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venerdì, agosto 02, 2013

Pesi e misure2

Prosecuzione dal post precedente.
Dunque ci troviamo di fronte a una o più contraddizioni in essere, che si devono in qualche modo superare. Naturalmente noi sappiamo che l'obiettivo ultimo e fondamentale è l'elevazione della respirazione ad arte, il che vuol dire educare e sviluppare la coscienza respiratoria e la respirazione stessa affinché diventi perfetto mezzo di alimentazione di suoni vocali, qualunque sia il colore, l'intensità, la frequenza, ecc. nell'ambito della gamma vocale soggettiva. Questo è potenzialmente possibile e previsto, per cui consideriamo che in nuce non c'è alcuna contraddizione! Essa nasce dal fatto che i registri si presentano divisi, "rotti", separati, e apparentemente, nella maggior parte dei soggetti, sembrano non esserci punti di contatto. Il caso più frequente è quello della voce femminile (ma anche tanti contraltini non scherzano) dove il divario tra voce di petto e falsetto è sovente molto accentuato. Questo porta molte cantanti per conto loro o molti insegnanti a evitare l'approccio al petto, quindi a "sfondare" il falsetto, con ingolamenti e sforzi d'ogni tipo, e in altri casi a mantenere una sorta di dualità tra i due registri, quasi una compresenza di due voci nella stessa persona, in mancanza di criteri e strategie, o meglio coscienza, di cosa fare per superare perfettamente questo scalino. Ma il problema non è esente anche in tenori, mezzosoprani, baritoni e bassi. L'azione più banale e più frequente che si fa quando si pensa di salire agli acuti è spingere. Questo rende molto difficile, se non impossibile, il passaggio, per questioni "valvolari". Questo è anche il motivo per cui ad esempio molti tenori pensano che si passi sul fa# se non sul sol e persino oltre!!! Ci sono però diversi insegnanti che consigliano di alleggerire (mi pare ci sia anche sul libro "coscienza del canto" della Maragliano Mori). Di per sè non è detto che sia un buon consiglio, specie se poi l'insegnante non ha un eccellente orecchio. E' infatti più che normale che alleggerendo... non si passi!! Cioè si rimanga sulla corda di petto, addolcita e schiarita, fino ad assomigliare tantissimo al falsetto. Naturalmente essendo petto, il suono risulterà più pieno e timbrato del falsetto, e quindi i due soggetti, allievi e insegnanti, restano piuttosto soddisfatti (e ciucci). Salvo andare incontro a incidenti d'ogni tipo nelle note successive, quando il petto, oltretutto leggero, non regge la tessitura. Ovviamente nessun tipo di vera educazione è possibile in tal modo, e si andrà sempre incontro a difetti più o meno rilevanti. Il falsetto, specie nei primi tempi di studio, deve essere leggerissimo e chiaro, fanciullesco, soprattutto nelle donne. Non si deve aver alcun timore a togliere voce finché il suono resti flautato, puro, e soprattutto esente da tensioni interne di ogni tipo (sganciato). Il suono deve ascendere con totale fluidità, senza legami, tiramenti, singhiozzi di qualsivoglia specie, attaccando sempre leggero, avanti, sul sospiro. Ma per far sì che il tutto funzioni, una parte decisiva la riserva la bocca, ovvero l'ampiezza orale. Ad esempio un esercizio che faccio fare spesso in campo femminile riguarda l'inizio dell'aria antica "O cessate di piagarmi", dove, dopo poche battute, sulle parole "o lasciatemi morir" si presenta un salto discendente dal si3 al re#3. A rigore la prima è in falsetto e la seconda di petto. La preoccupazione di tutti è che si verifichi un salto brusco e di cattivo gusto, per cui cercano di sopperire mantenendo il falsetto. La cosa però non funziona, di solito, perché il falsetto, specie nei primi tempi, quando non si ha ancora un sufficiente incremento, è enormemente debole, inconsistente, e oltretutto mangia un mare di fiato. E qui veniamo, dunque, al cosiddetto "allineamento". Ciò che crea tantissima confusione è il percepire o il pensare che il mi, ad esempio, di petto, stia "su un pianeta" e il fa di falsetto, su un altro. In particolare si pensa che il petto sia "giù", appunto perché petto, sotto, e il falsetto - che molti definiscono testa - su, per aria, in alto. E, conseguentemente, ecco l'idea "stupenda" della Simionato o della Barbieri, che affermano scandalizzate di non aver mai cantato di petto ("ma se non ha mai fatto altro", replica, stralunata, l'intelligente e attenta Gencer), cioè "tenere il suono alto in maschera". Non dice niente questa cosa, è un artificio che spesso conduce a pessimi risultati. La verità è che i due registri si devono allineare, cioè non si deve percepire, a distanza di mezzo tono, una stessa vocale a altezze diverse, ma entrambe davanti alla bocca, all'altezza del labbro superiore (in seguito anche oltre). Ciò che può aiutare e rendere facile ciò riguarda lo spazio, quindi l'ampiezza orale. Se compiendo il salto mi-fa3 (vale per voci femminili e tenori) si amplia parecchio la bocca verticalmente (allungare evitando assolutamente di allargare!), si produce un maggior spazio che permetterà lo sfogo aria-suono dovuto alla maggior tensione della corda. Quindi: la tensione del falsetto NON deve essere contrastata spingendo o dando più forza, più intensità, ma semplicemente più spazio! In quest'azione talvolta può anche essere necessario alleggerire un po'; questo è relativo alla elasticità della corda (i contraltini e i soprani leggeri sovente hanno corda molto sottile e quindi può richiedere meno impegno rispetto alla corrispondente nota di petto, nonostante la maggior tensione, in ogni caso, specie negli uomini, c'è una componente psicologica, per cui spingono tantissimo perché pensano la nota più 'acuta' di quanto non sia realmente, quindi bisogna togliere per riequilibrare rispetto alla percezione istintiva). La chiave dell'acqua, però, come suol dirsi, sta sempre (SEMPRE) nel grande "segreto": la pronuncia, la parola. Nel brano suindicato, ci sono due A (LA-sciA) suelle due note dell'intervallo; in genere dicono sufficientemente bene la prima, il si3, e fanno un pasticcio sul re#, andando a cercare... chissà che! Allora si dovrà far prendere coscienza - quando è il momento giusto - della buona emissione e pronuncia della A sul si, che si troverà all'incirca davanti alla bocca un po' in alto, e facendo fermare sulla nota l'allievo per alcuni secondi, dopodiché chiedere semplicemente di fare la seconda A (sciA, non trascurando minimamente lo "SCI") con la stessa precisione dell'altra, senza "scendere", senza cercare niente. Si può anche fare staccando i due suoni. Dopo pochi tentativi, l'allievo si renderà conto che la seconda A, più bassa come nota, è in realtà altissima, se ben pronunciata, ma soprattutto si sarà resa/o conto che per fare bene, ha dovuto lasciar libera la bocca, che si sarà un po' più aperta (tendenzialmente cercano di chiudere e tirare indietro). In un salto verso l'alto, avviene qualcosa di molto simile. La A più bassa, di petto, ben pronunciata risulterà allineata alla bocca o poco più su; volendo fare la nota successiva ad es. su un sol o un la3, istintivamente e psicologicamente sarà tentata di andare a cercarla alta e stimbrata, alzando in realtà laringe e diaframma, e magari anche lingua. La soluzione sarà invece quella di mantenere la stessa linea della prima A, aprendo un po' più la bocca (sempre e solo verticalmente!) e non spingendo e incrementando l'intensità (poi è semplice questione di equilibrio che si troverà in poco tempo) ma soprattutto DICENDO A (ci vogliono ANNI perché ciò avvenga realmente).

Lo squilibrio dei registri è dovuto alla persistente esistenza di due meccaniche laringee che richiedono due impegni respiratori diversi. Per quasi, se non tutti, i trattatisti, insegnanti e cantanti navigati, tutta la questione si affronta e si risolve in un'area, considerata "mista". E' UNA BALLA!!! datemi retta. Di mista c'è solo l'insalata. Quasi l'intera gamma vocale è da considerarsi mista, nella voce maschile, e oltre metà in quella femminile, perché, coscienti o meno, i due registri percorrono grossomodo la stessa estensione, come ben diceva già il Garcia parecchi decenni fa. Quando si sale, il registro centrale si sente sempre meno appropriato, la tensione dei muscoli vocali diventa eccessiva e quindi diventa sempre più necessario "passare la mano" a quelli esterni che possono svolgere più appropriatamente il lavoro di tensione delle corde. Ecco che quindi in molti soggetti nasce quell'incertezza timbrica che fa dire "misto". Ma si ignora tolalmente che il problema non è meccanico, ma SOLO e UNICAMENTE respiratorio! Allora il "metodo" offerto da Garcia di esercitare re-re#-mi-fa di petto e falsetto, è buono, ma non è conclusivo ai fini educativi, perché la respirazione atta ad eliminare i registri deve riguardare tutta o gran parte dell'estensione dei due registri. Sarà più semplice e corretto sviluppare il falsetto nella note centrali scendendo e sarà più semplice sviluppare il petto nelle note centro acute salendo, mentre si dovrà cercare di evitare per molto tempo di tornare di petto scendendo, perché in genere lo si fa "con singhiozzo", ovvero lasciando andare il suono (indietro). Unica possibilità per questo esercizio è farlo tenendo molto fortemente le labbra, che guidano e "imbrigliano" il suono. Il tutto sempre sotto attentissima ed esperta guida.

10 commenti:

  1. Non ho nessuna tendenza alla adulazione... al contrario ;-), ma come non si fa a plaudire ad una così bella trattazione!
    Caro Maestro, è grazie anche a te, alle tue convinzioni, alla Verità unica del canto artistico, che ho abbracciato subito con tanta umiltà ma anche con tanta testardaggine, che oggi posso ben dire di capire ed in parte concretizzare quello che affermi. Ho dovuto faticare tanto, e continuerò a farlo, ma non c'è altra VIA, tutte le altre (e posso ben dire di averle provate quasi tutte persino la TDA), sono FALSE STRADE... portano solo a miraggi che poi ahimè svaniscono miseramente... mi sento di poter affermare che quando si percorre la STRADA VERA le cose buone che quotidianamente fai scaturiscono da pochi apprendimenti che hai fatto tuoi: respirazione artistica, pronunzia ad esempio. Quando dici: "ma soprattutto DICENDO A (ci vogliono ANNI perché ciò avvenga realmente)..." ti posso ben capire, perchè ahime ma forse anche perchè è giusto sacrificarsi, ho finalmente capito cosa vuol dire fare la A e non altro...
    Inoltre, qundo dici "Se compiendo il salto mi-fa3 (vale per voci femminili e tenori) si amplia parecchio la bocca verticalmente (allungare evitando assolutamente di allargare!), si produce un maggior spazio che permetterà lo sfogo aria-suono dovuto alla maggior tensione della corda." Questo è il famoso spazio che viene MODELLATO da un giusto fiato artistico e non come molti pseudo insegnanti vogliono ahimè far creare agli allievi meccanicamente... l'ho capito dopo anni! La bocca si allarga verticalmente è verissimo, ma mi permetto di aggiungere che sopra al palato molle si crea uno spazio che, a me sembra, si allarghi pure, si ingrandisca, si innalzi, provocando una sensazione piacevolissima!
    Si vogliono raggiungere mete altissime, senza sacrificarsi... è durissima, bisogna davvero essere ossessionati, curare ogni aspetto della VERA RESPIRAZIONE, della VERA PRONUNZIA, ottenere i risultati dopo anni... Ma chi to fa fà...? si dice dalle mie parti. Ricercare il falsetto, mettersi lì davanti uno specchio o chiuso nella stanza a ricercare il fiato, la giusta sillabazione, tornando eritornando sulal stessa frase o parola. E' vero, è proprio da stupidi, da pazzi!

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  2. Anonimo9:24 PM

    Primo punto, come ho letto di petto alleggerito che sembra falsetto, sai che mi hai messo il dubbio, la fantasticheria, che potrei ingannarmi di lasciare spazio al falsetto a partire dal Do3 (nel senso del primo passaggio, beninteso) e stare semplicemente usando un finto falsetto pieno/misto? In verità ci ho pensato diverse volte, però mi dico che se non fosse falsetto non mi aiuterebbe a non spingere un passaggetto lo faccio per forza quindi. Dovrei registrare qualche esercizio su 4shared e farlo sentire a questo punto.
    Scrivero un altro post-commento che ritorna sull'argomento.
    Post molto interessante.

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    1. Quello del "falso falsetto" è un grave problema, molto frequente nelle donne (ho avuto diverse allieve con questo difetto provocato da insegnanti ciucci e con ripercussioni non indifferenti), ma non esente negli uomini, che spingono, non alleggeriscono, non vogliono cedere al cambio e alla possibilità, temporanea, di differenze e accontentarsi momentaneamente di suoni meno potenti e sonori (almeno dal loro pregiudizio, non realmente). Bisogna avere il coraggio di togliere, togliere togliere! Alleggerite fino a zero, sospirate, e troverete la purezza di corda su cui allenare il fiato.

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  3. Salvo3:44 PM

    Ciao. Scusa se mi permetto di intromettermi, ma non si capisce granchè da quello che dici. Spazio al falsetto dal do3?, falsetto pieno/misto?
    In parte ti capisco, quando si è alla ricerca della PROPRIA VOCE si compiono diversi sbagli, come quello di cercarla con espedienti diversi che alla fine porteranno a un bel NULLA.
    E' importante cercare di capire, indubbiamente, e per questo ti invito alla lettura / rilettura dei vari post di Fabio nelle varie sezioni, per il resto penso che ci siano dei punti SACRI, per i quali non si può transigere, pena farsi del male senza raggiungere nessun risultato:
    - cercare, OSSESSIVAMENTE, un buon MAESTRO;
    - seguirlo, faticare, sacrificarsi,buttare il sangue senza pretendere nulla in cambio (almeno i primi tempi)... se non la chiarezza e la semplicità, lesaustività.
    - se il MAESTRO è in gamba ti dirà da subito che il CANTO ARTISTICO non è fatto di espedienti vari (dita in gola, tappi in bocca, cucchiaini in gola, tiraggio dei capelli, filo dietro al nuca, ecc.ecc.), C'è una disciplina certa, VERA, da seguire attraverso la quale il fiato e la pronuncia si fondono, entrano in simbiosi. Quindi, pronunciare, respiare bene, cantare con vocalizzi appropriati, con tanta pazienza, costanza e umiltà, tua ed in certi casi anche del MAESTRO, che non dovrà meravigliarti per severità e disciplina.
    - Se sei giovane e ci tieni davvero al CANTO, non lasciarti irretire in miraggi e false apettative. Ho avuto un amico che c'ha sofferto tanto e so cosa significa.
    Un acro saluto

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    1. Anonimo5:15 PM

      Non preoccuparti è retaggio di diverse conversazioni che ho avuto e continuo ad avere col maestro Fabio, ma credo di sapere, sia pur umilmente, di cosa parlo :).
      Sbagli ne ho fatto e ne sto facendo ma credo anche e soprattutto progressi e ho da un pezzo in progetto di prendere qualche lezione. Non uso alcun espediente che non sia un lavoro sul fiato, sul diaframma e sulle sensazioni. Elencando tutti questi espedienti in una divertente chiave satirica immagino ti riferisca a tutte quelle immagini empiriche come uovo in gola, suono che viene dalla testa che sono talmente soggettive da essere imprecise e spesso contruproducenti e prodromiche di nuove tensioni, invece che liberatorie e rilassanti.
      Giustissimo il discorso delle strade false, infatti negli anni ne ho provato diverse, per trovare la voce mista o falsetto(come viene definito qui) e portarla in alto, che poi ho abbandonato in quanto creatrici di tensioni ed inutili senza risentirle registrate ed un maestro che mi correggesse.
      Mi pare di capire che la terminologia qui utilizzata possa esserti poco chiara, per falsetto qui si intende la voce che ha effettuato il passaggio, secondo Fabio il riempire di volume questa voce ed unirla alla voce di petto sono finezze che vengono dopo, mi pare di capire. Spesso quindi la chiama falsetto pieno, per distinguerla dalla mezzavoce alleggerita con cui suggerisce di esercitarsi, ma è probabile che nel mio percorso personale questo registro sia arrivato già unito senza un confine preciso se non un punto oltre il quale se non incomincio ad assottigliare la corda faccio sforzo (e me ne rendo conto quando sbaglio, perchè pesa in gola). Ho messo "/misto" poichè questo registro è anche chiamato misto, in quanto più chiaro/leggero della voce di petto, e, sia pure con la componente acuta che comincia ad amplificarsi, più scuro della voce di testa.
      Condivido il resto dei tuoi consigli, sulla pazienza, l'umilta e la fusione di fiato e pronuncia.
      Cosa è successo a questo tuo amico? E' stato portato fuori strada?
      I post di Fabio li sto leggendo un po' per volta :).

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    2. però effettivamente non capisco cosa c'entri il do3 col primo passaggio...

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    3. Anonimo7:00 PM

      E' una considerazione basata sull'ipotesi che il modale (modalità di ascesa-discesa tonale tipica del parlato) puro sarebbe troppo pesante e porterebbe a spingere più del dovuto già oltre il Do3 e parlo di un tenore, seppur non di uno leggero.
      Ma in effetti in un contesto di corretta tecnica lirica (e di canto in generale) neanche ci sarebbe da porsi il problema poichè da quanto ho capito si sarebbe in un "misto" nel senso di un continuum di equilibri *e non antagonismi* muscolari (che varieranno solo per motivi stilistici ed espressivi più che per l'intonazione) lungo tutta l'estensione, non solo nell'area di tipica sovrapposizione dei registri (il falsetto pieno).
      La mia ipotesi è che per ciascuna categoria questo continuum di emissioni ottimali sia facile fino ad una certa nota e da qui nasce il concetto del passaggio nel come punto critico, poichè da quel punto in poi cominciano ad esserci equilibri più delicati da gestire, dosare, come far da contrappunto all'elasticità della corda assottigliata, l'opposizione muscolare non eccessiva etc. Tuttavia l'alleggerimento in teoria è cominciato già da prima solo che diventa difficile da gestire dopo la nota di passaggio.
      Tu consigli invece di fare tutto di petto fino al passaggio all'inizio e poi passare al falsetto pieno? Potrebbe essere questo a far sentire lo scalino. Mi dispiace per questa gente che si porta in petto fino al Do4, perchè come mi hai detto fa un suono orribile, ma come fanno?

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  4. Mi sovviene una domanda. Con una ipotetica allieva soprano leggero, con voce parlata di falsetto, alla quale quindi il petto istintivamente è sconosciuto, quali strategie si possono applicare per farle trovare la per lei non abituale corda spessa? Con il falsetto si può dire di pensare alla voce infantile, invece come fare a trovare il petto?

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    1. Anonimo4:33 PM

      In attesa della risposta di Fabio, prendi la mia come grano di sale. Questa allieva è ipotetica, giusto?
      Su che note potrebbe parlare in falsetto questa? Perchè so di molti soprani che parlano sotto il Do centrale. Comunque dovrebbe stare a significare che questa donna parla sempre con atteggiamento di "pianto" e corde allungate e muscolo vocale smorzato. Non so potresti farle imitare la voce da uomo, potresti chiederle di emettere un suono rilassato e farle aumentare il volumen mantenendo l'intonazione. Falle un Si2 urlato come per chiamare qualcuno energicamente e chiedile di imitarne il carattere. Teniamo conto che a meno che non parli pigolando sulla quarta ottava, per essere udibile sulla terza, un soprano un po' di petto e di muscolo vocale, per quanto smorzato (condizione del passaggio effettuato) lo deve usare. A meno che non parli come la Iervolino con insufficienza glottica, per problemi fisici o malposture che siano. Ricordo che Yma Sumac, soprano di coloratura poteva scendere fino al Si1 ;). E Sarah Vaughan, forse contralto chiaro, aveva un ottimo Fa1.

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  5. Esiste la possibilità che una donna parli di falsetto, specie se soprano (mi è capito di sentirne una non molto tempo fa), e questo un po' potrebbe favorirla nel canto istintivo. Tolto questo è evidentemente fondamentale che eserciti anche il petto (direi soprattutto, nei primi tempi), proprio perché è molto importante salvaguardare gli equilibri. Sì, direi che il modo migliore è proprio dare forza e carattere maschili alla parola, un po' un grido basso. Naturalmente è probabile che saltino fuori errori e difetti giganteschi, in quel caso bisogna andarci un po' pianino, perché potrebbero esserci affaticamenti e fastidi. In ogni modo, essendo di fatto il vero registro di voce parlata, il suo reintegro non sarà cosa lunga, salvo opposizione più o meno cosciente e volontaria.

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