Credo utile fare un'ulteriore sintesi del percorso disciplinare educativo artistico vocale.
- Quando si inizia lo studio del canto artistico e si cerca di produrre un'intensità maggiore del consueto, nell'ottica di farsi sentire in un ambiente spazioso, o nell'affrontare un'estensione o una tessitura inusuale, aumenta la pressione interna del fiato. In questo modo viene interessato più ampiamente il diaframma, il quale, caricato da un peso inatteso e non correlato con esigenze esistenziali, si oppone sollevandosi (o cercando di sollevarsi) e provocando una contropressione verso l'alto, la quale produce effetti quali l'inchiodamento della mandibola, il sollevamento della laringe, l'innalzamento della lingua. In questa fase, quindi, a un effetto voluto e ricercato, che si designa come "appoggio diaframmatico", se ne ricava anche un ritorno negativo, cioè un tentativo da parte dell'organismo di "scrollarsi di dosso" questo carico di lavoro indesiderato, e che produce quindi un effetto che chiamiamo "spoggio" della voce, il quale può produrre diminuzione dell'efficacia sonora, vari problemi di sostegno del suono, difetti vari, più o meno gravi. Pur essendo tutto ciò una variabile soggettiva, consideriamo che in ogni caso in questa fase la qualità respiratoria è comunque da considerarsi INSUFFICIENTE. Si badi che parlo di qualità, non necessariamente di quantità, cioè parliamo di un mantice respiratorio che non possiede le caratteristiche idonee ad alimentare i suoni prodotti dallo strumento vocale e la successiva amplificazione e articolazione da parte delle forme e dei materiali biologici preposti (pareti muscolari, veli, ossa, cartilagini).
Quindi due sono i punti da focalizzare: 1) appoggio diaframmatico irregolare, che produce maggiore intensità ma anche difetti, 2) inadeguatezza respiratoria relativa a un canto di elevato livello.
- una corretta disciplina produce una progressiva diminuzione dell'opposizione diaframmatica e un progressivo adeguamento della respirazione all'alimentazione di suoni vocali. Ciò si traduce in un appoggio diaframmatico efficiente ed efficace, una sensibile diminuzione dei difetti, una maggiore libertà nell'uso di dinamiche e colori adeguati allo stile e al carattere di quanto si canta.
- metodi e tecniche che non sono in grado o non si pongono nell'ottica di un superamento delle opposizioni istintive, possono contrastarle facendo conto sull'efficienza fisica e sulla tolleranza stessa dell'istinto, ma, per quanto valide, non possono raggiungere l'esemplarità e quindi il livello artistico desiderato in quanto il contrasto alimenta la reazione stessa che subentrerà maggiormente quando l'efficienza fisica inizierà a calare.
Una disicplina artistica di massimo livello annulla l'opposizione diaframmatica. Questo principio ha come conseguenza anche l'annullamento della necessità di un appoggio diaframmatico particolare; la respirazione si sarà adeguata alla nuova esigenza di alimentazione di suoni vocali pertanto il canto, nella sua massima sonorità, sarà "semplicemente" il frutto di un felice incontro tra QUEL fiato, lo strumento produttore (laringe) e l'apparato articolatorio-amplificante. Si è originato pertanto un nuovo senso dove il canto artistico è paragonabile al parlato quanto a libertà e facilità di emissione, nel centro, e un minimo maggiore impegno nel settore acuto. L'anullamento reattivo corrisponde anche a un annullamento dei cosiddetti registri vocali.
In definitiva il risultato ultimo è una RESPIRAZIONE ARTISTICA. Non è del tutto corretto, volendo essere precisi, parlare di una voce artistica, però deve essere molto ben chiaro che si deve parlare non di una respirazione generica, ma di una respirazione ATTA a produrre suoni vocali perfetti.
E' tutto qui! Tutte le complessità anatomo-fisiologiche, le tecniche respiratorie, le posizioni, le cavità, le tecniche, i metodi, i coinvolgimenti muscolo scheletrici cartilaginei volontari e attivi sono tentativi, talvolta intelligenti e intelligentemente indirizzati, talatra rozzi e grossolani, altre ancora decisamente negativi se non criminali, per superare difficoltà che risultano sconosciute ai più. Come si può pensare di affrontare una battaglia se non si sa se c'è e chi è il nemico e di quali strumenti dispone? Può funzionare meglio il negare che esista questo avversario e procedere imperterriti sulla strada di una improbabile naturalezza del canto artistico, ma i nodi vengono e verranno sempre al pettine. La verità, però, è più scaltra nel nascondersi che nel rivelarsi e nel convincere di non esserci.
Mi viene in mente un esempio: sono un appassionato di elettronica; puoi avere il migliore amplificatore e più potente del mondo, ma se la sorgente del suono non è perfetta, l'amplificatore che appunto amplificherà anche l'imperfezione non servirà a nulla per ottenere un suono perfetto... bisognerà intervenire sulla preamplificazione, sulla sorgente del suono per ottenere il risultato migliore.
RispondiEliminaQuindi, giustamente, è inutile pompare sul fisico, spingere, affondare, creare, amplificare, cercare l'amplificazione... è importante intervenire solo sulla sorgente e quindi su una respirazione che non abbia imperfezioni, ma che sia giustamente "equalizzata" cioè ottenuta non tramite "forze" ma con un flusso corretto, libero ma non "anarchico", cioè il raggiungimento di una "visione" nuova, universale, dove il diaframma deve diventare l'elastico "amico", quello che non si oppone ma favorisce questa nuova "esigenza"...
Capisco il tuo ragionamento, ma la questione è difficilmente raffrontabile. In elettronica tu rapporti in scala tutti i parametri; puoi applicare dei filtri, cercherai di modificarne solo alcuni, ma in realtà tutto viene modificato. Questo è il tema tanto "caro" a Celibidache che detestava le registrazioni in quanto antimusica. Il concetto di "sorgente" che tu hai utilizzato può essere variamente interpretato e secondo me è un discorso un po' "pericoloso" che possiamo trattare, se vuoi, ma è piuttosto complesso e mi lascia un po' dubbioso. Grazie comunque sempre per gli stimoli e gli ampliamenti che proponi.
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