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martedì, agosto 28, 2012

La bussola del canto

In sostanza chi ha a che fare col canto, sentirà sempre da insegnanti e colleghi indicazioni e suggerimenti circa la posizione o la direzione del canto: in alto, in basso, avanti, indietro! Una bella confusione, considerando, poi, che raramente le indicazioni sono univoche ed eterne. Possiamo considerarle tutte più o meno erronee! Il suono indietro è generalmente considerato sbagliato, ma come coniugare questa valutazione con i consigli di fare girare il suono dietro alla nuca, ad esempio? o con chi dice di "tirarlo verso di sé", aprire la gola all'indietro, ecc.? Il suono basso è anch'esso considerato sbagliato, ma come si concilia con i consigli di tenere bassa la laringe o premere in giù? Il suono "in maschera" è ritenuto "alto" e "avanti", ma criticato da molti perché rischia la nasalizzazione, lo schiacciamento, la spinta; aggiungiamo anche lo spoggio e l'ingolamento. Da qualunque parte la si prenda, si rischia sempre il disorientamento!! Vero è che ciò che è sempre da evitare, perché sempre foriero di cattivo risultato, è l'estremizzazione! Premere con forza in basso, in alto, in avanti o indietro porta sempre conseguenze nefaste perché ciò che si muove sono i muscoli, non il suono, dunque qualunque movimento creerà resistenze, difese istintive, restringimenti, schiacciamenti, ecc. Qualunque tipo di risultato possa anche apparire piacevole, con queste meccaniche nasconderà sempre gravi difetti, che un buon (nemmeno ottimo) orecchio saprà individuare. La pronuncia perfetta non è mai schiacciata o spinta o tirata, ma "appare", "nasce", si forma direttamente appena fuori dalle labbra, senza nodi, senza legacci, cordoni "ombelicali" che la tengono ancorata alla muscolatura interna. Spande libera, chiara, netta, profonda, ampia. La cosa che spaventa tutti, oggi, è che per arrivare a quel risultato strabiliante occorre passare attraverso una pronuncia leggera e aerea, che darà l'impressione di una vocalità quasi infantile, puerile, da canzonetta! Questo impatto è oggetto da parte di tanti di un netto rifiuto, più o meno cosciente e manifesto. E qui nascono, naturalmente, la contestazione, la discussione, il rifiuto, i dubbi, gli abbandoni. Tutto legittimo e tutto prevedibile. E' un passo importante, che potrà portare alla scelta di un percorso successivo: quello della vera e grande Arte vocale o quello della tecnica fine a sé stessa. Una scuola artistica è perfettamente in grado di fare anche scuola tecnica, per quanto comprimissoria, ma si tratterà poi sempre di vedere quanta fiducia potrà rimanere. La scelta artistica è una scelta anche di rinunce; rinunciare al proprio ego narcisistico, ai suoni gonfiati e opulenti, ma slegati da un contesto musicale e da un risultato apprezzabile nella sua "unità". Scegliere la strada dell'Arte significa fidarsi: fidarsi, si badi bene, in primo luogo di sé stessi, delle proprie potenzialità, DEL PROPRIO FIATO!, prima che del proprio insegnante. Coloro che spingono, tirano, gonfiano, alzano, abbassano, premono, ecc. ecc., in fondo non fanno che manifestare un limite di fiducia nelle possibilità acustiche del proprio corpo e del proprio fiato. L'uomo, come tanti animali, ha la possibilità di fare udire il proprio canto - o la propria voce - a grande distanza e con grande nitidezza, perché abbiamo un perfetto apparato amplificante. Questo apparato funziona grazie a equilibri mirabili e sensibilissimi. Tutto ciò che viene fatto normalmente per farsi sentire in un grande ambiente, cioè spingere, gridare, spremersi, ecc., è del tutto opposto e contrario alle leggi che consentono, invece, quel risultato meraviglioso. Piccoli suoni con grande ampflicazione. Ma ciò che consente questo passa attraverso una meticolosa educazione del fiato, educazione che deve esplicarsi attraverso l'uso stesso della voce - segnatamente del parlato e/o della pronuncia - e con la costante riflessione sul "togliere" (si veda il post "come Michelangelo"), sull'alleggerire, alitare, fluire, consumare, ma sempre senza spinte, senza "botte", senza pressioni, il più scorrevolmente e piacevolmente possibile, come se con i nostri suoni accarezzassimo la lingua e il palato e con le labbra sussurrassimo sempre dolci e piacevoli versi. Chi non capisce o non vuol capire questo è destinato ad altro, nel bene e nel male.

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