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domenica, settembre 13, 2015

Le relazioni virtuose

Per qualcuno è abbastanza chiaro che la laringe ha plurimi modi di funzionamento, però alcuni di essi sottostimano o minimizzano questa caratteristica, alcuni addirittura ironizzano come se fosse una sciocchezza. Molti non lo sanno affatto. Eppure è un dato più che fondamentale, ma saperlo non basta.
Riesco a elencare quattro diversi modi di funzionamento, di cui tre istintivi. Il primo, forse il prioritario, è il sistema di spartizione ma anche di difesa dell'apparato respiratorio rispetto a quello gastrico (deglutizione); tramite il sollevamento della laringe e la proiezione dell'epiglottide, si chiude il condotto respiratorio. La minima immissione di sostanze liquide o solide causerebbe danni gravissimi. Il secondo è respiratorio: la laringe in quanto "valvola" dei polmoni controlla la pressione e la velocità respiratoria. Il terzo è di tipo meccanico; la laringe si chiude, provocando un'apnea, quindi un blocco respiratorio, per questioni di postura del busto oppure per situazioni respiratorie particolari (sott'acqua, ad es.). Il quarto sistema riguarda il suo funzionamento artistico, quindi la laringe "strumento musicale". Naturalmente, ci vuol poco a capirlo, questa funzione è da considerarsi accessoria, cioè in subordine alle altre tre, in quanto le altre sono VITALI, mentre questa non lo è in nessun modo. Possiamo poi sintetizzare il funzionamento laringeo in due sistemi: a tubo aperto o a tubo chiuso. Durante gli atti respiratori regolari, il tubo è aperto, negli altri casi è chiuso. Durante la deglutizione la respirazione non è chiamata in causa, lo è, invece, negli altri. In queste tre situazioni (apnea, postura, voce) solo e unicamente la respirazione è causa dei suoi movimenti. In base a questa priorità, il nostro sistema di funzionamento come fa a discernere tra una chiusura meccanica e una relazione elastica, musicale, tra fiato e laringe? Non può perché non ne ha coscientemente la misura. Discrimina, però, nell'ambito del parlato, perché esso è indispensabile, seppur non prioritario, nella vita di relazione umana, vale a dire che è compreso nel DNA. Il parlato è una pratica spontanea, limitata nell'estensione e nell'intensità. Con quelle stesse caratteristiche è possibile intonare, quindi cantare, con qualità ovviamente modeste rispetto un risultato artistico. Tutta la questione sta qui! Se un soggetto mira a estendere e intensificare la voce, metterà il fiato in una condizione di stress che si ripercuoterà sulla prestazione vocale stessa, perché le reazioni messe in moto impediranno il mantenimento di quella situazione tranquilla e spontanea del parlato. Come si sa - scritto più volte - noi abbiamo anche la possibilità di gridare; anch'essa è una risorsa funzionale, legata a stati di necessità, pericolo, imposizione, ecc. Le caratteristiche del grido da un lato ci servono perché è grazie a questo che noi possediamo un registro acuto (le frequenze acute sono molto più penetranti e viaggiano più lontano), ma per contro hanno caratteristiche qualitative pessime; inoltre, al contrario del parlato, non è previsto un uso continuativo e prolungato, per cui gridare a lungo porta all'insorgenza di patologie. Quando intensifichiamo la voce senza una coscienza di ciò che questo comporta, la respirazione va in confusione perché non capisce più in quale situazione si trovi, tra sostegno del busto, apnea o vocalità. Il classico risultato è che il "tappo" si chiude, cioè diventa molto difficile emettere suoni di buona qualità, in quanto la pressione respiratoria è inadeguata. Ecco, quindi, che la strada maestra è e deve sempre essere il parlato semplice che si estende oltre la ristretta fascia della spontaneità; operando in questa direzione, si stimola uno sviluppo respiratorio dedicato a questa attività, che il funzionamento corporeo non ostacola, perché è comunque compreso nel DNA. Però anche questo non basta, in quanto l'ampliamento della gamma induce anche un aumento pressorio, che è nuovamente causa di reazione. Per questo è necessario sviluppare e migliorare la qualità del fiato già partendo dal nostro parlato spontaneo. Questa azione fondamentale produrrà uno sviluppo respiratorio del tutto particolare e fondamentale, che non è di tipo pressorio ma di tipo qualitativo (anche se in qualche modo coinvolge anche la componente pressoria), cioè il fiato modifica le proprie caratteristiche rispetto al semplice funzionamento vitale (respirazione spontanea), apprendendo ad ALIMENTARE con caratteristiche evolute un tipo di parlato, e conseguentemente cantato, di qualità superiore. Pertanto l'azione didattica può svolgersi gradualmente sulle due (o più) componenti: qualificazione della parola e ampliamento estensivo. Questo è il fondamento dello studio, che consentirà l'instaurarsi di un rapporto chiaro e univoco tra fiato e laringe di tipo musicale, del tutto diverso e coscientemente specifico per un canto artistico. Di più! La respirazione, che a questo punto potremo definire artistica, avrà la possibilità di modellare e quindi modificare, nel corso della fonazione, alcune componenti laringee, specificatamente le corde vocali, al punto di bypassare ogni legame di tipo valvolare (salvo, ovviamente che nel corso di questa attività non subentri qualche causa che ne richiami l'intervento) e ne liberi in modo meraviglioso tutte le potenziali caratteristiche musicali ìnsite. Quando questa arte sarà appresa, non ci saranno "impostazioni" da mettere in atto, non ci sarà da fare nulla, se non VOLERE. La voce acquisirà senza alcuno sforzo intensità, estensione, morbidezza, dinamica, rapidità, colori, al punto che la stessa voce parlata risulterà più costantemente sonora, anche se occorre tener conto che una voce più sonora richiede comunque più energia, quindi non è bene chiedere alla propria voce un uso costantemente di maggior impegno, perché questo può effettivamente stancare e produrre effetti poco simpatici, anche se si può escludere qualunque danno. In conclusione possiamo dire che chi parla in continuazione di respirazione per il canto, che suggerisca tecniche, più o meno forzose e/o impegnative o che suggerisca di non fare niente, se non cose "naturali", si discosta dai fondamenti indispensabili da considerare quando si vuol raggiungere un reale risultato artistico. Intervenire sulla respirazione senza aver coscienza di ciò che questo comporta significa metterla in uno stato reattivo che impedirà ogni e qualsiasi libertà, per cui il canto sarà SEMPRE E COMUNQUE difettoso. Non fare nulla (a parte un respiro profondo), non metterà il fiato in stato di allerta, ma non consentirà comunque l'instaurarsi di una nuova e indispensabile qualificazione respiratoria, se non per caso e comunque sempre in misura limitata.

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