Sono piuttosto in dubbio sull'opportunità di questo post. E' comunque destinato a chi è già avanti nello studio, in prossimità della terza fase; gli altri possono leggerlo per curiosità e per farsi un'idea. In teoria con la giusta volontà potrebbero anche averne dei risultati, ma bisogna comprendere cos'è questa giusta volontà, che di solito viene interpretato come mettere qualcosa in più, mentre si intende il famoso "togliere". Questo però non basta, perché alla base c'è una determinata evoluzione respiratoria atta all'alimentazione vocale, in ogni modo in situazioni privilegiate può funzionare anche prima, però non ci si illuda troppo.
A cosa mi riferisco? All'emissione. Potremmo dire che la vocalità si contraddistingue con due "onde", che fanno riferimento alla purezza del suono di base. La voce normalmente emessa, compresa quella parlata quotidianamente, nonostante già goda di buone premesse, la associo a una "prima onda", che è più "pesante", è più impura, lenta, irregolare... La seconda onda è come se scivolasse sopra la prima, è più leggera, rapida, costante... è come l'aria calda che scorre sulla fredda (e non per nulla noi suggeriamo di associare alle vocali una emissione paragonabile all'alito, cioè aria calda). Questa seconda onda, che col tempo deve diventare l'unica, nel canto, la si percepisce anche più lontana, più distaccata da noi; percepiamo il risultato quasi unicamente tramite le orecchie, e sempre meno tramite le percezioni fisiche. Salire in questa modalità non ci darà quasi alcun senso di fatica, di immissione energetica, perderemo persino una chiara percezione (fisica) dell'intonazione, che sarà mentale e da controllare uditivamente. Perderemo il senso del limite acuto, il che non ci deve portare a fare sciocchezze! Inizialmente, quando entriamo nella seconda onda (e in un certo senso ci aiuta anche a entrarci), la voce ci apparirà debole, molto chiara, poco sonora, dissipante il fiato. Avremo la sensazione che il fiato non duri niente, sia una situazione quasi inconsistente, e avremo anche paura di pronunciare, come se questa potesse "rompere" l'incantesimo; perderemo ogni sensazione di appoggio tradizionalmente inteso. Il primo successo sarà la capacità di rilassarci. Il secondo successo è che cominceremo a sentire la nostra voce che suona (magicamente) nella stanza dove cantiamo. Il terzo successo sarà che riusciamo a parlare in quella modalità e percepiremo la nostra voce molto più sonora, più omogenea. Poi tutto ci sembrerà più facile, la nostra voce per poco o niente che facciamo la sentiremo subito ricca, sonora, ampia, riconosceremo immediatamente gli errori e impareremo a correggerli... togliendo! La voce che "plana", che come un meraviglioso uccello distende le ali e senza movimenti compie lunghe trasvolate fidandosi ciecamente dell'aria che lo sostiene. Così anche noi, che spingiamo, premiamo, sosteniamo la nostra voce pensando di aiutarla, smetteremo di farlo, ci fideremo finalmente del nostro fiato che saprà fare la sua parte, e ci renderemo conto che non dobbiamo intralciarlo. Come si raggiunge questa condizione, che può apparire utopistica? In primo luogo alleggerendo, togliendo forza e ogni contributo attivo, sospirando. Per quanto ci si sforzi, questa condizione è impensabile, e quasi nessuno riesce a togliere realmente per anni! non si riesce a immaginare che la voce possa uscire pressoché da sola, eppure è qualcosa che capita di fare anche nella vita comune, però tutto ciò che facciamo spontaneamente, che quindi la mente conosce, non è nella nostra coscienza, quindi non sappiamo riprodurlo volontariamente. Occorre tantissimo studio assistito da chi questa condizione possiede, conosce e sa come arrivare ad ottenerla. Non esiste nessuna teoria, nessun metodo e nessuna scienza. E' arte e basta, è qualcosa che trascende la fisicità e la fisiologicità. Fa parte della creatività, della spiritualità. La possibilità di accedere alla seconda onda è anche legata alla unicità cordale, cioè alla sparizione dei registri. La prima onda è legata in primo luogo al cosiddetto registro di petto ma anche alla corda sottile laddove essa è slegata dall'altra; la seconda onda ci apparirà anche come una sorta di "fischio", cioè le vocali suoneranno come una brezza leggerissima e scorrevole che prende suono uscendo dalla bocca proprio come un fischio, ma senza atteggiamento labiale (alcune persone sanno anche fischiare in questo modo). Altra questione importante, molto importante, riguarda la modificazione della pronuncia. Essa perde lentamente il carattere fortemente articolatorio delle parti dell'apparato orale (lingua, labbra, mandibola...) per diventare puro pensiero, come se tutta l'articolazione (ma ridotta nei movimenti dell'80%) si spostasse un metro avanti a noi. Questo spesso lo facciamo naturalmente parlando (anche se a scapito della comprensibilità), e diventa possibile, ma con perfetta pronuncia perché alimentata perfettamente. Ovvio, che tutto dipende dall'evoluzione respiratoria, cioè quella condizione del fiato inimmaginabile che nel canto perde la sua funzione respiratoria in senso stretto (pur mantenendola) per diventare flusso alimentante strumentale. E' ciò che definiamo respirazione "galleggiante", cioè priva di ogni appoggio, spinta, pressione, ecc. Ultima cosa: è fondamentale l'attacco. Non si può entrare nella seconda onda correggendo o modificando un'emissione impura, imprecisa, indecisa, insicura. O si entra o si sta fuori. E l'attacco, pur nella levità, nell'assoluta leggerezza, deve avvenire con decisione ma a distanza, lontano da noi, sulla cosiddetta "punta" del fiato. Nella rozza immagine che inserisco, che sinceramente è piuttosto distante da quanto vorrei rappresentare, si vede la seconda onda che esce e scorre sopra la prima. Per la verità la sensazione non sarà più che la voce esca dalla bocca, perché si forma direttamente fuori e in una posizione più elevata, subito sotto l'attaccatura del naso (ma, ripeto, ben più distante). Bene, concludo con qualche esitazione sulla pubblicazione, e mediterò se lasciarla, anche se quanto ho scritto non dovrebbe causare alcun problema vocale. Ma non si sa mai!
Come si fa a capire se sei un vero cantante o un ciarlatano? Dal fatto che certe sensazioni non te le puoi inventare, devi per forza averle provate! E questo è stato il motivo per cui, imbattendomi nel tuo blog, non l'ho più lasciato. Grazie Fabio del post, io ti consiglio di lasciarlo perché è un importante documento di quello che poi dovrà essere la fine di un percorso. Sì, è interessante vedere i cantanti che hanno raggiunto una emissione perfetta (ormai tutti del passato); le loro labbra non sono mai tese in grottesche smorfie ma hanno un atteggiamento per ciascuna vocale e frequenza, eppure la voce non sembra uscire dalla bocca, alcuni, specie sugli acuti, sembrano lanciarla lontano.
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