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martedì, settembre 19, 2023

I due motori

 Si può dire che nel canto possiamo contare su due motori [dal lat. motor -oris, «che mette in movimento»], uno attivo e uno passivo. Il motore attivo è la parola, è ciò che motiva e aziona la "macchina" vocale. Se il testo non suscita l'interesse e la volontà del cantante, cioè non è coinvolto da essa, il motore non funziona, ovvero non aziona correttamente l'altro. Il motore passivo è il fiato-diaframma. Nelle scuole di canto non si fa che agire (o meglio, tentare di agire) su di esso con varie tecniche ed espedienti, quasi tutti fallaci e comportanti difetti più o meno gravi. E' assurdo spingere, premere, affondandare, ecc. Il fiato ha un proprio fuinzionamento istintivo, basato su principi fisici e fisiologici perfetti. Ciò che manca a questo meccanismo nel canto artistico è la qualità, ovvero la costanza, la regolarità, la relazione mirabile con la laringe e l'articolazione. Ma, per l'appunto, questa caratteristica si sviluppa e si raggiunge proprio grazie a come si pronuncia e si muovono il parlato e la melodia. Affinché la parola sia ricca di significato e abbia il giusto carattere, la giusta intensità, necessita del giusto apporto respiratorio. Quindi è concentrandosi su questi aspetti che essa azionerà il motore respiratorio opportuno. Così e non diversamente, cioè non azionandolo volontariamente secondo modalità del tutto prive di relazioni e arbitrarie. 

1 commento:

  1. Anonimo12:05 AM

    Penso che ogni difetto, non solo vocale ma anche musicale, venga dalla fisima del suono, del volume, dall'ossessione di farsi sentire abbastanza. Qual è il primo parametro per capire se abbiamo a che fare con una orchestra che sa suonare bene o con una orchestra di cani? La capacità di suonare piano, o meglio puro, pulito, intonato, trasparente.

    È un mito idiota quello della voce lirica che "supera il muro orchestrale". Un bravo compositore dispone l'orchestrazione in modo tale che le voci possano emergere senza affogare in un magma sonoro troppo denso. Altrimenti è un casinista, non un compositore di musica.

    In un qualsiasi teatro decente si sente anche il più piccolo rumore, se gli si garantisce il giusto silenzio attorno.

    Un concertato richiede un equilibrio raffinatissimo di volumi, è un meccanismo delicato in cui ogni attore, strumentista o cantante, deve inserirsi badando a non coprire gli altri, cioè ascoltando contemporaneamente tutti gli altri. Altrimenti non è neanche possibile procedere insieme ritmicamente. Non è questione di forza, semmai di togliere, alleggerire, spiritualizzare fino a rendere la trama perfettamente trasparente.

    Purtroppo decenni di assuefazione al casino assordante della musica pop, rock, e merde varie, ha completamente ucciso l'orecchio e le percezioni anche di tutti gli addetti all'opera e alla musica classica. Puh.

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