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mercoledì, aprile 24, 2013

Il corto circuito 2

I due momenti della Storia in cui le arti toccarono un apice sono stati quelli del classicismo greco e del Rinascimento italiano; riflessione: contemporaneamente si toccava un apice anche nelle scoperte e negli approfondimenti filosofici o gnoseologici. Evidente quindi una forte relazione tra i due campi. Il motivo è semplice: l'Arte è il canale comunicativo tra la realtà materiale dei sensi e l'universo della spiritualità. Giorni fa sentivo Vittorio Sgarbi che, con il suo impeccabile aplombe (ehehe) scagliava strali contro il mondo politico ignorante. Si può dire ciò che si vuole, ma è vero. La cultura è a livelli bassissimi, ovverosia si sta creando una frattura sempre più profonda (ma in molti campi, lo vedo anche in ambiente scolastico) tra chi possiede una viva e profonda cultura e chi non ce l'ha, ovvero l'ha "appicicata" a livelli mediocri. Manca, insomma, un piano medio, modesto ma sincero. Molti contadini di un tempo, anche analfabeti o quasi, sapevano versi della Divina Commedia o di altri grandi poeti, e non certo per dovere, "compito", ma per una necessità vitale da contrapporre alla dura vita materiale; le mamme e i papà di un tempo, con le quinte elementari, avevano un'ortografia, una bella scrittura, una cultura storica e geografica minima ma solida, che oggi molto spesso manca persino a diplomati e laureati. Da un lato geni di grande impatto, dall'altro la profonda ignoranza, senza quell'equilibrio, quel ponte comunicativo tra le due opposte tendenze. Ma, per precisare, anche Sgarbi, dall'alto della sua profonda cultura, può essere annoverato tra gli ignoranti (a parte che per le buone maniere), per il semplice motivo che pur conoscendo a fondo migliaia di opere figurative e letterarie, non sa produrre a livelli decenti (almeno non mi risulta) assolutamente niente. Cioè c'è Conoscenza e conoscenza; la sua è una profonda conoscenza, ma una nulla Conoscenza, giacché nessuna abilità operativa ha potuto manifestare. Per evitare confusioni, preferisco definire la conoscenza informazione. Il cervello è interfaccia tra il mondo fisico che ci appare e in cui viviamo, per la verità non sempre molto felicemente, e un altro mondo, che si può definire in vari modi e suddiviso ancora a vari livelli, i più semplici e noti dei quali sono i sentimenti, le emozioni, seguiti dalle intuizioni, dalla fantasia, dalla creatività. Le percezioni di questo mondo sono solo spunti, ombre di una realtà difficile da penetrare, approfondire, seguire. E questo perché il cervello è in primo luogo un filtro. Essendo in primo luogo esponente di una realtà materiale, non può che svolgere un compito legato al proprio stato cui è stato posto un ruolo di controllo e difesa. Parlai, tempo addietro, del "limitatore" elettrico, che scatta quando si supera un determinato consumo. Il nostro cervello è meglio organizzato, per cui è molto infrequente che arrivi al punto di scattare per sovraccarico (lo svenimento o il collasso), svolgendo un compito di limitazione e semplificazione che può dare al soggetto una sensazione tranquillizzante. Quando, in una reale semplicità, si arriva a comprendere dov'è la pronuncia vera, e come si sviluppa per tutta la gamma vocale, e quale incredibile impatto sonoro può generare nell'ambiente, si può andare incontro un piccolo corto circuito, perché si scopre una verità che ignoravamo, pur essendo sotto i nostri sensi. La verità è semplice, ma è terribilmente difficile da esprimere. La parola è verità. In alcune elevate culture filosofiche si dice che solo a pochi grandi maestri è concesso dire alcune parole in ambienti circoscritti, perché potrebbero generare problemi a chi non sia pronto. Questo pensiero può sembrare eccessivo, surreale; sicuramente si può prestare a molte interpretazioni. Ciò che posso dire con sicurezza è che chi sa elevare la parola ad arte sonora può generare una qualità fonica senza eguali, e questa può creare piccoli corto circuiti nella mente di chi ascolta, che non comprende con il cervello "informato" qualcosa che non gli appartiene, che non comprende come si possa generare quel gesto sonoro sottile, eterico, avviluppante, inafferrabile. Il gesto sonoro che un tempo la gente voleva, chiedeva quasi fosse una necessità, come i versi della Divina Commedia, perché in quei momenti usciva dal mondo freddo, povero, faticoso, deprimente, e poteva entrare nel vero mondo della ricchezza, del calore umano, del piacere interiore, in cui scopriva e riscopriva la propria scintilla divina, e nello scoprirla si avvedeva che non era "propria", ma era comunitaria, umana, universale. Oggi la scienza ci spiega approfonditamente molte cose, e si vive molto meglio, la società si è evoluta e il benessere si è ampliato, per quanto l'egoismo, la sete del potere e del piacere personale conducano l'umanità sempre verso situazioni di grave pericolo esistenziale. La scienza ovviamente punta la propria azione verso quei settori più misteriosi e poco decifrabili per cercare di sondarne le possibili spiegazioni oppure osteggiarle in ogni modo. Qui nasce un possibile serio problema: se il nostro cervello possiede un potente filtro che limita le nostre percezioni sensoriali, pur sensibile a studi, analisi e approfondimenti che possano aprire porte verso quel mondo fatto di strumenti eterici inspiegabili fisicamente, ma queste porte non le si vogliono aprire fidandoci esclusivamente delle percezioni razionali, vuol dire che la scienza, o almeno una parte di essa, si scontra contro un muro. E' la solita metafora della grotta.
Dopo tutto questo discorso, dove voglio arrivare? Mi rivolgo ai cantanti, o meglio, a chi in qualche modo canta, sia pur sotto la doccia. Rendetevi conto che avete una fortuna, vi si è offerta una porta che può condurvi NON in un mondo appagante in cui rifugiarsi, ma che vi dà la possibilità di vivere diversamente in questo mondo. E' il bandolo della Conoscenza. Bisogna evitare le illusioni, non è il mondo della gloria e dell'appagamento dell'ambizione, anche se potrebbe diventarlo, ma la conquista è un calvario. Però, se anche non la si vuole oltrepassare, perché posso confermare che può far paura per moltissimi motivi, non arrendetevi alle lusinghe di chi vuol ridurre il canto a muscoli, cartilagini, gonfiamenti, spinte e pressioni d'ogni tipo, ma prestate un po' d'orecchio anche a chi vuol condurvi verso una conoscenza più... maiuscola!

P.S.: Non ho chiarito, dandolo per scontato, che la limitazione del cervello non è un dato uguale per tutti, e non è fissa, ma - e il nostro discorso va proprio in questo senso - rimovibile, per quanto con estrema difficoltà, in quanto si devono superare resistenze fortissime; il primo passo da fare per cercare di superare il limite è quello di credere nella possibilità che questo possa avvenire, proprio perché la nostra razionalità corrente ci mette un primo ostacolo proprio nella capacità di pensare che si possa fare questo salto. Non si tratta di dare fiducia cieca, ma molto più semplicemente di ascoltare (o leggere) senza giudicare o essere prevenuti.

4 commenti:

  1. Salvo9:39 AM

    Grazie Fabio per queste bellissime parole scaturite dal cuore e che mi hanno commosso non poco. Vorrei poterti esprimere tutto il mio consenso e la mia sincera solidarietà per quanto affermi con tanto convincimento e umanità, trapela dalle tue affermazioni ancora una volta la tua bontà ed il profondo senso che hai di quest'Arte e della nobiltà che ci metti nel diffonderla.
    Pochi giorni fa ho incontrato dopo molto tempo un mio grande amico psicoterapeuta che mi confermava il picco di persone depresse che si rivolgono alla psicoanalisi in maniera sempre più "esigente", persone sfiduciate da tante situazioni che purtroppo si sono venute a creare anche per i motivi che hai così brillantamente esposto. Inoltre, mi diceva, che la paura del futuro, la mancanza di "fari", di "guide" in ogni campo e della precarietà, sta procurando non pochi problemi. La cultura poi, non ne parliamo... basta girarsi un pò intorno e vedere poveri ragazzi in balia di messaggi a dir poco illusori, evanescenti, senza contenuti. Cultura zero... VOLUTA però da un sistema, secondo me, che ci marcia, che quasi vuole il terreno fertile, restate ignoranti perchè è meglio! sembra che dicano i nostri politici trasversalmente per non farci crescere, per tenerci a bada, niente cultura... ma "grande fratello",quello sì che è importante(sigh). Allora ben venga chi vuole fare della cultura un'arma, bisogna combattere, diffondere questa parola, questo concetto sempre di più,in ogni forma, attuando ogni iniziativa, altrimenti il declino è sempre più vicino. Grazie Fabio.

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  2. Grazie; togli pure il condizionale, perché esprimi fin troppo chiaramente il coinvolgimento nella lettura di questo blog. Hai completato perfettamente il mio pensiero, aggiungendo alcune frasi che avevo pensato di inserire e poi non ho fatto anche per non allungare troppo il post; appunto questa dilagante depressione (rendiamoci conto che oggi abbiamo casi non isolati di depressione INFANTILE!!!). Non sono amante delle teorie complottistiche, anche se certi programmi (P2) sul tenere il popolo nell'ignoranza sembrerebbero stati cavalcati; secondo me non è questione di persuasione occulta, io confido che l'umanità abbia solidi anticorpi anche verso queste forme virali, ma di tendenze divergenti, come appunto teorizzavo nel post, cioè classi di popolazioni chiuse in un salotto di altissima ed esclusiva cultura, contro una umanità con lo sguardo fisso verso i grandi fratelli, i narcisismi televisivi, le pigrizie mentali e fisiche. Cioè una divisione della popolazione senza cuciture non, questa volta, per caste imposte da società aristocratiche e dittatoriali, ma da scelte vissute su un presunto e mal intepretato benessere, che porta anche a non saper più fare scelte. La speranza è proprio nella possibilità di diffusione di cultura e di spiritualità (se la comunicazione lo permetterà) "sana", comunque la si voglia intendere, ma sempre in direzione di ascesa e benessere. Mi fermo qui... Grazie ancora.

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  3. Salvo8:42 AM

    Grazie. Vorrei aggiungere che, ben lontano dal pensare a teorie complottistiche (ho esagerato ma la mia era una provocazione, in fondo non penso che i nostri politici siano così "astuti"... al contrario sono per la maggior parte degli sprovveduti, ignoranti in tutti i sensi compreso la conoscenza della realtà, inconsapevoli delle grandi risorse che ha il nostro Paese, la Cultura,l'Arte,il Territorio,ecc...)credo che sia arrivato il momento, forse non tutti i mali vengono per nuocere,di riprenderci il significato vero della nostra Vita... stiamo raschiando il fondo, adesso mi auguro che sorga spontaneo un senso di ribellione, di reazione. E non è detto che questo moto non parta proprio dalle risorse che citavo prima; come vorrei vedere ripartire i nostri teatri, la nostra gente che riprende a impregnarsi di canto, di opere, di teatro, di benessere al di fuori degli schemi stereotipati, delle cose fatte perchè fa chic, e finalmente respirare l'aria delle cose belle, che ci fanno bene allo spirito; e cantare, dipingere, dialogare, giocare, ridere, fare politica, finalmente come un Paese vero, umano, dove ognuno ha il suo compito, aldilà dei soldi, dell'economia (che sì è un problema ma non è il VERO problema), del "trend",dello "spread",... caxxate,. La nostra società, per me, deve ritornare a misura d'uomo, dobbiamo riprenderci la nostra esistenza,scendere dal piedistallo dove ci siamo erroneamente posti e tornare a godere del Creato e delle sue immense e profonde e appaganti bellezze.

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  4. Da appassionato studente di architettura, imparai presto, visitando chiese romaniche, cosa significasse "misura d'uomo", che non è solo legata a misure, dimensioni, ma a un clima, un rapporto di materiali, forme, luci, percorsi e altro. Sono totalmente d'accordo con quanto dici, dobbiamo prima di tutto ritrovare in ogni cosa una dimensione umana, di equilibrio, tra un sano moderato benessere e una attività lavorativa e operativa, gestito dall'apporto espressivo, spirituale, comunitario. Come ho più volte scritto, è la divisione il male peggiore, e volersi porre su un piedistallo, come dici, vuol dire escludersi, dividersi dal popolo senza avere alcun supporto morale per sostenere quella condizione, e quindi incontrare l'infelicità, la delusione, l'oblio. Mi rispecchio in un motto di Grillo di questi giorni: decrescita felice. Fare un passo indietro sul piano economico-finanziario, anche personale, affinché tutti possano stare meglio. Come è stato scritto da molti poeti nel corso dei secoli, quando manca la possibilità di una felicità comune, non si può più cantare (le cetre appese ai salici).

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