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giovedì, giugno 19, 2014

La respirazione prima e dopo

E' sostanzialmente inutile fare esercizi di respirazione pre-canto o respirare in gran quantità e impiegare tecniche respiratorie. Il più delle volte queste procedure possono produrre più difetti che pregi. Alcuni affermano che basta respirare normalmente. Qui comincio a mettere le mani avanti; non perché non sia d'accordo, ma perché l'informazione comincia a diventare reticente. In ultima analisi la domanda che bisogna porre è: la respirazione del cantante che ha conquistato una elevata qualità vocale è, cantando, la stessa di una persona normale che non canta o di uno studente di canto? Questa è la domanda fondamentale, e la risposta è no. Nella respirazione artistica c'è un prima e c'è un dopo. Tra questi due momenti, cioè tra il prima e il dopo, ci possono stare molte sciocchezze, come quelle segnalate da chi afferma che bisogna fare complesse procedure tecniche, attivare muscoli particolari (come quelli pelvici!!), gonfiare, tirare, spingere, ecc. 

Esclusi alcuni favoriti straordinari, la maggior parte delle persone, in qualunque situazione le si mettano, non hanno i requisiti e le possibilità di emettere suoni di qualità e di affrontare accettabilmente tutta la potenziale gamma vocale del proprio strumento. I registri, la loro esistenza e il loro superamento, non sono "invenzioni" dell'ultimo secolo, se ne parlava già nell'antichità, dunque che possano presentarsi degli "scalini" o addirittura dei "muri" è una condizione nota ai più. Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi "che c'azzeccano adesso i registri, che stavamo parlando di respirazione?". Il problema è esattamente lo stesso. Ciò che stiamo dicendo è che le carenze respiratorie (o meglio, la condizione non artistica di una qualsiasi respirazione, anche quella dei più dotati e fortunati), si esplicano in modo evidente con scalini e impedimenti in zone piuttosto standardizzate nei vari soggetti, e che vanno sotto il nome di registri e conseguentemente di "passaggio" di registro e da lì si aprono ulteriori vasi di Pandora.

Quindi il nocciolo della questione è: lo sviluppo - corretto - di una respirazione artistica annulla anche i registri, omogeneizzando la gamma, ma ottenendo anche il massimo delle qualità foniche di ogni soggetto.

Il cantante o docente critico dirà: "ecco! Quindi non è che non si fa niente! dovete dire cosa si fa!"

Per la verità "non fare niente" è un modo di dire, che trovo piuttosto giusto, ma che non significa starsene a casa a dormire! E' sottinteso che si va a lezione per fare cose. Il "non fare niente" indica la necessità di non aderire a tutta quella messe di indicazioni che porta a spingere, tirare, gonfiare, premere, alzare, abbassare, ecc. Allora in cosa consiste il "fare" e in che relazione è con la respirazione?

Se partiamo dalla costatazione che il parlato è sciatto, è strascicato, impreciso, diseguale, non musicale, non espressivo, non significativo, dobbiamo anche considerare che queste carenze sono dovute a una respirazione che non è indirizzata alla valorizzazione di un parlato esemplare. Dunque il punto di partenza dovrà essere senza ombra di dubbio l'elevamento qualitativo del parlato. Se al parlato corrente, poi, applico l'intonazione, avrò aggiunto un fattore deflagrante! Nel momento in cui tento di "allungare" il parlato, la respirazione mostrerà ancor più i propri punti deboli, e li mostrerà tanto più quanto più ci muoviamo in termini di estensione, salti intervallari, colori e intensità.

Dunque, cosa si fa? Si allena il parlato in modo il più preciso, musicale, espressivo e significativo possibile, si applica l'intonazione, iniziando da una nota e allargandosi molto lentamente, per toni e semitoni, arrestandosi ogni qualvolta il risultato è decisamente inferiore alle aspettative, tornando dove si hanno migliori possibilità e ritentando con calma e riposo.

La spiegazione, semplicemente, è che SI DEVE CREARE UN'ESIGENZA ALL'APPARATO RESPIRATORIO AFFINCHE' SI SVILUPPI RELATIVAMENTE A QUELLA.

Se poi mi si chiede se quanto scritto è una condizione sufficiente per giungere a un canto esemplare e di qualità artistica, posso dire sì e no; sì, senz'altro, ma che necessita di una pazienza, una quantità di tempo, di volontà, di spirito di sacrificio che difficilmente, al tempo d'oggi si può riscontrare, quindi no per la maggior parte dei soggetti. Esistono quindi anche "scorciatoie"? Esistono, ammetto che possono creare difetti e problemi, ma l'insegnante capace saprà farle superare, giocando sull'efficienza, sulla motivazione, sulla soddisfazione (ciò che il mio maestro definiva: lezione dell'asino); un procedimento troppo spartano e intransigente risulterebbe molto difficoltoso per la psiche dei più. Non sto a parlarne, perché inutile e fuorviante. Ciò che conta è comprendere il messaggio fondamentale di questo post, da cui non si può e non si deve derogare.

In genere non parlo di me, ma potrebbe esserci una domanda "fatale": "tu che parli e scrivi tanto, puoi dire di avere una respirazione fuori del comune, artistica?". Dico, con semplicità, onestà, sincerità, che sono giunto alla conquista di una respirazione inimmaginabile un tempo, che avverto distintamente il suo potere legato alla voce e che sono conscio di tutto ciò. Ovviamente devo e posso dimostrare le caratteristiche e gli effetti di tale straordinaria condizione. Esprimo tutto ciò senza alcun desiderio di protagonismo, di innalzamento su torri o piedistalli. Per la verità non ho alcun merito in questa conquista, se non una perseveranza, pazienza e fiducia non comuni. Non ho dubbi non perché io sia "convinto", ma perché so che è così e non può essere diversamente di così, cioè non è una "ragione" della mente ma uno stato di fatto. Con questo non voglio "convincere" nessuno, ognuno creda ciò che vuole, il mio è un contributo, chi vuole ne approfitti, visto che qui è tutto a disposizione di chiunque.

1 commento:

  1. Salvo9:51 AM

    Caro Maestro, forse mi ripeterò, ma per quanto riguarda il mio canto e la mia respirazione posso dire che effettivamente se il parlato diventa "perfetto" e quindi scorre, si espande, con i giusti esercizi nel tempo, la respirazione sarà automaticamente "artistica".... nel senso che il problema della respirazione intesa come "presa d'aria" non ha regole precise, secondo me, ma è conseguenza di un fraseggio perfetto, cioè l'aria che è già dentro di me fino alle labbra, deve fuoriuscire e propagarsi con il parlato "cantato"... quindi la "presa d'aria" è per forza di cose un falso problema, una falsa esigenza. La qualità della respirazione dipende, a meno che non ho gravi problemi e patologie, dalla preparazione "fonetica", dal parlato "nobile", e questo è un "lavoro", una "conquista" che viene col tempo e con la pazienza.... saper respirare certamente è fondamentale (aspira come se aprissi i polmoni ad una bella boccata d'aria fresca), ma non serve una quantità d'aria illimitata, ma giusta... poi il resto è parola, frase, lì che galleggia e che si nutre di un'energia intrinseca che in un certo senso non so nemmeno come spiegare, ma è lì già creata. Grazie.

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