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sabato, luglio 11, 2020
L'interruttore
Leggendo qua e là di cose sul canto, ho avuto la percezione che per molti, insegnanti e cantanti, è come se esistesse un misterioso interruttore girato il quale si ottiene una impostazione lirica; il tempo delle lezioni è più che altro dovuto all'apprendimento del repertorio e alla ricerca di questo famigerato interruttore. Lo potremmo chiamare tecnica. Se io potessi conoscere la tecnica in poche ore... tak! sarei a posto. Non c'è la consapevolezza di una necessaria evoluzione, di una crescita, di uno sviluppo. Ma questo posa le basi sull'erroneo, grave, pensiero che il canto sia un procedimento fisico e meccanico, per cui dovremmo imparare a manovrare le leve giuste. Il fiato è "solo" un serbatoio che dobbiamo aumentare di capienza. Quindi, secondo costoro, uno non riesce a cantare perché non ha la tecnica, cioè non ha capito come girare gli interruttori giusti. Sullo stesso piano c'è la cosiddetta "uniformità delle vocali", cioè non intravedono un'evoluzione respiratoria che rende perfetta ogni vocale, nella propria specificità, ma "basta" uniformarle, cioè non dirle più nella loro realtà, ma modificarle più o meno tutte verso la O e la U. Ancora ieri, sfogliando vecchie riviste, ho ritrovato un articolo di Rodolfo Celletti che diceva testualmente che nel canto le vocali non si dicono come quando si parla ma facendo le intervocali. E questo era un grande ammiratore di Schipa!! L'incoerenza manifesta! E purtroppo quanti cantanti gli hanno dato retta e ci sono pure andati a lezione. Come andare a lezione di grammatica da uno che non ha finito la prima elementare. Ma di insegnanti così ce ne sono a bizzeffe, pure nei Conservatori. Nessuno che provi a mettersi in discussione, che provi a riflettere che forse è su una strada su cui non si risponde ai perché più elementari. Basta che si ottenga qualche risultato. Allora, interruttori non ce ne sono, non c'è una tecnica manuale o fisica per cui spostando qualcosa si ottiene una diversa risposta da parte della voce e improvvisamente diventa bella, forte, estesa... ognuno di noi ha in potenza queste caratteristiche, ma la nostra realtà fisica-animale ci impedisce di portare facilmente in superficie questa potenzialità, e la strada è una mini evoluzione che riguarda il fiato, che da semplice scambiatore chimico-gassoso deve diventare un alimentatore vocale, cioè deve poter adempiere a un compito, non facile, diverso da quello istintivo e "naturale" e che per questo subisce contrasti e opposizioni, e che quindi richiede, per potersi liberare, di una disciplina che non è più di tanto fisica, anche se richiede molto esercizio, ma concentrazione e comprensione della Conoscenza, cioè di quella parte metafisica che è della natura umana e che fuoriesce dalla Natura normalmente intesa. Questo non è che non lo si capisce, ma non lo si vuol capire, perché ci sono remore psicologiche e mentali (previste dalla Conoscenza stessa) e che purtroppo rallentano quando non bloccano addirittura il percorso di apprendimento. Quindi questa disciplina finisce per essere assimilata alle tante tecniche, e gli esercizi, invece di diventare centri di riflessione e di superamento degli ostacoli del nostro corpo, diventano meri campi di ginnastica, rendendo anche più faticoso l'apprendimento. Del resto non ci si può far niente, perché questa è la dura legge della verità, che per salvaguardarsi deve proteggersi e celarsi, salvo accettare rare eccezioni per potersi riconoscere ed Essere.
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