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domenica, settembre 21, 2014

Il trattato - 11

Lo strumento vocale umano, come qualunque altro strumento diviene perfetto quando ogni suono che emette è omogeneo e in rapporto perfetto con tutti gli altri suoni propri di ciascun soggetto, cioè proprio di ciascuna gamma cantabile. Perché questo risultato sia perfetto, cioè perché si ottenga il risultato della perfezione, occorre, come prima cosa, che l'alimentazione sia tale da consentire un rapporto di forme oro-faringo-laringee che non lascino nulla a desiderare; perché la cassa armonica e tutti gli organi devono operare perfettamente e in armonia, se si vuole che il risultato sia quello artistico. 
Oltre a ribadire la relazione tra tutti gli apparati afferenti il suono vocale, si aggiunge anche l'elemento dell'omogeneità, ovvero che ciascun suono sia in rapporto consequenziale con i precedenti e con i successivi. Nessuna "scusa" su passaggi e registri può consentire modificazioni repentine di colore e chiarezza di dizione. Quando ciò non avviene, la voce non è ancora educata.
Vibrazioni e ampiezza della portata non possono essere perfette se anche la benché minima interferenza vocale interviene. Il tutto è sempre subordinato ad una respirazione che consenta all'apparato vocale tutta la motilità e tutta l'elasticità che è propria di un organo perfettamente educato. La motilità e l'elasticità degli organi devono essere esenti da qualsiasi interferenza.
Fuor di dubbio perché quanto espresso nel capoverso precedente e in quest'ultimo possa avvenire, è lo sviluppo di un mantice respiratorio che possa permettere quella libertà alle forme e alle pareti dell'apparato che consentano poi la produzione di tutte le vocali, i colori, le sfumature dinamiche ed espressive necessarie ad un canto artisticamente esemplare.
Poiché abbiamo osservato che l'istinto non concede facilmente ciò che non gli è proprio per quel tempo, e poiché l'educazione vocale va intesa come gradazione tecnica relativa all'apprendimento contingente della mente, che ritiene possibile ciò che ha osservato nei primordi, in altri (negli animali, ecc.) detta mente umana cerca di imitare e di ottenere ciò che le sembra possibile, specialmente quando la natura la favorisce in questo senso.
Questo è uno di quei passaggi estremamente densi che hanno reso e rendono difficile la lettura del trattato. "...ciò che non gli è proprio per quel tempo": l'istinto può mutare nel corso delle ere, a seconda delle condizioni di vita nell'ambiente. La mente "antica" ritiene informazioni legate ai primordi della vita sul pianeta, informazioni che talvolta ci aiutano, talatra ci creano difficoltà e resistenze. Alcune informazioni vengono assunte anche nel corso della primissima infanzia, e anche queste ci possono aiutare o creare difficoltà e problemi psicologici. In teoria questo funzionamento dovrebbe tornarci utile (riconoscere amici e nemici, alimenti sani o nocivi, strategie di lotta e difesa, ecc.) ma lo stile di vita ormai generatosi nella maggior parte degli esseri umani rende non solo poco utile ma addirittura controproducente questo meccanismo della mente, ma non è modificabile. Il parlato da un lato è favorito dall'acquisizione nel DNA, dall'altro dall'imitazione degli adulti, che non è ostacolata. Il canto ben difficilmente può ottenere tale privilegio.
Quindi si sottopone alla disciplina appropriata al caso. Facendo ciò, tuttavia, non fa i conti con l'istinto, che è solo disponibile per concedere (e non sempre) il massimo di ciò che gli è proprio, come tolleranza dell'istinto stesso; avviene così che raggiunta una cerca concessione, si rifiuta di commutare la propria funzione esistenziale con altra che non è necessaria per la sopravvivenza della specie umana in genere. 
Questo passo, su cui sono tornato innumerevoli volte nel blog, spero sia sufficientemente chiaro. Nel caso contrario... chiedete!
Un nuovo senso, nel nostro caso il "senso fonico" è una conquista che si ottiene sempre con una graduazione di azioni che vanno sempre oltre l'intenzione, le quali arricchiscono la mente che può, solo così, conoscere quindi elaborare una insperata possibilità organica.

L'inconoscibile, ma non sconosciuto, presente potenzialmente in noi e che può affiorare a coscienza se opportunamente educato. La cosiddetta tecnica non serve a piegare muscoli e organi alle nostre volontà, ma a svelare ciò che è già presente in noi. Se utilizzata come nel primo caso noi stimoliamo una reazione, nel secondo no, al contrario, stimoliamo sviluppo e crescita, ma soprattutto consapevolezza.

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