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martedì, settembre 16, 2014
L'anelito alla libertà
Ho in diversi momenti fatto cenno alla libertà quale ultimo obiettivo di ogni arte. Propongo adesso una breve riflessione di approfondimento. Il desiderio di libertà può sembrare una naturale propensione a fare cose liberandosi da costrizioni e regole imposte. Ovviamente questo è giusto, ma non è tutto qui. Ogni cosa che rappresenta un UNO ma si presenta articolata, in virtù di quale potere mantiene, per un certo tempo, questa unitarietà? Anche l'uomo si presenta unificato ma si presenta anche come un insieme di parti relazionate tra di loro. Ciò che permette questa unitarietà è la forma uomo cui è legato uno specifico livello conoscitivo, o conoscenza. Questo valore noi lo percepiamo come pensiero e possiamo anche identificarlo come spirito o coscienza profonda; essa è l'unità e permette l'unificazione o meglio la relazione vitale, quindi unificante, tra le parti. Se da un lato questi elementi aggregati sono ciò che ci permette la vita in questo tempo e spazio, dall'altro si presentano anche come l'ostacolo alla libertà del pensiero; l'arte è la disciplina che permette al pensiero di liberarsi dal giogo fisico. Il grande pittore-artista è colui che è riuscito a liberarsi attraverso le proprie mani dal vincolo fisico e a elaborare in modo sublime messaggi di verità, e analogamente fanno scultori e musicisti, mentre gli artisti del pensiero, come scrittori e filosofi o architetti, liberano quella parte della mente che si occupa principalmente della vita pratica e dei problemi contingenti, facendo sì che possa spaziare su temi astratti, universali, psicologici, ecc. Per il cantante ci sono due livelli di libertà e di espressione artistica, quella vocale e quella musicale. Anche in presenza di validi artisti, in genere si realizza ad alto livello un solo obiettivo, quindi abbiamo o buoni vocalisti o buoni cantanti-musicisti, solo molto raramente ci si avvicina a un binomio, ma il più delle volte abbiamo voci non esemplari che si esprimono in modo musicalmente bestiale! Non dico i tanti casi di analfabetismo grammaticale (ignoranza del solfeggio, totale noncuranza della scrittura, ecc.), ma la completa disinformazione sui contenuti musicali da mettere in rilievo: i criteri per la realizzazione del fraseggio, del tempo musicale, delle dinamiche e agogiche, ecc. ecc. Ma prima di tutto ciò occorre realizzare la vera libertà, cioè quella opposta dal corpo affinché si possa realizzare l'unitarietà vocale, cioè quel compendio tra fiato, strumento sonoro e apparato articolatorio e amplificante. Per realizzare questo non basta o non è adeguata una "tecnica", che può solo superare momentaneamente gli ostacoli che ci si ritrova ad affrontare nel tentativo di realizzare un'arte, solitamente utilizzando gli stessi strumenti utilizzati da chi o cosa ci ostacola, cioè il corpo, la fibra, il fisico, e che non possono dare i frutti sperati, perché sarebbe contraddittorio; occorre liberare la conoscenza stessa che è l'unica che può darci la risposta su come poter raggiungere il nostro obiettivo. Questo sembrerebbe un problema insormontabile, ma fortunatamente abbiamo la possibilità di conoscere maestri e vie di crescita, di sviluppo e riflessione che ci possono aiutare in questa difficile esperienza; per contro abbiamo il terribile ego che ci tarpa le ali e ci illude che il mostrarsi, l'aver ragione sempre e a tutti i costi, l'apparire, il gonfiarsi e l'ergersi autoritariamente siano fare arte, siano l'essere artisti, e questi sono il vero male che opprime e soffoca la libertà, che è difficile combattere, se non con armi diverse, che sono la pazienza, la compassione, l'umiltà, la perseveranza. La libertà, poi, non è egostica, cioè non si realizza nel compiacimento di ottenere un risultato per sé stessi, ma nella possibilità di dare agli altri, di incontrare gli altri nell'arte che ci accomuna e nella possibilità di offrire agli altri quella stessa gioia di liberare il proprio spirito e sentirsi parte del tutto.
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Molti confondono la libertà, con l'arbitrarietà.
RispondiEliminaPurtroppo hai ragione; ovviamente questo accade per ragioni di opportunità, di comodità e di presunzione. La libertà richiede un impegno straordinario, di corpo e di mente, di disponibilità, di pazienza, di altruismo e di sopportazione dei "microbi", cioè di coloro preposti a danneggiare e distruggere tutto ciò che di buono altri, faticosamente, mettono in essere.
RispondiEliminaSacrificio,rinunce,abnegazione,altruismo,solidarietà,umanità..... tanti bei principi, virtù, che spesso vengono associate con sarcasmo ad un "buonismo" da "fessi" come si suole dire anche a Napoli....
RispondiEliminaMa la vera libertà certamente coincide con la dignità di se stessi ed il rispetto degli altri, cosa molto difficile da riscontrate oggi... Il Canto Artistico è dunque privo di ogni egoismo, di ogni potere fine a se stesso, è dunque come scrivi in questo bellissimo post, libero, e quindi può spaziare.... il "messaggio", secondo me, può essere però recepito solo con la perseveranza, la fiducia, in un insegnamento costante, preciso, privo di aspettative, votato solo alla rieducazione di emissione e di ascolto. Cantare artisticamente,secondo me, è trasmettere un dono condivisibile, è partecipare ad un sublime disegno trascendentale dove non esistono più barriere, divisioni, ma un'unica dimensione quella "perfetta" che ci avvicina ed estrinseca la nostra "spiritualità", secondo me, primordiale..... Grazie Fabio.
Caro Salvo... quante volte mi son detto: che fesso che sono (e quante volte me l'avranno detto!). Quante volte mi son riproposto di buttar via tutto, di cessare ogni "stupida", "inutile" attività, perdita di tempo, e mettermi a fare cose più "utili" o più "normali". Non di rado ci vado anche vicino, specie quando qualcuno, che in teoria dovrebbe condividere, con giuste osservazioni e civile dibattito, lo stesso amore, passione e piacere per la stessa arte, si diverte ad attaccare e prendere in giro per proprio tornaconto e immagine pubblica. Sinceramente poi non credo nemmeno nell' "essere superiori", perché stare sotto il sole, come suol dirsi, significa anche non inventarsi una condizione che non c'è! Non si tratta di credere, di aver cieca fiducia, di abbandonarsi nelle mani di un insegnante, ma di farsi un'idea e di provare, anche girando un po' di scuole, e poi trovare la propria strada. Nessuna scuola è la scuola per tutti, o per lo meno solo in teoria lo può essere, la vita reale non concede una simile soluzione, per cui è bene accedere a una scuola, specie se di natura squisitamente artistica, solo se armati di profonda e paziente passione. Sul primordiale bisogna intendersi; sicuramente sì se inteso come periodo scevro da sovrstrutture mentali, vergine.
RispondiEliminaCondivido perfettamente ed ammiro la tua onestà di cui non avevo alcun dubbio... Certamente sul primordiale intendevo quello che asserisci. Caro Fabio anche io, nel mio piccolo e con tutti i miei limiti umani, cerco di tollerare e condividere, imparare, insomma con tutta l'umiltà di cui sono capace (proprio perchè mi reputo una persona decisa ma aperta a tutto e tutti.... c'è tanto da imparare che una sola vita non basta), la "superiorità" quindi, l'ho sempre ritenuto un concetto da "ignoranti", presuntuosi. Dico sempre ai miei figli di riflettere in ogni cosa,accadimento,piccolo o grande che sia, e cercare per quanto possibile di trarne insegnamento.... e poi la passione, questa bellissima e ricca parola, guai vivere senza passioni, come si farebbe? Per quanto riguarda l'insegnante, sai che più volte ho scritto dele mie "peripezie" e sono d'accordo con te che alla fine se sei davvero pervaso dal fuoco della passione, devi girare, sperimentare, fino a quando non trovi....
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