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lunedì, luglio 01, 2019
La "rotellina"
Spesso sento dire dagli insegnanti di musica: "in una esecuzione dal vivo non abbiamo una rotellina come la radio per definire quanto piano debba essere un piano o forte un forte". Purtroppo fu invece inventata una sorta di rotellina per decidere il tempo, e cioè il metronomo. Per far musica davvero queste rotelline sono non solo inutili ma dannose! E perché? perchè, come ben espresse sinteticamente Celibidache, la musica è un fenomeno vivibile (vivable). Cosa vuol dire? che ci sono alcuni parametri che non possono e non debbono essere decisi a priori, a tavolino, in modo assoluto. L'indicazione metronometrica all'inizio di un brano, è un'indicazione sbagliata, falsa, fuorviante, in quanto ... come è stata decisa? Il compositore (o, più spesso, chi per esso) l'ha inserita, su cosa si è basato? ascoltando il brano? dove? al pianoforte? nella sua testa? Ma anche se l'avesse inserita in seguito a un'esecuzione dal vivo, questo basterebbe a rendere quel dato assoluto? ... assolutamente no! Perché? perché le condizioni, i parametri cambiano, e noi dobbiamo far in modo che ogni volta che eseguiamo un brano, possano emergere i valori per cui un brano musicale diventa... MUSICA! ovvero si possano cogliere le relazioni tra le varie cellule, articolazioni, ecc. e fino a inizio e fine e tutta la ricchezza posseduta possa emergere. Per quanto riguarda la dinamica, la questione è anche più complessa e intrigante. Intanto è indispensabile legare la dinamica alla tensione, non necessariamente in modo univoco, cioè non è detto che al salire della tensione cresca anche la dinamica, occorre individuare il livello di tensione, perché quando la tensione è molto elevata, la dinamica potrebbe dover drasticamente diminuire, per creare un contrasto molto forte. Poi ci sono da individuare le linee di priorità e gli equilibri strumentali. Il compositore, specie in epoca classica e perlopiù anche romantica, ma solo qualche volta in quella successiva, difficilmente differenzia le dinamiche tra archi e fiati (e altri strumenti), è compito del direttore graduare, ma anche in base alle priorità. Alcune volte il compositore indica "in rilievo" una melodia importante, ma il più delle volte è compito del direttore (ma anche un pianista, per es., - per non parlare di duetti, trii, quartetti, ecc. - deve saper individuare equilibri e priorità tra mano destra e sinistra) saper individuare la graduazione tra diverse linee (si pensi alla difficoltà nel contrappunto, nella fuga...). Ma c'è anche un compito fondamentale che riguarda il brano nella sua interezza. Mettiamo che un brano inizi con un accordo "pp", pianissimo, svolto da un gruppo di archi. Come quel brano inizia realmente, cioè come i musicisti emettono quel primo accordo, si crea un fenomeno acustico fondamentale, che avrà riflessi su tutto il brano, o meglio, così dovrebbe essere, se si vuol far musica. Infatti tutte le dinamiche previste nel brano saranno in relazione a quel primo evento sonoro. Il discorso fatto a parole mi rendo conto che può non essere facilmente recepito, comunque provo a esemplificare. Quel "pp" naturalmente dovrà essere in relazione al luogo in cui si suona. Se durante il corso del brano ci fossero, ad es. dei "ppp" o anche pianissimi più eterei, ma il brano, per quel luogo, è iniziato troppo piano, si sarà persa la possibilità di graduare i successivi pianissimi, perché non li si udrebbe più, per cui quando si inizia un brano bisogna avere già ben chiaro in mente cosa succederà dopo, e in particolare il "punto massimo". In genere il punto di massima tensione corrisponde anche a un punto di massima dinamica, spesso nel forte, ma non di rado anche nel pianissimo (come si è già detto prima a proposito del potente contrasto tra grande tensione e minima dinamica). Se nel brano ci sono diversi "ff", e il punto massimo è anch'esso "ff", bisognerà graduare affinché quello del p.m. raggiunga il massimo forte, altrimenti c'è il rischio di non cogliere la linea tensiva del brano. Ed è ciò che capita solitamente, purtroppo fin dall'inizio, quando si seguono "le note" ma non si capisce assolutamente "dove va" il brano, procede a caso, e chi ascolta si perde, e dopo un po' non riesce più a seguire, si distrae. Quindi dobbiamo sempre renderci conto che tutti i parametri devono mettere in grado chi suona e chi ascolta di "unificare" il brano, cioè poter mettere insieme l'inizio con la fine.
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