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giovedì, giugno 12, 2014

Il trattato - 2

La conquista artistica vocale è sempre subordinata al dominio cosciente della respirazione che, proiettata oltre le normali esigenze esistenziali, diventa una nuova condizione sensoria.
Mentre la specie umana può vivere e sopravvivere con la sola predisposizione, l'elevazione a conquista sensoria diventa prerogativa di eccezionalissimi casi che, favoriti da determinate condizioni, vengono ad assumere un ruolo che per tutti gli altri non è possibile né accettabile, quindi sconosciuto.
Le righe che seguono l'incipit necessiterebbero quasi un trattato esplicativo a sé stante.
Innanzi tutto si entra subito sull'altro tema fondamentale, quello respiratorio, esponendo molto chiaramente che l'arte vocale necessita o è tutt'uno con la relativa arte respiratoria, la quale non è presente ordinariamente nelle persone in quanto la specie umana non ne ha bisogno per la vita quotidiana, e quindi va conquistata; tale conquista, peraltro, essendo un fatto raro, eccezionale, viene vissuto come qualcosa di impossibile, e quindi difficilmente accettato, o al massimo indicato come "fenomeno", irripetibile. Così non è; l'arte, cioè la perfezione o non oltre, è una predisposizione presente in tutti gli uomini, ma molto difficile da conquistare, appunto perché non affiorante a coscienza. E' da sottolineare il termine "conquista sensoria", cioè una predisposizione presente in ognuno, che quando voluta e ricercata con un'urgenza, un'esigenza, una passione e un'energia vitali, possono condurre ad acquisire tale conquista come un nuovo senso, cioè qualcosa che non richiede più allenamento ed esercizio perché ormai assunti a livello di istinto. Di tutto ciò però si parlerà ancora in seguito.
Nessuno sa, se non ha raggiunto il traguardo del "non oltre", che la voce, sottoposta ad educazione, può assurgere ad Arte, diversamente non sarebbe sostenibile la tesi secondo cui l'arte è qualcosa di sempre perfettibile o qualcosa di irraggiungibile.
Non è assolutamente vero che c'è sempre da imparare: quando si sostiene ciò si sostiene pure il proprio livello conoscitivo.
In quest'ultima proposizione si espone un problema comunicativo. Chi giudica chi e cosa? In genere determinati argomenti, come la Verità, il "non oltre", la perfezione, ecc., vengono liquidati come tematiche troppo complesse, troppo impegnative e foriere di discussioni e incomprensioni. E' vero, ma il mezzo per evitare certe disavventure c'è: ascoltare, leggere, meditare in silenzio, senza giudicare, senza farsi preconcetti, senza farsi influenzare da convincimenti propri o altrui radicati senza confronto. Leggere e cercare di capire la posizione, quindi ascoltare, e solo dopo aver ben compreso farsi un'opinione cosciente. Giudicare prima di aver compreso significa porsi a livello basso. Bisogna salire per poter avere una visuale ampia, altrimenti si sarà miopi.
Ne consegue che l'Arte, intesa da noi come perfezione, si ottiene perché è potenzialmente in noi e perché le esperienze che ci inducono a migliorare ci sottopongono a una disciplina che, proiettando le nostre azioni oltre l'intenzione, arricchisce l'elaboratore mentale.
Altro concetto basilare: la disciplina, cioè l'esercizio guidato da un insegnante che già conosce, avendolo conquistato, l'obiettivo artistico, permette ad ogni lezione un piccolo progresso; questo progresso è inatteso e sconosciuto alla mente, e quindi l'arrichisce di un nuovo dato; questo nuovo dato sarà processato, elaborato dalla mente. Questo può avvenire anche nelle tecniche; qual è la differenza con questa disciplina? che qui si conosce il PERCHE' si agisce in un determinato modo e quale sarà il punto di arrivo (la conquista sensoria), cosa che nelle tecniche è sempre sconosciuto e confuso.

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