Se già non lo si sapeva per via intuitiva e quindi, diciamo, filosofica, anche la scienza è giunta alla conclusione che tutto è energia. Il problema grande è come controllare, produrre, incanalare, gestire questa energia, posto che riusciamo anche a definirla, a riconoscerla. In genere noi conosciamo piuttosto bene l'energia fisica, perché è quella che più facilmente riusciamo a riconoscere e gestire; in questo senso il fatto che anche la voce sia prodotta e governata attraverso energie fisiche, diciamo pure muscolari, è piuttosto normale e scontato. Vedo, recentemente, che anche altre scuole di canto stanno spostando la loro attenzione da tutta la ormai classica (e fallimentare) azione basata su movimenti anatomici, verso incalanamenti energetici, anche di natura psicologica, mentale o persino esoterica. Come sappiamo la linea di confine tra studi, assimilazione di discipline con risultati condivisibili e, almeno in parte, riconosiuti e riconoscibili e il mondo della fuffa è alquanto sottile. Non per niente, per molto tempo anche in questo blog ho preferito sottrarmi ad accuse di fumoserie filosofiche parlando di vocalità in termini pressoché scientifici e tecnici, passando solo in secondo tempo, e con cautela, a introdurre argomenti di natura gnoseologica. Naturalmente non sono mancati e non mancano coloro che si allontanano da questi argomenti, o addirittura fanno selezione tra ciò che gli sta bene e ciò che non accettano, non rendendosi però conto che tale operazione non porta a niente perché in una scuola di questo tipo si deve accettare la poetica nel suo insieme, e solo in questo caso tutto concorre a un certo tipo di risultati di cui possiamo assumerci pienamente la responsabilità.
Veniamo però al tema energia. Per quanto rozza e incosciente possa essere una tecnica di canto, non v'è dubbio che qualunque tipo di azione fisico-muscolare alla fine non può che concludersi con una pressione sul fiato polmonare, che a sua volta si ripercuoterà sulla laringe, c.v. e altre parti dell'apparato respiratorio, parzialmente coincidente con quello vocale. Questo, naturalmente, nel bene e nel male. Come ho avuto modo di esporre in decine di post, la pressione respiratoria MECCANICA in uscita, produce effetti negativi, in quanto non si limita a garantire una maggiore intensità vocale, ma produce effetti indesiderati negativi, anche molto, con difetti notevoli, talvolta patologici, lontani da criteri artistici di rilievo. Che questa attività produca ANCHE un certo spessore vocale, è vero, ma questo non può essere un dato di rilievo per chi vuole ambire a cantare, perlomeno, bene! Ricordo, quando ero bambino, che mio padre, appassionato di boxe, mi fece assistere in tv a un incontro dove un boxer di colore, mi pare si chiamasse Sugar, piuttosto smilzo e longilineo, incontrava un avversario di ben altra stazza e dimensione. Ebbene, il primo fin dall'inizio dimostrò una eleganza, una agilità e una precisione, del tutto assente nell'altro che, contrariamente a quanto avrei potuto immaginare, contribuì a mandare al tappeto il secondo. Similmente avvenne quando apparvero nei nostri cinema i primi film di Bruce Lee. Un giovanotto tutt'altro che muscoloso (perlomeno come si intende generalmente) e possente, in grado di dominare avversari apparentemente molto più forti e massicci. Ho fatto ricorso a esempi di tipo dichiaratamente fisico per dire che l'argomento non è ristretto a campi artistici, ma è possibile ricondurre la poetica anche ad attività esplicitamente fisiche. Del resto la questione a mio parere è chiara: si tratta di un rapporto relazionale tra l'ambito fisico-materiale e quello mentale e immateriale.
Il fiato sta sempre al centro di tutto, lui riceve dosi di energia e la dispensa in base a criteri di orientamento solo in parte governabili volontariamente. Gli sportivi si allenano; spesso credono solo di allenare i muscoli o la resistenza, ma in realtà non fanno che sviluppare un orientamento energetico del fiato, che si disporrà verso quelle parti anatomiche maggiormente utilizzate. Può sembrare strano pensare che il fiato alimenti il lavoro delle gambe o delle braccia, ma è proprio così. Ma questo diventa o può diventare un problema per il cantante, perché il nostro sistema di funzionamento fisico-muscolare, contempla azioni, per l'appunto, di tipo fisico, che nel caso della produzione vocale, servono in modo assai contenuto. Pensiamo a uno scultore o un pianista che sviluppa muscoli da lottatore! Cosa se ne farebbe? Anzi, sarebbero d'impaccio nel momento che il lavoro diventa di fino. Dunque, non questo! Dobbiamo quindi pensare a un tipo di energia diversa, non prettamente fisica, o meglio, non meccanica. La differenza la possiamo indicare come esterna/interna. Mi rendo conto che non è facile descrivere e quindi leggere quanto sto per scrivere, ma ci provo, e magari proverò anche in seguito in altro modo, sperando di trovare espressioni comunicabili a più lettori. Se pensiamo a un pallone pieno d'aria, io posso esercitare una pressione su di esso premendo in un punto. L'aria aumenta la propria pressione internamente al pallone ed esplicherà una forza in una zona del pallone opposta a quella su cui ho premuto. Questa è in genere anche l'azione vocale consueta; in qualche modo si produce una forza sull'aria polmonare nel basso (diaframma), e l'aria rivolgerà la maggiore pressione in alto, quindi sulla laringe. L'ipotesi di alcune scuole di pensare basso o di premere verso il basso, non cambia il risultato, perché anche in questo caso l'azione svilupperà una reazione del diaframma che si eserciterà comunque verso l'alto. Anche l'ipotesi di premere sull'aria in modo più ampio, quindi anche col torace, porterà al medesimo risultato, se non peggiore. L'idea di premere, quindi, è da considerarsi complessivamente non idonea a un risultato di qualità. Una energia esterna al pallone produrrà sempre effetti fisici almeno in parte negativi, cioè non potranno dar luogo a suoni in purezza, perché sarà sempre coinvolta la laringe nella sua globalità, con forza, e non specificamente le corde vocali con gradualità estreme (da pianissimo a fortissimo, tanto per rendere l'idea). Se ci si trovasse all'interno del pallone, al centro, e si potesse esercitare una piccola pressione in ogni direzione, come un secondo palloncino che si gonfia, l'aria ne subirebbe una leggera pressione diffusa che si eserciterebbe in ogni direzione, quindi non un aumento particolarmente significativo, ma sufficiente e anzi specificamente dosato a produrre suoni di migliore qualità rispetto quelli spontanei. Il nostro organismo può fare questo, il nostro corpo è dotato di un funzionamento meraviglioso che permette il raggiungimento di questo obiettivo ambiziosissimo. I nostri polmoni non sono sacchi vuoti, o palloni, ma organismi formati da una membrana esterna, elastica, e una struttura interna assai complessa variamente ramificata con al centro gli alveoli! In primo luogo noi abbiamo la membrana polmonare che può essere investita da una energia esterna piuttosto diffusa (e quindi è necessario, nel corso della disciplina, giungere alla quasi eliminazione della componente diaframmatica), di questo però parlerò in seguito per non appensantire ulteriormente il già lungo post, ma ciascun elemento interno, se caricato con una certa energia dall'aria contenuta (soprattutto attraverso l'elasticità della membrana esterna che dopo l'inspirazione tenderà a riprendere la dimensione iniziale), può a sua volta ripercuotersi sul contenuto complessivo di aria e donare quindi una microcarica pressoria che non eserciterà più quindi una forte, puntiforme, meccanica e deleteria azione fisica verso la laringe, ma una modesta e diffusa energia che EVITERA' L'INSORGERE DELLA FUNZIONE VALVOLARE LARINGEA e consentirà di far funzionare in modo realmente dinamico e musicale le c.v. come fossero corde di un violino o meglio... di un'arpa eolia!
Naturalmente questo obiettivo non si raggiunge semplicemente volendolo fare, ma attraverso quella disciplina che dovrà moderare, mitigare le forze meccaniche, volontarie e involontarie, permettendo così la possibilità di gestire al meglio quell'arte respiratoria finalizzata a una vocalità artistica che ha nei principi esposti il fulcro della sua virtù.
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