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lunedì, luglio 16, 2012

Gli esclusi

Una domanda che forse più d'uno si è posta, ma forse non ha neanche avuto la forza di esplicitare è: possono esserci persone che possono considerarsi escluse dal mondo del canto lirico o del canto tout cour?
Naturalmente esistono persone con deficit musicali assai pesanti, che difficilmente possono pensare di intraprendere con obiettivi seri il mondo del canto professionale, anche se sono carenze in buona parte superabili, ma con la necessità di un impegno e costanza di studio forse al di sopra delle possibilità "normali" di chiunque. Escludiamo, ovviamente, anche chi presenta qualche deficit fisico-anatomico all'apparato vocale e/o a quello uditivo. Insomma, chi riesce a intonare decentemente una frase musicale con una voce accettabilmente valida, quanto a timbro e sonorità, può sempre e comunque riuscire a cantare? Vorrei rispondere sì, e potrei dire, come usa oggi rispondere, "virtualmente" sì. In realtà non è questione di virtualità, ma... di virtù! Più si è dotati più si hanno probabilità di cantare, anche senza molta scuola e quindi a bassi livelli; meno doti si hanno più la scalata è irta, anche quando si arrivi a un livello buono. Ma a parte questo aspetto, che riguarda anche il "mercato", quindi questioni umane anche di basso profilo, ci sono persone che incontrano tali e tante difficoltà da essere indotte a lasciare lo studio, oppure a proseguire ma in uno stato piuttosto "depresso". E non parliamo solo di cattive scuole, che possono rovinare persone con ottime qualità, oppure che non riescono a risolvere anche problemi semplici, ma di persone che si trovano con una situazione respiratoria così deficitaria oppure manifestazioni reattive così violente da vedersi costantemente ergere barriere consistenti allo sviluppo dell'estensione e delle varie componenti sia qualitative che materiali di un buon canto. Il problema è sempre il tempo! Ci sono persone che possono, dietro a una valida guida, educare la propria voce da zero a una condizione tale da permettere esibizioni pubbliche di qualità, nell'arco di pochi anni, diciamo 4/5, eccezionalmente meno (ma bisogna sempre considerare la scansione delle lezioni, cioè se lezioni settimanali, plurisettimanali oppure quindicinali, mensili, ecc), e persone che possono veder slittare questo punto a un arco di oltre 10 anni, se resiste! Naturalmente parliamo di archi di tempo con costante miglioramento, non di quelle situazioni intollerabili dove dopo 10 o anche 15 e più anni la situazione è disastrosa!
Bisogna pensare che la corda di falsetto-testa, cioè quella che permette ai cantanti d'opera di affrontare la zona acuta, è pressoché sconosciuta alla maggior parte delle persone, quindi difficilmente ci sono le condizioni perché il canto in atteggiamento a corda sottile sia o possa essere efficace. Perché ciò avvenga occorre quell'allenamento e quello sviluppo educativo respiratorio che per alcuni, dotati di un buon apparato e magari anche di robusto fisico, può essere rapido e non troppo impegnativo. Per alcuni si presenta invece come una montagna invalicabile. Quindi ecco la necessità di continui esercizi molto faticosi per andare a incrementare lentamente la qualità del fiato che gli permetta di vincere la resistenza cordale. Ma anche quando ciò comincerà ad avvenire, sarà una conquista lentissima, sempre avversata dall'istinto, e che si presenterà modesta o accettabile durante gli esercizi modellati ad hoc, ma tornerà elevata nel canto, dove intervalli disparati e cambi di colori, vocali, ecc., metteranno nuovamente a dura prova fiato e diaframma. Queste persone devono armarsi di una pazienza e tenacia bibliche, e diciamo anche non porsi obiettivi troppo ambiziosi, ma soprattutto sapere di essere in buone mani, perché chi già soffre di condizioni di partenza modeste o addirittura carenti e in più non può godere di un insegnante di elevata competenza, allora può davvero dire addio al canto.

1 commento:

  1. Quando ho iniziato il mio percorso lirico, a circa 40 anni, avevo già determinate potenzialità: voce fuori, risonante, ricca. Difetto grosso: spingevo perchè inconsciamente pensavo a sentire il suono e quindi la voce come la "immaginavo" io.
    Ho dovuto "sgrassare" tanto con vari insegnanti alcuni dei quali non capivano niente anzi sentivano una voce ricca e possente e mi attribuivano tessiture da baritono e mi facevano studiare per tale (ma questo non era il male minore, anzi). La mia "fede" lirica mi ha permesso di raggiungere dei buoni traguardi grazie alla costanza, alla voglia, alla passione che chi studia lirica, per me, non può non avere. Mi spiego meglio:conobbi un soprano giovanissimo mi accorsi quando cantava che non trasmetteva grandi emozioni pur avendo una voce bellissima. Ebbene, parlandole o meglio ascoltandola un giorno durante delle prove mi accorsi che le piaceva cantare da "Giorgia" a MIna ed aveva anche un'anima "soul". In pratica si trasformò totalmente, sembrava un'altra persona. Lei faceva lirica perchè i genitori l'avevano fatta crescere con quella idea e peggio l'insegnante coltivava e la stimolava di continuo in tal senso... La lirica è un qualcosa che o senti dentro e ti fai trasportare (sapessi quante pazzie ho fatto sia economiche che caratteriali per raggiungere a tutti i costi lo scopo della mia vita...)oppure è giusto, secondo me, non coltivare con la speranza che venga ma lasciarsi andare per quello a cui si è predisposti. Sembra banale ma penso sia così.

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