Torno su questo argomento perché realizzo che può dar luogo a equivoci.
Il suo uso può essere di tipo musicale "sostenere una frase", che significa di non farne scemare la tensione o l'intensità drammatica. Possiamo dire, a livello educativo, che non deve venir meno il legato all'interno della perfetta pronuncia. Sostenere il suono invece può già dar adito a errori anche seri, infatti molti lo traducono in "spinta". In effetti si può dire che non ci sia bisogno di sostenere attivamente un suono, giacché il nostro fisico è perfettamente in grado di farlo, almeno per diversi secondi, finché non si va a incidere sull'aria di riserva. E proprio qui sta il nocciolo della questione. Occorrerebbe cantare sull'aria "in eccesso", dove la qualifica non intende aria eccessiva o esagerata, ma propriamente quell'aria di scambio che eccede la riserva. Ora bisogna fare una piccola osservazione. Come mai l'uomo conserva una rilevante quantità d'aria nei polmoni, che non viene emessa, anche dietro considerevole sforzo? Il motivo, che già ho esposto in diversi post, è legata all'erezione del petto. Il torace, in quanto esterno alla colonna vertebrale, porta a un potenziale ripiegamento del busto in avanti, cioè a una "caduta" in avanti. Per evitare questo, una parte del peso viene scaricata sui polmoni, quindi sul fiato, e quindi sul diaframma. In parole povere, il nostro fiato è quasi sempre, più o meno, compresso dal peso del petto (ovviamente nelle donne il fenomeno è più rilevante). Una quantità di fiato sempre presente nei polmoni ha, pertanto, lo scopo di evitare o contenere che la parte alta del busto si pieghi in avanti con possibili conseguenze posturali (che sono, nonostante ciò, presenti, e che rappresentano una problematica sociale molto diffusa). Il consiglio di stare ben diritti, presente un po' in tutte le scuole di canto, ma alcune in particolari, è, comunque motivato, sempre giusto e da osservare. Però noi adesso andiamo oltre. Per il sostegno del petto, si utilizza tutta una serie di muscoli presenti nella fascia lombare o poco sopra; se l'istinto è molto attivo, come può esserlo facilmente in chi inizia a cantare, la pressione muscolare sull'intestino può riversarsi sotto il diaframma e procurare un ulteriore motivazione al suo sollevamento. Ecco dunque che nei primi mesi di studio è sconsigliato adottare una respirazione di tipo "costale". Quando, a giudizio del maestro, la fase iniziale è terminata e le reazioni istintive sono più contenute, si può passare all'integrazione respiratoria costale, cioè con leggera tensione della parete addominale superiore e quindi con miglior erezione del busto. Questo è già in grado di far funzionare meglio il diaframma, in quanto buona parte del peso del petto potrà correttamente confluire sulla colonna vertebrale. Con l'andare del tempo si potrà ulteriormente perfezionare questa postura, con un sostegno sempre attivo del petto da parte anche della muscolatura sottoascellare e dorsale. Attenzione! Questo procedimento, fatto impropriamente o nei tempi sbagliati, porta fatalmente a un aumento, anche considerevole, della compressione sottoglottica, dunque sbagliato e nocivo alla vocalità! La respirazione, in questa posizione, deve risultare assolutamente libera e profonda. Quando il petto, terminata l'aria d'eccesso, tende a ricadere, forma come un cuneo di aria compressa che punta verso la cosiddetta "fontanella dello stomaco", all'incrocio della costole o plesso solare. Questo cuneo va contrastato facendo lentamente rientrare la fontanella dello stomaco. Ciò che deve essere chiaro, in questa fase, è che ciò che si sostiene NON E' il suono, ma la gabbia toracica, cioè l'involucro strutturale che contiene il fiato, e la nostra azione non deve agire su quest'ultimo, in nessun modo! Se questo procedimento prosegue correttamente, si potrà allora aspirare al traguardo della respirazione galleggiante, di cui abbiamo parlato alcune settimane fa, però ho fatto questo intervento proprio per precisare che le due cose, pur essendo correlate, non sono la stessa cosa. Se il petto viene sostenuto e non cade MAI durante la frase musicale, noi ci accorgeremo che il consumo d'aria cala sensbilmente, che il suono risulta più facile e sonoro e che la fatica, al di là del sostegno stesso, diminuisce considerevolmente. Certo, bisogna anche essere pronti ad accettare che il suono sul fiato risulti leggero e scorrevole, che contrasta un po' con l'idea comune che i suoni lirici dovrebbero coinvolgere il corpo in senso molto attivo; in effetti c'è un modo di dire, secondo cui si canta con tutto il corpo, che viene inteso come una vibrazione di tutte le parti, il che è pesantemente sbagliato, anzi quasi l'opposto, perché ciò che deve vibrare considerevolmente, alla fine, è solo l'aria esterna.
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