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venerdì, agosto 28, 2020

Oltre il fiato

 Si fa un gran parlare di canto sul fiato, e anche in questa scuola non si scherza! Peraltro ho sempre specificato alcuni aspetti che possono anche confondere. Adesso cercherò di riprendere e specificare meglio cosa si intende e forse anche correggere qualche idea in proposito, soprattutto per evitare di indurre in errori. In fondo anche negli aspetti propedeutici e informativi bisogna... TOGLIERE!, semplificare.

Il fiato per questa scuola è l'alimentazione di suoni puri. Il fiato fisiologico non possiede in natura le caratteristiche per poter assumere questa condizione, e anche qualora le possedesse, molto eccezionalmente, è destinato a perderle se non sottoposto a una disciplina che porti a coscienza il  processo evolutivo che sta alla base di questa condizione. 

Il fiato, in quanto flusso aereo, quando tutto è corretto raggiunge le corde vocali, dopodiché cessa la sua funzione, in quanto fiato, perché totalmente trasformato in suono. A questo punto molte persone lo trattano come un oggetto fisico, che si può modificare, muovere a piacimento, ecc. La qual cosa non è vera e non è corretto perseguirla. In questo senso noi suggeriamo di continuare a trattarlo come fosse ancora fiato. Questo contribuirà a mantenere quella fluidità, continuità, leggerezza che una vera e importante voce deve possedere.

Siccome molte persone fanno molta fatica a staccarsi dall'idea fisica, muscolare dell'emissione vocale, specie se hanno frequentato scuole che hanno rafforzato questa modalità, si insiste sul "soffiare", alitare, sospirare, ecc. Questo sicuramente aiuta e porta gradualmente a una vocalità sempre più aerea e meno fisica. Per contro può verificarsi che si inserisca nella vocalizzazione un po' di fiato insonoro, il che inizialmente può aiutare, pur considerando che è un errore, ma che non dovrebbe proseguire. Interessante e più importante può essere (esercizio che potremmo già definire virtuosistico) il trasformare un alito, un sospiro, completamente in suono vocalico, cioè eliminando ogni residuo aereo, senza alcuno scalino. Ciò che definisco un "condensare" il fiato in voce. 

Questi input fanno parte del processo didattico, ma come tutto ciò che esula dall'esempio, cioè che ricorre a parole e immagini, è fondamentalmente erroneo e induce in errore. Questo sempre perché parole e immagini sono filtrate dalla nostra mente razionale e ricondotte quindi a procedimenti compatibili con il suo funzionamento, che è ovviamente diverso e distante dal sistema creativo-metafisico da cui dipende la nostra sfera artistica, cui dobbiamo attingere se vogliamo puntare a un risultato di questo tipo. Infatti un approccio particolarmente incentrato sull'idea del fiato, rischia, come si diceva, intanto di mantenere una parte sempre attiva di fiato mescolato al suono, il che oltre che erroneo può anche portare a problemi, in secondo luogo può allontanare o creare erronee percezioni della pronuncia.

E' sempre indispensabile sottolineare che la pronuncia vera e priva di difetti è davanti, esterna, lontana dal corpo. Se la pronuncia è "inquinata" dalla presenza di fiato insonoro, darà luogo a un'altro tipo di pronuncia, che può lontanamente assomigliare alla vera pronuncia, ma naturalmente non lo è e può allontanare dalla conquista del vero. La pronuncia, quindi la voce vera e perfettamente alimentata, è STACCATA non solo dal corpo, ma persino dal fiato. Il fiato, infatti, pur essendo la parte più immateriale del corpo, è ancora qualcosa di fisico, che soprattutto la mente razionale vuole governare a modo suo, cioè facendo riferimento alla parte muscolo-scheletrica, non sapendo e non avendo riferimenti su qualcosa di immateriale. Quindi noi dobbiamo, a quel punto, passare a un livello ancora superiore, cioè OLTRE IL FIATO.

Più avanti del fiato, cioè dove regna il mondo dell'impalpabile e ingovernabile fisicamente, c'è il mondo della PAROLA, della vera e libera pronuncia vocale artistica musicale. In questo senso noi possiamo parlare veramente di una vocalità e di una sintesi musica-parola. E' chiaro ed evidente che oltre il fiato c'è la libertà, non essendoci più alcun veicolo fisico di supporto. Noi possiamo "volare" grazie alla parola, cioè l'elemento che la natura ci ha fornito per poterci elevare spiritualmente. E' vero che la parola necessita di suono, il suono di fiato e il fiato di un complesso muscolare di base, ma questi li possiamo considerare degli "stadi" che progressivamente si staccano e si perdono, ovvero che noi uno alla volta superiamo e lasciamo nel corpo, per librarci nel volo libero. 

Questo comporta, durante il processo di acquisizione, che ogni stadio tendiamo a trainarlo in quello successivo. Non vogliamo lasciare il corpo per passare a qualcosa di più rarefatto, come in un processo di sublimazione. Quindi dal grande corpo al fiato è già un procedimento "doloroso"; staccarci dal fisico è per la nostra mente qualcosa di sbagliato, persino impossibile, quindi ci induce a rimanerci attaccati come a qualcosa cui non vogliamo e non possiamo rinunciare. Questo è uno dei fondamentali problemi dell'approccio a un vero canto artistico! Ma anche passare a un canto più etereo, più leggero e raffinato, non è sufficiente per raggiungere l'arte vocale. 

Quindi noi possiamo individuare tre stadi: 1) lo stadio respiratorio, 2) lo stadio sonoro, 3) lo stadio verbale. Il fiato NON DEVE spingere, premere o essere trainato, ma deve mantenere la propria sede senza alcuna particolare dinamica, quindi le varie tecniche respiratorie dovranno essere abbandonate, perché non ci deve essere coinvolgimento diretto. Il fiato deve essere fatto evolvere ad alimentazione di suoni puri mediante l'opportuna disciplina, ma deve rimanere calmo come un lago, privo di pressioni in qualsivoglia direzioni. Quindi in relazione con il suono, essendone generatore, ma non arrivando a disturbarlo. 

Il suono a sua volta è una vibrazione anonima, cioè non possiamo definirla ancora voce, perlomeno non nel senso vocale artistico. Anch'esso deve rimanere calmo e fermo nel suo luogo di origine, cioè lo spazio oro-faringeo; non deve essere premuto dal fiato, e non deve essere trainato dal suono vocale-parola. E' solo un materiale sonoro cui il terzo stadio attinge per procurarsi il materiale da elaborare. Ogni spinta o movimento è da considerarsi un errore. Il suono preleva fiato per potersi generare e dona suono per poter generare parola cantata.

Il terzo stadio, il più lontano da conquistare, veramente solo frutto di una processo disciplinare gnoseologico, è il mondo della parola perfetta, della libertà più assoluta (ovviamente compatibilmente col fatto che siamo esseri fisici, quindi non possiamo arrivare a una condizione disumanizzante, trascendente questo stato, per cui ci arriviamo per stadi successivi). Se conquistiamo e consolidiamo il mondo della parola elevata a canto, noi ci troveremo a cantare con assoluta libertà nel quadro della nostra capacità soggettiva (intesa come estensione-tessitura, volume-intensità, colore-timbro). Solo quando si raggiunge questo stadio si comprende veramente cosa vuol dire "parlar-cantando", cioè esprimere musicalmente un testo; ovviamente anche la qualità della musica e del testo sono importanti per poter addivenire a un canto artistico completo.

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