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lunedì, novembre 30, 2015

L'antitecnica

 Chiunque si sia avvicinato alla scuola di vocalità e canto di cui sono esponente, può benissimo testimoniare la "antitecnicità" che essa rappresenta. Antitecnica per tutto quanto emerge dalla maggior parte delle scuole oggi presenti, cioè movimento volontario di qualsivoglia parte interna all'organo vocale, qualunque posizione, movimento, postura o attività che comporti come riflesso una tensione muscolare interna, qualunque implicazione psicologica legata a posizionamenti volontari del suono vocale in posti interni, e in particolare indirizzamenti verso parti del capo diversi dalla bocca, coinvolgimenti della laringe, del faringe, della lingua, tentativi (vani) di movimentare in qualche modo il diaframma, tentativi di esercitare la respirazione senza coinvolgere, in modo semplice e intelligente, la fonazione. Ho fatto un succinto elenco di alcune cose da eliminare dal vocabolario del buon insegnante e buon allievo di canto, già si sa cosa invece deve entrarci, basta sfogliare questo blog: pronuncia semplice ma perfetta (quindi da perfezionare per chiunque apprende) di parole, di frasi, di sillabe e di singole vocali sia in modo colloquiale che intonato, espandendo tale pratica su tutta la gamma propria del soggetto; uso di ogni dinamica dal sospirato più impalpabile al fortissimo, comprese le particolarità coloristiche che prendono il nome di falsetto, falsettino e falsettone, voce chiara, voce scura, gradazioni, cambi di registro sulla stessa nota. Con questa sola annotazione c'è da studiare per anni! In particolare chi ha già seguito corsi di studio di tutt'altra "indole" e si trova inguaiato e vorrebbe correggersi, la prima cosa da fare è tentare, ma sotto una guida esperta, perché da sole combinerebbe solo altri guai, di rimettersi a "parlare"! Questo indurrà a eliminare la cosa più dannosa e più frequente, cioè LA SPINTA! Tutti spingono come dannati, la voce viene assimilata a un prodotto denso da estrudere con un pistone!!! La strada virtuosa è quella che passa per l'espirazione, cioè la totale mancanza di materialità e l'assimilazione del suono al fiato, da far scorrere fluidamente senza alcun contrasto fisico, fibroso, materiale. Chi non ha mai cantato e non si è fatto troppi castelli in testa sulla "voce lirica" sull' "impostazione operistica", sull'imitazione di questo o quel cantante, sulla mitizzazione di questo o quel metodo e di un determinato tipo di suono. La voce non ha corpo, contrariamente a quanto dicono molti insegnanti, il corpo (inteso come pienezza, sonorità e ricchezza) che risulterà quando sarà ottimamente educata, sarà il risultato finale di un processo che non deve e non può coinvolgere direttamente nessun muscolo. Voler atteggiare l'anatomia interna nella ricerca o con l'illusione di ottenere un importante risultato, è velleitario e fallimentare, per chi cerca il sublime e l'artisticamente elevato. Può essere accettato e accettabile da chi cerca un risultato "tecnico", cioè perfezionabile, sostanzialmente rozzo, impreciso, incoerente. E' naturalmente una posizione molto più comune e diffusa, dunque hanno buon gioco quegli insegnanti che basano il loro insegnamenti su sentito dire, su ipotesi astratte, su consigli letti o provati ma con risultati discutibili. Una scuola d'arte si pone obiettivi molto ambiziosi, che molti non accettano o che ritengono utopistici o supponenza e presunzione, non rendendosi conto che i primi presuntuosi sono loro, visto che suppongono di essere dalla parte della ragione, senza nulla sapere di ciò che stanno giudicando. Una scuola si può valutare solo nel momento della lezione, dell'incontro, dello scambio di idee, e non per quanto viene scritto, detto o comunicato con mezzi mediatici, anche se questi sono un importante mezzo di orientamento.

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