Translate
sabato, gennaio 14, 2017
Dinamismo e sostegno
Prendiamo il celebre incipit dell'aria "vissi d'arte" della Tosca di Puccini. Detta la prima parola, "vissi", che punta sulle due "i", la prima "a" presenta per molte cantanti un problema, perché si teme la 'caduta' della A. Da qui nascono varie strategie per evitare tale sciagura. La più utilizzata è il non dire A (pericolosisssssima!!! 😉), mettendo ad esempio una sorta di O ("vissi d'orte"); una altrettanto frequente, indipendentemente dal riuscire o meno a pronunciare la A, ricorre al non aprire la bocca (altra pratica considerata da ripudiare come il diavolo). Da dove nasce tale problematica? E' la famosa questione del "sostegno". Secondo la malcostumata tradizione vocale degli ultimi decenni, se non si "tiene su" la voce, quindi se non la si sostiene, alcune vocali cadranno, con vari tipi di effetto, che comunque ricondurebbero allo spoggio. In questi anni di dialoghi in internet, mi sono imbattuto spesso con studenti e cantanti che indottrinavano i cybernauti circa la necessità di sostenere il suono (badate ben, distinguendo il sostegno dall'appoggio) per evitarne la caduta e quindi spoggio e imbruttimento. Alcuni distinguono l'appoggio, che si fa sul diaframma, quindi in basso, dal sostegno, che si fa in alto, cioè "tirando su" (gran Dio!!), altri invece lo distinguono nel senso di ancora più giù, cioè si sosterrebbe il suono fin dall'inguine, se non dalle gambe e persino oltre! A mie semplici e pacate domande, non ho mai ricevuto risposte significative. La questione, come ormai sapranno o avranno capito coloro che sono entrati nella nostra disciplina, è sempre lo scambiare un procedimento respiratorio per un insieme di lavori fortemente muscolari e scheletrici. Le I del "vissi" si fanno con la bocca semichiusa; già lì può nascere il problema se non si ha un approccio corretto all'emissione vocale, che si scatena nel momento in cui bisognerebbe aprire la bocca, per cui si decide o di evitare di aprire o dire una vocale decisamente più raccolta. Certo che se la mandibola, nella I è rigida, perché la colonna d'aria sottostante punta sotto la mandibola stessa, come estensione della pressione sottoglottica, succederà che l'apertura improvvisa della bocca produrrà un suono aspro, ingolato, brutto, forse tendenzialmente spoggiato. La soluzione sarebbe semplice, se si decidesse finalmente di adbicare allo staticismo degli insegnamenti di tipo fisico (o peggio foniatrici) e si tornasse al dinamismo respiratorio. Non esiste la "A" in quanto oggetto (ovviamente nemmeno le altre vocali), per cui non esiste un momento in cui io passo dalla I alla A mediante meccanismi muscolari e scheletrici; il fatto di aprire la bocca è connaturato alla necessità di lasciar spazio alla fuoriuscita di maggior fiato data la maggior ampiezza di questa vocale, ma la I e la A, come tutte le altre vocali, sono CONTENUTE nell'inconsistenza materiale del sospiro che DEVE ESSERE DINAMICO! Cioè se io lascio che il fiato (sospiro, alito, flusso...) esca come nella normale respirazione contenendo al suo interno la vocale (in questo caso le due I di "vissi") e continuo in questo flusso respiratorio ininterrotto passando, senza alcun contributo fisico, alla A di "arte", senza dare accenti, pressioni, colpi, ecc., mi accorgerò che la bocca si apre tranquillamente senza alcuno sforzo, senza forza, senza pensarci, e si pronuncerà una bellissima e semplicissima A, coerente con quanto veniva prima. Il dinamismo respiratorio non ha nulla a che vedere con spinte, pressioni schiacciamenti, ecc., è il normale fluire del fiato e della parola parlata consueta. Viceversa, altrettanto importante, è che tutto ciò che è fisico è statico, non deve "alzarsi", abbassarsi, allargarsi, ecc., se non per movimenti involontari articolatori. Purtroppo per un certo tempo non risulterà per nulla facile e soprattutto non riusciremo a comprendere se lasceremo fluire il fiato o spingeremo, se faremo scorrere schiacceremo, ecc. ecc. La nostra guida deve sempre essere l'ottima pronuncia, ma non esasperata, ma con la tranquillità del parlato, però sempre corretta, ben articolata e priva di accentazioni improprie.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaGrazie Maestro... infatti spesso si sente la "A" che casca o che non è una A. Per sostenerla insegnano a tenere su il suono con delle manovre interne, ceando ulteriori tensioni. Pronuncia e respiro ... i fari. Grazie per queste riflessioni.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=3_Iz_RLIYrc&feature=youtu.be
RispondiEliminaEste me parece un buen ejemplo de buena dicción, "i" y "a" puras.
Insomma.... mica tanto. Le vocali sono "appannate"
RispondiEliminaConcordo con Salvo....Non mi piace questa esecuzione...
RispondiEliminaPer la precisione (notoriamente son pignolo): la I iniziale, oltre ad essere poco I, è anche un po' calante e spinta, la A però a mio avviso è buona, ben legata. La I del vissi d'amore è più intonata ma sempre poco nitida e pronunciata. La A qui è molto meno buona (c'è un'espressione un po' volgare per descriverla, che evito, ma facilmente deducibile).
RispondiEliminaNon pignolo...preciso!:-)
Elimina