Stavo leggendo alcuni commenti di Enrico Stinchelli a proposito di "maschera". Alcuni cantanti celebri, in interviste o dialoghi privati, asseriscono che per loro è importante il "buco" che hanno trovato, chi tra gli occhi, chi sulla fronte, chi nel naso, sopra o sotto... e così via. Alcuni cantanti queste impressioni le hanno anche scritte. Vista l'autorevolezza di questi cantanti (Nillson, Kraus, ecc.), c'è da chiedersi seriamente se non ascoltarli e in qualche modo seguirli.
Alcuni di questi cantanti hanno alle spalle uno studio e una scuola note, altri no; non sappiamo se perché il cantante non ritenga che il proprio insegnante abbia avuto un ruolo importante, o se è proprio così. Abbiamo più volte ricordato che un cantante "arrivato" (non nel senso di "perfetto", ma semplicemente in grado di sostenere dignitosamente la scena) può avere sensazioni relative all'emissione, che nulla hanno a che vedere con l'insegnamento e con chi muove i primi passi nell'educazione della voce. Il fatto che tanti importanti cantanti esplicitino sensazioni così diversificate, la dice lunga proprio sulla soggettività di tali percezioni, che quindi lasciano il tempo che trovano. Ciò che possiamo affermare è che chi studia seriamente con un insegnante all'altezza del compito, a un certo punto potrà anche provare quelle sensazioni. Quindi noi non diciamo che è sbagliato sentire la voce tra gli occhi o in altri luoghi del volto; è invece sbagliato educare la voce pensando di mandarla in quel luogo. Quando il fiato-diaframma avrà raggiunto la necessaria forza e qualità, avrà modo di proiettare il suono con quella energia che ci farà provare sensazioni di facilità, al punto di farci sentire un "buco" in qualche posto sopra la bocca. Cercare di provare quella sensazione artificialmente, forzatamente, non farà che allontanare il momento della sua conquista reale.
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