Translate

martedì, maggio 05, 2020

La voce che cade

"Tieni su la voce, che cade", dicono molti insegnanti, e la cosa parrebbe anche avere senso, quando, soprattutto passando da una vocale all'altra, la seconda perde rotondità, nitore, morbidezza, per diventare più sguaiata, schiacciata, fissa e magari anche calante. E l'allievo, in sintonia con l'insegnante, cerca di "tener su", cioè di dare un sostegno alla voce dal basso, cercando di alzarla (poi c'è l'idea che così si perde la "maschera"! Aiuto!!). Alcuni suggeriscono, nel passaggio da una vocale all'altra, specie se verso vocali più ampie, di non aprire la bocca, perché abbassando la mandibola il suono segue questo andamento e quindi scende, o cade. In questo c'è un po' di verità, fin quando la voce è "attaccata", cioè non fluisce liberamente, non è pura; diciamo, citando il post precedente, fin quando non entra nella seconda onda. La verità, che ho più volte raccontato, è che non c'è niente da tener su, perché la voce non è un oggetto, è un flusso; ma soprattutto non c'è un qualcosa che possa tener su, non abbiamo gru, montacarichi e funi! Ciò che può determinare la bontà dell'emissione, oltre alla purezza, è la costanza, la continuità della stessa. Quindi ciò che dà l'impressione che la voce "caschi", è la minore fluidità, il frenare, non permettere la scorrevolezza, il che poi dipende anche dalla libertà che ha la stessa e dalle caratteristiche dell'alimentazione aerea. Purtroppo anche certe affermazioni empiriche miranti all'appoggio della voce, hanno esiti quasi sempre controproducenti. Uno dei più ricorrenti è: "quando vai giù pensa su e quando vai su pensa giù". Se anche questo può avere qualche effetto positivo, trovo particolarmente negativa, invece, proprio la prima affermazione, cioè il "pensare su" quando si scende. La prima cosa che capita è che le note basse siano crescenti. La seconda cosa, specie nelle donne, è che non si rientri più nel registro di petto. Questo può essere anche un esercizio da fare, ma consapevolmente! Se d'abitudine si scende con la corda sottile e non si rientra (cioè non si riesce a rientrare) in quella spessa, le cose non vanno bene. Gli allievi (soprattutto le allieve) spesso acquisiscono una vera paura nelle note discendenti, come se potesse capitare chissà cosa; e questo perché molte insegnanti mettono in guardia proprio contro il far suonare la corda di petto e lo squilibrio che si crea. Vero, ma questo squilibrio, che è istintivo, si risolve; non facendolo fare invece no, si rimane sulla corda sottile e questo comporterà davvero uno squilibrio e la mancata acquisizione di una voce realmente completa. Se ogni volta che cambiamo vocale, specie se da vocali strette a vocali larghe, noi pensiamo di alleggerire, alitare, entrare in seconda corda, o seconda onda (che non ha nulla a che vedere col "tenere su"), ci accorgeremo che tutto può essere più semplice e soddisfacente, senza manovre, ma togliendo!

1 commento:

  1. Ecco che "tenedo su" si agisce sulla muscolatura interna e si va verso lo spoggio della voce. Ecco quello che mi è successo e per uscire da questa errata modalità è dura. Grazie Maestro

    RispondiElimina