Nella prima fase dello studio ci sono alcuni importanti elementi da controllare e sviluppare. La perfetta dizione, la cui esigenza mette in moto l'evoluzione respiratoria, è ostacolata da rigidità dei tessuti e dell'apparato in genere, con le reazioni istintive che si generano per vari motivi già esposti mille volte. Il ruolo fondamentale che si dà alla bocca ha lo scopo di "insegnare" al fiato il percorso da compiere e a relazionarsi con i giusti spazi. Inoltre, mediante l'uso di opportune consonanti, si procede a uno "spostamento" in avanti del canto e delle singole vocali. E per l'appunto qui sta poi il passaggio alle fasi due e tre, quando, cioè, una volta superato questa necessità primaria, il canto non è e non deve più interessare l'articolazione fisica, se non in minimissima parte. La voce nasce e si sviluppa fuori, facendo leva sulle vocali pure, che hanno proprio fuori e a una certa distanza il FUOCO della propria perfetta nascita ed espansione. Il problema però è che ognuno di noi viene richiamato in continuazione dall'istinto a gestire fisicamente tutta la procedura vocale, quindi anche quando ci sono le condizioni respiratorie affinché la voce possa percorrere correttamente questo tragitto, il timore che incute l'istinto richiama continuamente verso l'interno. Nella fase tre il problema non esisterebbe più perché il fiato è talmente sganciato dalle funzioni istintive da non lasciarsi più di tanto intrappolare, però se non si riesce a consapevolizzare questa, diciamo così, proiezione (anche se il termine può portare ad errori), alla fase tre non ci si arriva. Allora un suggerimento (anche se si tratta sempre di immagini, verso cui sono contrario, e che quindi possono essere utilizzate per un tempo minimo), può essere quello di ritenere che la nostra bocca fisica cessi il proprio ruolo, e si crei una sorta di bocca virtuale esterna, più grande e più distante da noi. Questa sensazione potrebbe aiutare a rilassare la nostra bocca e a utilizzarla in modo più delicato e minimale. Ma qual è la vera difficoltà che ci porta a dover pensare a delle strategie anche psicologiche per superarla? Il fatto che ragionando fisicamente, non ci possiamo rendere conto che il fiato da solo abbia la capacità di generare le nostre vocali in modo perfetto; siamo sempre legati a un'articolazione "masticatoria". Questo non succede nel parlato normale, e infatti per questo motivo (non solo questo) noi passiamo sempre attraverso il parlato, per cercare di renderci conto che esso ha già normalmente la capacità di far nascere la parola esternamente, senza eccessi articolatori. Ma quando passiamo a un canto, specie se lo vogliamo "importante", questa condizione sparisce, pensiamo di "cantare", cioè di fare una cosa diversa, distante dal parlato, non riusciamo a immaginare un parlato intonato, specie nel settore acuto, e questo perché la mente fisica non riesce a collegare le due cose, essendo la prima contenuta nel DNA, ormai consolidato, la seconda no, e quindi da osteggiare come indesiderata e potenzialmente pericolosa. Il canto artistico esemplare non ha quasi più bisogno degli organi fisici; l'unico elemento che deve lavorare, pur in uno stato molto meno impegnato di quanto si crede e si fa (vedi la spinta che tutto rovina) è il fiato, il quale deve solo poter scorrere, scivolare, non essere premuto, schiacciato, ecc., e i canali respiratori solo inerti "tubi" entro cui esso passa. Raggiungendo il perfetto equilibrio relazionale con la laringe, è come se anch'essa sparisse, quindi è come avere un unico tubo, che percepiamo vuoto, tra il nostro interno e lo spazio esterno (diciamo l'acustica) dove nascono e si diffondono le vocali e l'intero canto.
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lunedì, luglio 13, 2020
La bocca virtuale
Se è vero che all'inizio dello studio e per parecchio tempo, soggettivamente, si richiede un'attenzione e un utilizzo molto cosciente e intenso della bocca e di tutto ciò che le sta attorno (labbra, muscolatura del viso) e allo stesso tempo un'attenzione al rilassamento di tutto ciò che non deve essere teso (collo, nuca, sottomento, mandibola ...), è altresì vero che dopo un certo tempo tutta l'articolazione orale deve diminuire fin quasi a sparire, come quando si parla normalmente.
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