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venerdì, novembre 25, 2011
Attacchi e prolungamenti
Questo argomento si lega con quello dell' "alimentazione" del suono. E' molto importante comprendere il concetto della "scintilla" che accende il suono. Quando si attacca il suono al fine di fare un suono lungo, prolungato, è importante rendersi conto che non è possibile fare una pressione sul suono come fosse un "pistone" verso l'esterno. Questo produrrà solo suoni brutti e fastidiosi. Tutto sta in un attacco morbido e leggero, che durerà una frazione di secondo, dopodiché... che succederà? Salvo alcune persone che hanno una naturale tendenza a un canto morbido ed espressivo, quasi tutti avranno difficoltà a "mollare" questa spinta, pensando, per l'appunto, che affinché il suono prosegua, bisogna per forza spingerlo. Quindi i primi riflessi di questa concezione saranno una diminuzione esagerata del suono, a cui peraltro non sempre si accompagnerà un reale sganciamento della muscolatura, per cui possono risultare anche suoni piccoli e leggeri... spinti!! La questione invece è che immediatamente dopo l'attacco, il suono si alimenta con un fiato leggerissimo che NON DEVE comportare alcuna tensione muscolare. In realtà la cosa importante, riferendoci al "fiato statico", è che non si deve fare alcun pensiero di spinta, comunque lo si intenda, compreso, quindi, quello di alimentazione.
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Infatti, basterà sostenerlo lasciandolo andare per la sua via... ecco che allora si produrrà il famoso suono in maschera che altro non è che un suono libero che va nei risuonatori tranquillamente senza interferenze di spinta muscolari e soprattutto senza "indirizzi mentali" che violentino il suono. L'unico "indirizzo mentale" secondo me, è appunto l'attacco. E' da lì che inizia e si svolgerà il suono, si forma l'idea del suono che dovrà essere con la giusta altezza, la giusta intensità, il colore, tutte cose che sono gestite solo dal fiato e da una tenuta orofaringea modellata dal fiato stesso. Ma l'attacco resta effettivamente la vera "scintilla" da cui può nascere il vero e stupendo spettacolo "pirotecnico" dell'arte canora.
RispondiEliminaPrenderei con le molle "suono libero che va nei risuonatori". I risuonatori sono di due tipi: quelli diretti, oro-faringe, e quelli indiretti, torace, cavità nasali, seni frontali, paranasali, sfenoidali, ecc.Quelli diretti partecipano sempre , anche se la loro efficenza è in stretto rapporto con la qualità del fiato/suono. Quelli indiretti possono partecipare o meno, sempre a seconda della qualità del suono, ma senza riceverlo direttamente. E' bene ricordare che le casse di risonanza funzionano per il semplice fatto di esistere in quanto contenitori vuoti. Ciò che rende più o meno partecipativi questi spazi è il sistema di comunicazione delle vibrazioni. Così come la cassa armonica di un violino funziona se è stato posto correttamente il ponticello, anche le nostre "casse" funzioneranno se il suono batte costantemente e con adeguata pressione sull'osso mandibolare, nel palato alveolare. Per il resto concordo pienamente. Ciao
RispondiEliminaNel petto non c'è alcun risuonatore: non si tratta di risonanza, infatti, ma solo una consonanza.
RispondiEliminaNon si capisce il senso di questa affermazione. Se percuoti con un dito lo sterno, sentirai una risonanza... questo perché la gabbia toracica E' un risuonatore, non è che "c'è" un risuonatore... che significa questa frase, boh.
RispondiEliminaNo, non è che "non si capisce": sei tu che non la capisci, perchè evidentemente non sai la differenza tra consonanza e risonanza.
RispondiEliminaQuesta frase significa che un conto è la CONSONANZA, che è quella che intendi tu; un altro è la RISONANZA :)
Nel petto non risuona proprio niente. Non può fisiologicamente farlo, dato che il suono si sviluppa dalle corde vocali, che sono poste più in alto :)
Il suono non scende mica.
A Napoli si dice "ciuccio e presuntuoso". Io sono sicuramente una persona ignorante, ho lacune vastissime in ogni campo, e le riconosco. Quando si parla di canto, ho una esperienza e una costanza di studio, oltreché un maestro, che mi fanno constatare oggettivamente di saperla piuttosto lunga. Posso sbagliare in campo terminologico, dove peraltro esistono "spazi di manovra" piuttosto ampi. Ora l'esimio anonimo scozzatore (la c in piemonte, e mi pare anche in romagna, tende a diventare z) uso a leggere libri, pur non capendoci niente, niente sapendo, è incappato in questo termine e vien subito a fare il maestrino e a bacchettare. Allora, se gli amici che leggono questo blog provano a fare una ricerca in merito, vedranno che il termine consonanza in campo vocale è pressoché assente. Ma poteva mancare l'immancabile M° dei foniatri a dirci come stanno le cose? E quindi ci erudisce sul fatto che la vibrazione ossea è una consonanza mentre la vibrazione dell'aria è una risonanza. Facciamo qualche considerazione: come mai, per secoli, i cantanti e i cultori della voce definiscono "voce di petto" il tratto centro grave della voce, soprattutto maschile? Perché sentono RISUONARE il petto. Chiunque di voi, parlando in un range centro basso, appoggiando la mano sulla gabbia toracica, avvertirà una vibrazione. Questa, a rigore, sarebbe una consonanza. Perché e come fa a vibrare se, come ci insegna il nostro eruditissimo ospite, la laringe sta sopra? Semplice, esistono muscoli e legamenti, in particolare lo sterno-tiroideo, che collegando la laringe allo sterno permette alle vibrazioni, soprattutto quando la laringe è bassa, quindi nelle note centro gravi, di comunicarsi allo sterno e di conseguenza alla cassa toracica. La quale, come gran parte del nostro corpo, ha cavità, le quali non sono sotto-vuoto, ma sono piene di aria, la quale non può non vibrare per effetto della consonanza. Ma l'argomento è così semplice nella sua essenza che solo un pallone gonfiato può permettersi di venir qui a dar lezioni. Il violino, tanto per dire, ha le corde davanti alla cassa armonica. La vibrazione si comunica alla tavola armonica e all'intera cassa grazie al ponticello, che vibra per consonanza, ma a quel punto l'aria contenuta vibra e risuona, e così succede per il torace e altre cavità sopraglottiche, dove non va il suono diretto, proprio come ho spiegato io dividendo le casse in primarie, dove passa il suono, oro-faringe, e secondarie, che partecipano arricchendo il suono. La questione potrebbe diventare anche più complessa se ci mettiamo a riflettere sull'appoggio diaframmatico e sulle ulteriori vibrazioni che questo muscolo comunica a sua volta alla cassa toracica. Infatti è evidente che un valido appoggio arrichisce il suono di componenti profonde (che alcuni teorici sui generis definiscono armonici inferiori) che sono appunto queste risonanze pettorali, che ben conoscono soprattutto gli affondisti, che le esaltano fino a renderle fondamento del suono lirico. Del resto spesso si confonde il ruolo dell'aria, che nel canto è produttrice del suono, mentre tutta l'aria presente diventa mezzo di comunicazione.
RispondiEliminaCaro amico: non ho nulla in contrario a pubblicare i tuoi post, ma sei invitato a partecipare con l'umiltà che si conviene a chi non ha profonda coscienza dell'arte canora, perché se no, con rincrescimento, ma ti tratto male. Questo è il MIO blog, se ti senti così ferrato, fattene uno tuo e non rompere le palle con la tua inutile saccenza. Ti ringrazio e saluto.
ahaha.
RispondiEliminaDài, non è che devi sapere per forza tutto-tutto, per insegnare.
Dillo che non lo sapevi, ringraziavi per la precisazione ottenuta (quella è l'umiltà) e finiva lì... no? :)
Pecchi tu di umiltà, nel non ammetterlo...
Non si tratta di risonanza ma di consonanza. Ricordalo per il futuro...
Lo so che sei un bravo maestro. Non è che se ti sbagli, non lo sei più. Relax!
Come prevedibile, con finta cortesia, vorresti avere comunque ragione, dimostrando di non leggere e di non capire niente sulla materia. Non c'è nessuno sbaglio, la consonanza non interessa. Il suono che batte nel palato duro posteriore crea una consonanza, ma il risultato è pessimo. Ci interessa la consonanza che crea risonanza, come quella toracica. Io non sono modesto, in campo vocale, non sono "non umile", perché quello lo sono sempre.
RispondiEliminaA Napoli si dice anche "'a lavà 'a capa 'o ciuccio ce pierde l'acqua 'e 'o sapone". Cioè.. fiato sprecato, è il caso di dire.
RispondiEliminaComunque, tornando al tema, a proposito di morbidezza e leggerezza, ieri ho visto al ristorante un cameriere che con una leggiadria unica, si destreggiava tra la gente in sala con in mano, o meglio con le punte delle dita,un piatto e una decina di coppe (flute) di spumante senza farne cadere nemmeno una goccia. Il piatto si alzava poi scendeva,a destar e a manca, anche repentinamente, ma sempre con uno slancio ed un appoggio morbido ed elegante. Mi ha colpito quella maestria, nobile, anche nel porgerlo. Da vero artista.
Fabio, può servire come esempio?
Certamente sì! E' una variante al "galleggiamento". Tenere il suono "alto" (il piatto), cioè non spingerlo verso l'alto, ma lasciare che fluttui grazie a un naturale sostegno (il cameriere stesso), morbido ed elastico, che è il fiato.
RispondiEliminaContinuano ad arrivare commenti dell'anonimo che vuol aver ragione. Può darsi, ognuno ha letto e farà le proprie riflessioni in merito. Ora chiudo la discussione.
RispondiEliminaTu chiudi la discussione perchè stai cominciando a comprendere di avere torto; e infatti non mi hai pubblicato la replica :)
RispondiEliminaDici cose giuste, altrove; ma non sei una persona giusta.
Ciao.
Questo è un blog, non un forum, e oltretutto stiamo andando a parlare fuori argomento. Che io sia ingiusto è molto probabile, ma è anche vero che se posso esporre le idee e i fondamenti di quest'Arte come mi sono stati insegnanti e ho poi sviluppato e continuo a sviluppare sul piano relazionale (non su quello dell'acquisizione, che è un aspetto concluso da tempo), sono costretto a farlo in quest'ambito ristretto perché i forum pubblici sono ricettacoli di polemisti e attaccabrighe e non permettono confronti e discussioni costruttive e utili a chi li frequenta, soprattutto giovani. La scuola che porto avanti è, credo, unica (lo dico con qualche elemento di obiettività e dispiacere, non per orgoglio) e poco popolare perché dice il contrario di quanto dicono moltissimi cantanti e insegnanti. Non, ovviamente, per partito preso, ma per acquisita coscienza e padronanza della materia e dei percorsi didattici relativi. Per rispondere un'ultima volta, poi chiudo davvero, alla questione consonanza-risonanza: se vuoi sapere se conosco e utilizzo questo termine, la risposta è no. Se vuoi sapere se d'ora in poi la userò, la risposta è no, perché non serve a niente, e perché, nonostante le insistenze, ritengo che tu abbia torto. Se si prende un testo fondamentale come: "lessico di acustica e tecnica musicale" di Pietro Righini (ed. Zanibon PD 1980), unanimente riconosciuto come massima autorità in campo di fisica acustica, egli sotto la voce "consonanza" descrive tutta una serie di fenomeni musicali che non hanno nulla a che vedere con quanto riporti tu (fusione dei suoni, dissonanza, Armonia, Accordo, Bande critiche, rapporti semplici e complessi). Viceversa, sotto la cospicua descrizione presente alla voce "risonanza e risuonatori", parlando di voce umana egli scrive: (pag. 140) "... Se i tubi sonori sono i risuonatori musicali più semplici, l'organo vocale è quello più complesso. Si tratta di un insieme di cavità risonanti libere, pettorali, di gola e di testa, ognuna delle quali è idonea a convibrare entro una non larga fascia di frequenze, autoregolando la risposta su comandi cerebrali...". Sul fatto poi che le corde vocali siano sopra, avevo già affermato che è una sciocchezza, non c'entra niente, non è la questione del flusso aereo che determina la differenza, così come in un violino non c'è aria in movimento, ma la cassa funziona per via delle vibrazioni trasmesse dal ponticello (allora anche la cassa del violino dovrebbe essere una "consonanza" e non un risuonatore). Nell'uomo, come dice ancora Righini ("riunisce i requisiti dei risuonatori liberi e di quelli accordati") abbiamo la coesistenza di più tipologie di risuonatori, come avevo già scritto nel mio primo post, alcuni attraversati dal suono altri no, ma comunque, per via di ossa, cartilagini, tendini, legamenti, muscoli colleganti, anche altre cavità risuonano e arricchiscono il suono fondamentale. I termini possono avere una utilità comunicativa, ma poi è la pratica e la conoscenza dei fenomeni nella loro concreta applicazione che servono a fare arte vocale. Il fatto che il torace possa essere definito consonante o risonante è decisamente secondario se poi non si hanno i mezzi mentali, intuitivi, pratici, didattici per far sì che questa parte del corpo possa confluire nella qualità della voce. Comunque si può sapere dove hai letto questa cosa?
RispondiEliminaAh, ecco, ho trovato: nella pagina http://www.marcotonini.org/wordpress/vox/risonanza-vocale/ si trova questa frase:
RispondiElimina"... Tornando alle nostre risonanze, poco sopra ho parlato di cavità sopraglottiche e non sottoglottiche. Questo perchè il percorso dell’aria dai polmoni alle CV è di tipo verticale, dal basso verso i risuonatori, perciò
tutto ciò che si trova al di sotto delle CV non potrà mai risuonare,
in quanto attraversato da alcuna energia (onda) sonora.
L’aria che dai polmoni arriva alle CV è di tipo non-vibrante ed il petto non potrà mai essere un risuonatore. L’insegnante di canto che parla di risonanze-di-petto spesso utilizza questa terminologia in riferimento alla sensazione di risonanza (vibrazione) di petto determinata dalle vibrazioni scheletriche e muscolari che dalla laringe arrivano al torace. Quindi tutto ciò che si trova al di sotto delle CV non può amplificare il suono, non risuona.".
E' un sito piuttosto ricco di annotazioni e riferimenti soprattutto di tipo foniatrico. Secondo me persistono errori di valutazione, perché, nel caso del torace, non c'entra niente l'aria di produzione; è sbagliato, lo si dice anche nel sito, mettere il suono nel naso, ma non si può negare che le cavità anche al di sopra della bocca fungano da risuonatori, e ciò senza che l'onda sonora le attraversi, per motivi già spiegati.
Peraltro in "Il teorema del canto
RispondiEliminaDi Mirella De Fonzo", che rientra in una collana medica, a pag. 164 si trova la frase: "tra le cavità di risonanza troviamo anche il torace...".
E con una minuziosa indagine a decina se ne trovano dello stesso tipo, mentre pressoché sconosciuto appare, in campo vocale, il termine consonanza, anche, secondo me, per non creare confusione con altre definizioni musicali.
Caro signor Fabio Poggi,spesso foniatri e logopedisti si lamentano del fatto che maestri di canto e cosidetti "esperti" in materia non conoscano principi fondamentali dell'acustica e non sappiano come funzioni la laringe.Le cavità di RISONANZA sono:laringe ,ipo e oro faringe e cavita boccale.La CONSONANZA è una percezione vibratoria e nulla di più,il suono di petto è così definito perché si sente vibrare il petto e solitamente corrisponde alla prima ottava detto in modo grezzo ma questa è una percezione muscolo scheletrica nulla di più.Vale per il registro di testa con seni paranasali(etmoidali e frontali)seno sfenoidale con collegamento alla cavita nasale e seno mascellare.Il suono non viene proiettato in questi seni ,il suono esce dalla bocca questi consonatori vibrano e basta perché per risuonare ci deve essere uno spazio vuoto dove il suono attraversi una massa d'aria e ne venga rinforzato.Il suono non va hai risuonatori facciali semplicemente perché non ha passaggio dato che nel canto per articolare viene innalzato il palato molle che chiude il condotto nasale.Studiamo un pó?
EliminaNon ho capito il suo intervento. Sono le cose che ho sempre detto e scritto. Forse dovrebbe studiare un po' di più il mio blog ed evitare interventi suoperficiali e sostanzialmente inutili. Saluti
RispondiElimina