anche la voce possieda una meccanica interna, il che è oggettivamente inconfutabile, e quindi un apporto per il suo uso sempre di tipo tecnico-meccanico, il che è assolutamente falso e improprio. Il funzionamento meccanico interno è un dato anatomico-fisiologico, tra l'altro di inusitata complessità, tutt'ora non completamente compreso nemmeno dalla scienza, il cui studio può essere interessante e moderatamente utile ai fini didattici. Viceversa non c'è e non ci dovrebbe essere alcun approccio meccanico al modo di utilizzarlo. Chi  controlla e domina la voce è la mente, e lo fa indipendentemente dalla nostra volontà. Quando noi vogliamo pronunciare una A, ad es., non sappiamo realmente quali muscoli, quali parti anatomiche si mettono in movimento e di quanto. E' un compito che sa gestire la mente del tutto indipendentemente da noi (come avviene per le gambe quando camminiamo, tanto per dire). Dunque i consigli di molti insegnanti di muovere determinati muscoli o parti degli apparati per illudere che avverrà un miglioramento, è fallace! Potrà avvenire un cambiamento, questo sì, che potrà sembrare migliorativo in una certa direzione, cioè potrà risultare più sonoro, con un certo colore, ecc., ma avrà sempre (sempre) una contropartita, cioè comporterà la nascita di una carenza o un difetto, perché interverrà artificialmente sugli apparati, impedendo il naturale e intelligente flusso respiratorio adeguato all'esigenza che abbiamo indotto. In sostanza: se noi parliamo, il nostro apparato è già predisposto per farci parlare correttamente per l'esigenza standard, cioè comunicare con le persone che ci stanno attorno. Se dobbiamo migliorare il parlato per realizzare qualcosa di professionale o addirittura artistico, quello standard è gravemente insufficiente, e quindi dobbiamo mettere in atto una disciplina che ci consentirà di evolvere il motore principale della voce, cioè il fiato. La meccanica interna E' SEMPRE LA STESSA, non muta di una virgola! la A sarà sempre una A, la nostra mente sa come farla, il problema è che noi non vogliamo più una A "standard", ma una A di elevata qualità e con caratteriste foniche, sonore e musicali elevatissime, capaci di essere apprezzate e percepite in ampi spazi senza ausili artificiali. Quindi in sintesi: 1) esigenza interiore spirituale che ci spinga a elevare la voce a oggetto artistico; 2) disciplina artistica, quindi esercizio (non allenamento) che crei un'esigenza respiratoria e di conseguenza una evoluzione del respiro ad alimentazione di vocalità pura; 3) creazione di un "senso fonico", cioè di un nuovo senso che sviluppi una potenzialità insita in noi per poter ridurre e financo eliminare le resistenze e le opposizioni dell'istinto, che percepisce il canto come un'interferenza alla respirazione fisiologica, necessitando di un tipo di respiro diverso da quello vitale. 

La disciplina per l'elevamento artistico della voce, vuoi per migliorare la voce parlata, vuoi per quella cantata, non hanno alcunché di meccanico e tecnico, e non necessita di approfonditi studi sulla meccanica interna, che, come in tutti gli strumenti, è utile conoscere culturalmente, ma non indispensabilmente, e soprattutto non si deve interferire volontariamente con essa. Ciò che si compie è una sollecitazione della mente a produrre un risultato fonico di maggiore qualità, cosa possibile se c'è, da parte del soggetto, un'esigenza interiore autentica e quella umiltà e rispettosità nei riguardi del proprio corpo e un'attenzione alla conquista artistica che non sia dettata dall'ego, dal narcisismo, ma dalla volontà di una comunicazione spirituale, dunque di donare e ricevere la bellezza e verità contenuta nelle opere d'arte che si andranno ad eseguire. Il canto non deve servire a esaltare sé stessi, ma i capolavori che si intendono affrontare, con l'obiettivo di incontrarsi in essi con chi collabora con noi e chi ci ascolta.  

1 commento:

  1. Sempre più mi accorgo di come la musica sia un'esperienza metafisica: si suona preoccupati di cosa si deve fare, di cosa si vuole esprimere, preoccupati dell'intonazione, di quello che chi ascolta penserà, di un sacco di cose...poi arriva quel momento magico in cui sembra che spirito, mente e corpo si uniscono, si entra dentro la musica e si lascia andare: il suono diventa improvvisamente perfetto, intonato, VERO!!!! Con la voce è 100 volte più difficile perché la voce E' il nostro corpo, la nostra anima e la nostra mente, ed in più le parole ci mettono a nudo, se davvero le stiamo dicendo. Nel Vangelo sta scritto che è la verità che ci renderà liberi, ma come sappiamo la verità e la libertà non sono per tutti e sono una conquista ardua. Il senso fonico è la piena accettazione di noi stessi, della nostra voce che, come sappiamo, non amiamo quando la sentiamo registrata, ma non ci sono scorciatoie

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