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sabato, novembre 25, 2006

Respirazione e attacco

L'attacco, per chi inizia lo studio del canto, è tutt'altro che semplice, almeno in molti casi. Se si è incamerata troppa aria, ci si troverà con una enorme pressione sotto le corde, per cui l'attacco risulterà un "colpo di glottide". Alcune antiche scuole di canto insegnavano il colpo di glottide come possibilità d'attacco. In realtà oggi è quasi unanimemente sconsigliato, se non come momentanea "cura" di qualche problema di imperfetta adduzione, ad es. L'attacco spesso viene preceduto da un tempo minimo di "apnea". Cioè quel tempo che intercorre tra il termine dell'atto inspiratorio e l'attacco. Questo è un problema da affrontare. Al termine dell'inspirazione, occorre che non ci sia costrizione faringea, cioè la gola deve rimanere rilassata come durante l'inspirazione, e l'insorgere del problema riguarda il punto in cui attaccare. E' ovvio, a questo punto, dedurre che non bisogna pensare alle corde vocali e alla gola come punto di attacco. E infatti dobbiamo anche dire che per chi comincia lo studio del canto, o per chi ha contratto brutte abitudini, per un certo tempo è meglio non attaccare direttamente con le vocali, ma con una sillaba, quindi vocale preceduta da consonante, meglio se labiale. A questo punto subentrerà il problema della costanza e della graduale emissione. Voci del tutto ineducate non riusciranno a mantenere a lungo una vocale, il fiato sfuggirà velocemente; spesso si assocerà suono e fiato insonoro, l'esecuzione all'inizio sarà troppo forte e dopo un po' si indebolirà notevolmente. Queste sono solo alcuni dei difetti causati dalla reazione istintiva, di cui ho parlato nei post precedenti. Per esempio è normale che immediatamente dopo l'attacco, la mandibola tenda a chiudersi e non si riesca a mantenere l'apertura della bocca verticale durante una "O"; il collo si irrigidisca, la vocale diventi nasale, la testa si pieghi all'indietro... e altri "simpatici" effetti. Ciò avviene perché il diaframma, che è il muscolo più potente della respirazione, viene indotto dall'istinto a reagire al permanere di aria nei polmoni oltre pochi secondi e alla pressione causata dall'adduzione delle corde vocali; la reazione consiste nel sollevarsi velocemente. L'elevamento repentino del diaframma, per mezzo della pressione sottoglottica, "spinge" verso l'alto la laringe, e questa forza, talvolta assai violenta, si può ripercuotere sulla mandibola e sui muscoli della zona cervicale. Ma i problemi potrebbero non essere finiti. Infatti a questo punto, originatisi i problemi, le azioni per contrastarli potrebbero crearne altri. Siccome la reazione consiste principalmente in una risalita del diaframma e della laringe, l'azione di controllo potrebbe consistere nello spingere la laringe verso il basso. Questo indubbiamente può dare l'impressione di un suono più importante, ma lo renderà "ingolato". Questa è una brutta storia! Si può dire che una percentuale altissima di cantanti lirici, volontariamente o meno (diciamo quasi sempre involontariamente), utilizza la resistenza prodotta dal faringe, e quindi l'ingolamento, per controllare la risalita del diaframma.

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