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lunedì, aprile 03, 2017
Le due facce della complessità
Il fatto che la vita presenti oggi molti problemi alle persone, è dovuto principalmente al livello di complessità che l'uomo ha instaurato. Non sto a entrare nel merito del perché e percome abbiamo raggiunto questo stadio; mi limiterò a dire che in parte è un processo fisiologico legato all'evoluzione, o a ciò che potremmo intendere sotto un certo punto di vista con questo termine. In parte è dovuto invece a una deriva legata all' "avere". In ogni modo oggi tutti, e grossomodo in quasi tutto il mondo, devono fare i conti con questo "mostro". La complessità cosa causa? Gli strumenti, le strategie, perlopiù istintive, per aggirarlo. Oggi ascoltavo una conferenza sul rapporto tra il mondo di internet e i ragazzi. Assenti: le famiglie. Motivo: la complessità, che per la maggior parte di esse risulta un problema complesso, insormontabile, quindi ingestibile. C'è un problema analogo nel canto e nella musica? Si potrebbe dire di no, in quanto il canto e la musica si studiano da secoli, non ci sarebbe niente di nuovo. Il problema però sta nel contorno, cioè nella società, negli stili di vita, che condizionano l'approccio e lo rendono molto più complesso e "ansiogeno" rispetto al passato. Se pensiamo anche solo a pochi decenni fa come era lo studio nei primi anni di scuola: le aste: si riempivano quaderni di aste. La bella scrittura; intravedo ancora alcuni anziani con scritture magnifiche, e purtroppo vedo eserciti di ragazzi e bambini con scritture indecifrabili. Ai "miei tempi" si andava a scuola di musica e per mesi e addirittura anni si studiava teoria e solfeggio e non si toccava uno strumento. Non è che sia d'accordo, ma per dire che c'era un rispetto del tempo che non esiste più. Ancora: qualche giorno fa ho visto un filmato della fine degli anni 80 relativo a un talk show televisivo con i soliti conduttori, giornalisti e politici, però non ho potuto fare a meno di notare che l'intervento di un ospite è durato almeno 3 minuti in totale libertà, cioè con tutti che ascoltavano e nessuno che interrompeva. Oggi talvolta non passano 5 secondi senza che si sia interrotti. Questo è un problema complesso, cioè c'è l'ansia, ma dovuta a molteplici problemi, psicologici (se non psicanalitici o addirittura psichiatrici!!) che si generano nella complessità esistenziale in cui navighiamo. Il problema però sta nel fatto che questo fattore genera soluzioni complesse. Cioè perdiamo il contatto e il riconoscimento della semplicità. Per risolvere un problema, come può essere quello educativo, andiamo alla ricerca di metodologie contorte e spiegazioni altamente sofisticate. Alla fine dell'Ottocento, inizio Novecento, era già tanto che si sapesse qualcosa sull'anatomia e fisiologia degli apparati vocali, e rarissimi erano gli insegnanti di canto che ne sapevano qualcosa, e comunque in modo complementare al loro insegnamento. L'insegnamento era empirico, non scientifico, e perlopiù praticato con metodologie semplici e graduali (la gradualità è l'anticomplessità, perché procedendo per passi successivi, ti appare sempre semplice ciò che viene conquistato, e quasi non ti accorgi di riuscire, poi, a fare procedimenti persino virtuosistici con apparente semplicità). E avevamo cantanti strabilianti. L'aspetto scientifico è entrato sempre più nell'insegnamento (spesso in modo approssimativo, che è ancor peggio) e gli insegnanti si sono dedicati a voler comprendere e spiegare la vocalità con questo tipo di approccio, non rendendosi conto che solo da questo lato la comprensione non è raggiungibile, anche perché il livello di complessità per spiegare un'arte scientificamente richiederebbe conoscenze che potremmo definire paradossali. Quindi abbiamo da un lato insegnanti prettamente legati a una condotta di tipo scientifico (addirittura so di alcuni che monitorano le lezioni con strumenti di controllo elettronico), altri che seguono una strada parallela, ma con cognizioni modestissime in questo campo per cui dicono un sacco di sciocchezze, e si inventano tecniche e metodi assurdi, generici o nel migliore dei casi limitati, e pochi superstiti insegnanti di "vecchia scuola" che lavorano empiricamente, alcuni discretamente, altri male, perché comunque con scarsissima coscienza vocale. Tutto questo discorso per dire che se non si riesce a comprendere che l'apprendimento di un'arte deve necessariamente passare per una conquista semplice e graduale, il che richiede tempo e pazienza, ci allontaneremo sempre di più da conquiste storicamente radicabili.
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Credo che la vita abbia sempre presentato numerosi e gravi problemi alle persone... Oggi che lo sviluppo eccezionale della tecnica consentirebbe virtualmente a tutti di vivere nel benessere, è solo per l' appunto la atavica crudeltà e avidità dell'uomo, la sua smania di possesso, la sua volontà di sopraffazione, il suo egoismo, a complicare e rovinare la vita della gente. Purtuttavia se pensiamo alle enormi difficoltà materiali che esistevano in passato... quale incredibile forza vitale possedevano i nostri avi! Quanto è debole invece l'uomo moderno, con tutta la sua tecnologia ed i suoi comfort... Evoluzione? Leggendo i classici della letteratura, studiando la musica scritta dai compositori nel Rinascimento, ammirando i dipinti, l'architettura del passato, insomma l'ARTE (ossia la forma più avanzata e perfetta di conoscenza) concepita dall'uomo nei secoli e nei millenni scorsi, davvero possiamo parlare di evoluzione per quanto concerne il mondo di oggi? Io dico che l'uomo contemporaneo a confronto dei suoi antenati è un miserabile, una rozza bestia impura e viziosa, superba e vanagloriosa, schiava dei propri bassi istinti... Altroché evoluzione! Ci siamo involuti spiritualmente in misura direttamente proporzionale all'evoluzione tecnica. Dimodoché la tecnica, anziché risolvere i nostri problemi materiali, ha finito col crearcene di nuovi e ben peggiori.
RispondiEliminaInfatti ho fatto riferimento a "un certo punto di vista" nell'intendere questo termine. Quella che viene definita evoluzione recente si riferisce semplicemente al fatto che i progressi scientifici permettono un allungamento della vita. Mi fermerei quasi lì, perché se è vero che in molti paesi sono migliorate le condizioni lavorative, è pur vero che sono peggiorate in molti altri. Quella che dovrebbe essere una conquista fondamentale dell'umanità, cioè la felicità, direi che si è allontanata. Quello che fa più paura è che invece di andare verso un'unificazione, un'omogeneizzazione, stiamo procedendo sempre più verso la divisione, l'allontanamento. Però bisogna cercare di lottare e credere nella possibilità di un'inversione di tendenza. Credo che sia connaturato, sebbene molto a fondo, nell'uomo.
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