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mercoledì, dicembre 01, 2010

La respirazione toracica

Nei suoi scritti il Maestro Antonietti si è sempre espresso nei riguardi di una respirazione "artistica", conclusiva di un lungo periodo di apprendimento, culmine di un percorso disciplinare. Personalmente ho sempre evitato questo argomento, al massimo sfiorato, perché lo ritengo talmente difficile da raggiungere da essere considerato impossibile. Comunque prima di arrivare a questo concetto vediamo qualche altra considerazione respiratoria.
Per prima cosa posso affermare che se non esistesse la reazione di difesa istintiva, qualunque cantante potrebbe tranquillamente adottare una respirazione toracica senza problemi. Il motivo per cui in quasi tutte le scuola prevale la respirazione diaframmatica o costo-diaframmatica, per quanto inconsapevolmente, è dovuto a questo problema. Però dobbiamo fare un'osservazione: nella respirazione diaframmatica, la gabbia toracica non è quasi per niente coinvolta, e lo è poco anche in quella costo-diaframmatica. Questo fatto non è senza conseguenze. Quando il diaframma scende, grazie ai legamenti all'ossatura toracica, porta la gabbia stessa a chiudersi, avvicinarsi, infatti si noterà che durante la estroflessione della parete addominale, il torace si deprimerà. Questo è necessario in quanto saranno le costole stesse e la muscolatura intercostale che andranno a premere sui polmoni per estromettere l'aria. Dall'altro lato la potenza del diaframma completamente abbassato fornirà all'aria stessa quell'energia necessaria per un canto di qualità. Dobbiamo osservare, però, che se la gabbia toracica è già depressa in partenza, ci sarà poco spazio perché le costole possano premere sui polmoni. In un certo possiamo dire che la respirazione è incompleta. Dunque, il secondo stadio respiratorio durante lo studio, vale a dire quando le reazioni istintive saranno più contenute (naturalmente dobbiamo riferirci a uno studio dove questo obiettivo viene perseguito coscientemente), sarà quello di una INTEGRAZIONE respitoria. Infatti noi consideriamo la respirazione costale non una diversa modalità respiratoria rispetto la diaframmatica, ma una sua integrazione. Qual è il senso di questa integrazione? E' di tre tipi: uno: la leggera depressione della parete addominale, che non significa far rientrare la cosiddetta fontanella dello stomaco, è che in questo modo il busto, o torso, si erge diritto. Nel momento in cui il busto è ben diritto, scarica interamente il proprio peso sulla colonna vertebrale. Questo è un fatto FON-DA-MEN-TA-LE! Il fiato, oltre che di scambio gassoso, si occupa di mantenere eretto il busto a integrazione della muscolatura della schiena. Se la postura è corretta, al fiato viene tolta una mansione istintiva, cioè sarà maggiormente libero di "occuparsi" dell'azione fonatoria. Secondo: sarà possibile riempire meglio i polmoni; terzo: ergendo molto di più il torace, si avrà un sollevamento cospicuo delle costole, le quali, per gravità e per azione degli intercostali, potranno agire più efficacemente nell'azione espiratoria. Quindi miglior risultato con minore fatica. Questo è un tipo di respirazione che si può utilizzare dopo qualche tempo di studio e che, per successivi miglioramenti, può garantire eccellenti prestazioni professionali anche per l'intera carriera.

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