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martedì, agosto 18, 2020

L' A negletta

 Perché in tante scuole di canto odierne la vocale A è bandita o limitata nella sua pronuncia a una O un po' più aperta? bisogna chiederselo e saper rispondere per comprendere ciò che anima le varie impostazioni vocali. In primo luogo c'è il fatto che questi insegnanti hanno una visione del canto unicamente interna, cioè non concepiscono la formazione esterna delle vocali. Questo è un problema e una grave limitazione, ma spesso aggravata da un'altra limitazione, questa più legata a singole scuole, e cioè non aprire, o solo parzialmente la bocca. Cercheremo di esaminare anche questo. 

Come è evidente, la A è la vocale che richiede la maggiore ampiezza. Per questo, nel canto spontaneo quando si pensa di cantare su una A si apre molto la bocca. In realtà nel parlato semplice difficilmente si apre molto. Questo deve far riflettere. La questione a questo punto è già chiara: se non si apre la bocca non si può cantare una A piena, specialmente forte e/o acuta; peraltro anche aprendo completamente la bocca la A apparirà molto fisica, gutturale, proprio per l'impegno muscolare che comporta quest'azione. Se poi secondo l'insegnante la bocca è meglio non aprirla molto, allora anche da un punto di vista interiore la pronuncia della A sarà quasi impossibile. La cupola palatina è alta, ma non abbastanza per consentire l'ampiezza completa di quella vocale. L'unico spazio che può consentire la vera pronuncia della A è quello esterno alla bocca. Però non finisce qui. Qualcuno potrebbe dire che per la pronuncia delle altre vocali lo spazio interno è sufficiente. In teoria, forse, ma in realtà la perfetta pronuncia delle vocali richiede lo stesso spazio della A, ecco perché la inseriamo quasi sempre negli esercizi.

Approfondiamo l'altra questione: perché alcuni insegnanti non vogliono che si apra molto la bocca? In fondo è semplice: ritengono che la differenza di apertura orale nelle varie vocali le renda estremamente differenti e quindi si produca un canto eterogeneo, inoltre pensano che aprendo la bocca il suono "cada", cioè perda appoggio. Questo fa anche il paio con la questione della "maschera", cioè immaginando che la voce si formi nella zona superiore della testa, diciamo oculare, aprire la bocca significherebbe abbassare il suono (e infatti così si dice), cioè perdere l'immascheramento o appoggio in maschera. Naturalmente è tutta una fantasia astratta e priva di fondamento, o meglio, è una cosa che in parte può essere realizzata, ma a costo di seri difetti. 

Aprire la bocca è importante nelle prime fasi dell'apprendimento del canto; occorre che il fiato conosca gli spazi e impari a percorrerli. Le forme chiave delle vocali devono essere apprese, per poi essere... dimenticate. Una volta che la voce può liberarsi ed esercitare la sua azione vocale all'esterno, questo "smascellamento" non solo non sarà più necessario ma anzi dovrà essere ricondotto a quello del parlato semplice, salvo particolari momenti di notevole intensità in zona acuta. 

Se si partisse sempre da una corretta pronuncia, senza "mascheramenti" e mescolamenti, il fiato si svilupperebbe in modo più corretto e tutto il canto ne avrebbe un notevole giovamento. Invece in questo modo si deve quasi sempre ricorrere a trucchi e artifici che minano la purezza della voce e il suo pieno controllo musicale. 

2 commenti:

  1. Più volte mi sono chiesto: i ventriloqui? Come fanno a pronunciare a bocca completamente chiusa? Sviluppano il fiato fuori così da non aver bisogno di articolare la bocca in modo visibile?

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  2. i ventriloqui non usano quasi fiato, è tutto un sistema glottico

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