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sabato, settembre 19, 2015
L'attacco (che non c'è)
Il termine "attacco" è universalmente utilizzato nel mondo del canto per indicare il momento in cui si emette un primo suono. Come spesso accade, nel nome si nascondono anche virtù e difetti. In questo caso direi fondamentalmente difetti! Se c'è una cosa negativa nell'emissione vocale è che la voce resti "attaccata" a qualcosa; quindi più che "attacco" sarebbe meglio definire "stacco" il momento in cui la voce si libera. Anche così, però, ne avremmo conseguenze negative, perché attacco e stacco fanno entrambe riferimento a un punto o una zona da cui si diparte la voce mediante una qualche azione fisica. E qui veniamo a parlare dunque di alcuni consigli per cui l'attacco del suono o della voce (che per i più è la stessa cosa) debba avvenire in un punto più o meno preciso. Quelli "precisi" indicano: le corde vocali o glottide, in mezzo agli occhi, sulla fronte, ecc.; quelli imprecisi: "in alto", in maschera, ecc. Tutto parte sempre dal modo di pensare del cervello fisico, il quale, non concependo l'immaterialità, non può che indurci a "attaccare" anche la vocale a qualcosa di fisico, laddove, invece, la vocale NON può e NON deve avere alcun punto di attacco fisico, non essendo come le consonanti, che, al contrario, hanno sempre e comunque un punto di attacco, tant'è vero che sono molto precisamente definite dalla fonologia. In questo stesso senso è errato anche definirle anteriori e posteriori. La sensazione del suono vocale anteriore o posteriore è dovuta alla diversa disposizione delle parti mobili e dei punti dove il flusso sonoro tende a solleticare i centri nervosi. La I, ad esempio, viene definita anteriore in quanto la lingua alzandosi notevolmente lascia scorrere un filo di suono tra essa e il palato e quindi il suono compie una frizione in quella zona che ci dà la sensazione di suonare davanti; la realtà però non può essere frazionata, dunque la I, come tutte le vocali, non suona I solo per la disposizione anteriore, ma grazie a tutta la situazione oro-faringea nel suo complesso, che non può essere parzializzata, pena la perdita di importanti caratteristiche. Dunque non di attacco si deve parlare, nel caso di inizio su una vocale, ma di "formazione" o nascita. Anche il suono non è bene considerarlo "attaccato". Esso nasce dall'eccitazione delle corde vocali ad opera del fiato. Indubbiamente ci può essere un attacco, duro, violento, forte, e in alcuni casi può essere necessario per motivi musicali, testuali, caratteriali, ma in generale, anche per evitare danni, il suono deve nascere morbidamente, fluidamente. Il suono è il secondo anello della catena, dopo il lavoro compiuto dal fiato, il quale, in base alla conformazione oro-faringea disposta dalla mente, che governerà tutto il processo, produrrà SENZA ALCUNA AZIONE MECCANICA LIBERATORIA, la vocale voluta. Meccanica liberatoria significa il passaggio da una azione di chiusura, più o meno rapida, anche istantanea, a una di apertura, come succede con le consonanti. La vocale si trova (SI DEVE TROVARE) in una condizione di totale libertà fin dall'inizio... direi... ANCHE PRIMA dell'inizio. Cioè non ci deve essere un inizio, ma un momento in cui il suono vocale si forma quasi magicamente, senza "clic", senza contatti. E' una forma di espressione libera che è necessario provare e ripetere, perché è un simbolo chiave del canto artistico. Naturalmente quando escludo l'attacco e ogni forma di nascita meccanica, e invoco l'opposto, non posso che riferirmi a una nascita esterna alla bocca, escludendo nel modo più assoluto e totale ogni forma di spinta, di schiacciamento, di pressione. La purissima vocale nata come materializzazione del pensiero, o come flusso mentale operante.
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Forse sbagliando, ma penso che le vocali siano il "condimento" che serve a rendere la parola libera, fluida, udibile ed intellegibile. Come un buon piatto di pasta ha bisogno di un giusto condimento, così la nascita, la creazione, delle vocali libere renderanno il canto sublime, un unico "piatto" che non avrà bisogno di altro.
RispondiEliminaIn effetti l'attacco per le vocali non può essere creato meccanicamente in quanto già esiste, già è presente dentro e fuori di noi nello spazio che ci circonda. La consonante è la "pasta", la struttura che dovrà lievitare e levitare fondendosi, amalgamandosi con "l'energia vocale". Quindi si potrebbe dire che il fiato è vocale e la vocale fiato ?
Grazie per l'analogia, che mi ha fatto venir fame!!! :D Diciamo che la consonante è un propulsore, un piccolo trampolino, che col tempo diventa meno importante, quando la respirazione avrà conseguito quell'energia in grado di far volare il canto. Nelle fasi educative, con saggezza, la consonante diventa molto importante proprio per questa peculiarità. Si può dire sì, che il fiato è vocale e la vocale è fiato, con la postilla che sono due elementi la cui qualità si influenza, per cui a fiato modesto, vocale modesta, a fiato sviluppato, vocale sviluppata, a fiato artistico....
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