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sabato, agosto 25, 2012

C'è pronuncia e pronuncia

Leggo frequentemente in diversi luoghi in cui si tratta di canto che la pronuncia è importante, e bla bla bla... Se stessi a quanto viene detto e scritto sull'argomento, dovrebbe esserci una moltitudine di cantanti dotati della più bella dizione. Sono solo una minoranza, e solitamente in atteggiamento difensivo, a dire che la pronuncia non è importante. Ma la questione è che nessuno, e quando dico nessuno, voglio dire tutti, con eccezioni che posso ammettere (a livello mondiale) nell'ordine delle unità, ha realmente compreso e messo in pratica una pronuncia degna di tal nome. Eppure basta ascoltare un po' di dischi dei cantanti di un tempo per poter apprezzare modi di scolpire la parola, e col canto darne anche profonda sincerità di intenti, lontani anni luce dal pressapochismo odierno! La pronuncia è il risultato di un processo molto complesso, perché è il suono, perfetto in sé, articolato. L'articolazione non deve intervenire sul suono; ecco perché quando la pronuncia è anch'essa perfetta noi avremo due effetti: una mirabile comprensione di ogni parola, pur nell'ambito di un legato impeccabile, ma su un altro piano, anzi sul volume complessivo dell'ambiente in cui ci troviamo, noi avremo anche il suono che ci avvolgerà come fosse "sorround", da ogni direzione. E' una magia straordinaria, dovuta alla natura e alle meravigliose possibilità di cui è dotato il nostro corpo, ma che proprio esso ci priva, salvo riuscire a conquistarla a seguito di una disciplina la cui funzione è transitiva, cioè non è il fine, come molti credono, ma il mezzo. Ma il mezzo perché? Per la maggior parte delle persone che studia una qualsiasi Arte, occorre acquisire una tecnica, ma l'Arte NON E' una tecnica, ma la capacità di svolgere una attività di cui è portatore il nostro spirito; la tecnica non è necessaria per imparare quell'Arte, ma per permettere al nostro corpo e/o la nostra mente di liberarsi dai vincoli, dalle resistenze, dai limiti posti dalla Natura stessa a cui non va bene che si abbia accesso a questa libertà. Dunque la tecnica per molti è aprirsi un varco tra le mille insidie poste dall'istinto e "cavarsela" il meglio possibile. Per pochi, che ci credono e depongono l'orgoglio, il narcisismo, il pregiudizio, e trovano i "sassolini" da seguire, vuol dire liberarsi a ogni lezione di lacci e lacciuoli, e trovarsi ogni dì un po' più liberi di fare, di sentire, di capire, di percepire, di intuire. La pronuncia è uno dei mezzi più efficaci per superare alcune barriere, ma nessuno è in grado di concepire, prima di averla conquistata, cosa vuol dire pronuncia perfetta. Ci sono alcuni poco di buono (anche, ahimè, temo, tra i lettori di questo blog), che si permettono di irridere e giudicare il m° Antonietti, il sottoscritto e questa scuola nel suo insieme perché rei di affermare concetti così "strani", diversi, improbabili, originali, forti, presuntuosi, ecc. Se costoro avessero un grammo di umiltà e provassero a sottoporsi alla giusta disciplina, in breve tempo si renderebbero conto quanta distanza - abissale - divide il canto abitualmente praticato da quello vero, basato su una parola che non è suono "piegato" alla parola, ma parola pura elevata a canto, come è pensabile avessero compreso e praticato nel rinascimento e il cui seme è andato lentamente disperdendosi, obnubilando le menti di quanti si ritengono intenditori, che purtroppo sono la mala erba che infesta il mondo dell'opera e del canto in genere. Se la si smettesse di giudicare e invece di ascoltare veramente, forse ci sarebbe qualche speranza in più per l'Arte del futuro prossimo e per quanti, soprattutto giovani, vogliono dedicarsi seriamente a questo studio con animo puro e nobile. Io credo che ce ne siano tanti, ho grande fiducia nella gioventù; sono invece poco incline a dare fiducia alle generazioni passate, che per molti motivi non hanno fatto e non fanno che inquinare ogni cosa e con una prosopopea davvero fastidiosa e imbarazzante. Per concludere, quindi, il consiglio orientativo non è quello di fidarsi semplicemente di chi ritiene che nel canto ci voglia una "buona pronuncia", ma di seguire quegli insegnanti che vi guidano verso un perfetto parlar cantando, e non dar retta ai ciarlatani idioti che vi dicono che la parola non basta e non si sente e baggianate del genere.

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